di Sebastiano Calella
Foto tratta dal sito
guardiagreleilbeneincomune.it
Guardiagrele - Il Tar dell’Aquila respinge il
ricorso del centrosinistra per la sospensiva delle decisioni regionali
che hanno prodotto la chiusura dell’Ospedale di Guardiagrele. In qualche
modo è come se promuovesse le tesi del centrodestra, cioè proprio la
chiusura, come da Piano operativo.
«Visti tutti gli atti della causa - si
legge nella motivazione della sentenza - ritenuta la propria
giurisdizione e competenza, uditi i difensori delle parti; considerato
che nella presente sede cautelare rilevano le dichiarazioni ed i
chiarimenti resi in giudizio dall’amministrazione intimata, in ordine
all’integrale mantenimento del servizio di Pronto soccorso h.24, con
modalità ordinarie e preesistenti; per questi motivi il Tribunale
amministrativo regionale per l’Abruzzo respinge la suindicata istanza
cautelare. Spese compensate».
Il lungo contenzioso politico sul destino dell’ospedale guardiese si
chiude per ora con una vittoria delle tesi del Piano operativo
sanitario, che prevede la cancellazione dell’ospedale per acuti e la sua
trasformazione in presidio territoriale di assistenza. Le repliche ed i
commenti non si fanno attendere.
«Mi auguro che la sentenza del Tar induca il centro sinistra di
Guardiagrele, ma non solo, ad assumere per il futuro posizioni
improntate ad un maggiore senso di responsabilità, specie su un tema
delicato come la Sanità», dichiara l’assessore regionale Pdl
Mauro Febbo, che esprime soddisfazione per il pronunciamento
dei giudici amministrativi de L’Aquila a favore del Piano di riordino
della sanità varato dall’attuale governo regionale.
«Purtroppo c’è chi, come il consigliere regionale Franco Caramanico
– continua Febbo - sulle sorti dell’ospedale di Guardiagrele ha
impostato una campagna demagogica, squisitamente politica, mentre nulla
ebbe a dire quando al governo regionale, di cui faceva parte come
assessore, c’era il centro sinistra che aveva avviato una vera e propria
opera di smantellamento dei piccoli ospedali. Ritengo che l’odierno
provvedimento del Tar, abbia riconosciuto, nella sostanza, che il Piano
di riordino messo in campo dalla Giunta attuale, pur nella necessità di
operare riconversione e ridimensionamento di alcune strutture
ospedaliere, sarà in grado di garantire un’adeguata assistenza ai
cittadini. Non è con la demagogia e la contrapposizione a tutti i costi
– conclude Febbo - che si risolvono i problemi dei cittadini».
RICORSO AL CONSIGLIO DI STATO
«Esprimere la soddisfazione per la chiusura di un ospedale è
semplicemente paradossale e gioire per una sconfitta dell’avversario
quando questo significa sottrarre un bene anche alla propria parte è da
irresponsabili – replica
Simone Dal Pozzo, uno dei firmatari del ricorso inoltrato dalla
lista civica “Guardiagrele il bene in comune” - lo è ancor di
più se si ripensa a quanto Febbo dichiarò in consiglio comunale a
Guardiagrele: allora assicurò, insieme a Venturoni, che nessuno avrebbe
toccato il nostro ospedale. Ora che ha buttato giù la maschera ci
auguriamo che la città capisca e ci piacerebbe sapere se il sindaco in
carica Sandro Salvi e la sua giunta la pensano come lui».
La polemica contro il sindaco è forte, ma Dal Pozzo va oltre e abbozza
un’analisi della sentenza che «avrebbe sopravvalutato le relazioni
della Regione e della Asl rispetto alle altre. Ma soprattutto avrebbe
fondato il suo giudizio su un aspetto non del tutto preciso».
Secondo Dal Pozzo «il Pronto soccorso, la cui apertura h 24 è alla
base della sentenza in quanto così si garantirebbe comunque
l’assistenza, non funziona così. E’ aperto h12 (come dice il Piano
operativo pag. 17 allegato B), non è un pronto soccorso come si vuole
far credere, ma è poco più di un’infermeria con ambulanza che non
garantirebbe assolutamente l’assistenza così come sostiene il Tar».
Tra i documenti presentati con il ricorso c’è poi anche un accordo
sindacale di mobilità nel quale i firmatari chiedono il mantenimento del
Pronto soccorso.
«Insomma c’è ed è efficiente, come scrive il Tar, o non c’è? E quando
sarà sostituito da una ambulanza del 118 sarebbe questo – continua
Dal Pozzo - il Pronto soccorso operante con modalità ordinarie e
preesistenti? Senza parlare dei disagi per la cancellazione dei posti
per acuti. Questa motivazione della sentenza appare decisamente debole e
confidiamo che il Consiglio di Stato la annulli restituendo alla
comunità il diritto alla salute di cui è stata privata».
Fonte:
www.primadanoi.it