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A dirlo è Walter Caporale, capogruppo dei Verdi che
oggi interpellerà il presidente Chiodi per sapere cosa la Regione abbia
in mente per difendere il paesaggio e la natura dai nuovi impianti e
soprattutto se intenda destinare “siti meno sensibili” alla
realizzazione della centrale.
«Il rischio di dire addio - fa notare Caporale - alle bellezze
naturalistiche dell’area delle Gole del Torrente Rio Secco tra i Comuni
di Roccascalegna, Gessopalena, Casoli e
Altino, è elevato. L’area, infatti, è un sito di interesse
comunitario ed ogni sua modifica o alterazione deve essere
sottoposta alla procedura di valutazione di incidenza ambientale
(VIA). Ma se, da un lato, il fotovoltaico è un’ottima fonte di energia
rinnovabile, dall’altro, non può alterare e stravolgere l’assetto
paesaggistico, ambientale tutelato anche dall’articolo 9 della
Costituzione. Altra questione è quella dei consumi che una centrale
fotovoltaica da 1 MW (come quella in cantiere) comporta.»
«Sono necessari circa 2,5 ettari di terreno -
sottolinea Caporale - il che significa meno spazi agricoli a
disposizione. Come se non bastasse gli impianti riducono fortemente
l’attività fotosintetica, la biodiversità, l’assorbimento ed il
drenaggio delle acque meteoriche, aumentano notevolmente le temperature
sul terreno, con impoverimento progressivo del tenore di carbonio nel
suolo e di biomassa emergente, ed una conseguente mancata fissazione di
anidride carbonica».
In poche parole, la distesa di pannelli solari stravolgerebbe gli
equilibri ambientali. Preoccupazioni che trovano riscontro nel rapporto
dell’osservatorio nazionale sul consumo di suolo secondo cui negli
ultimi 50 anni si sarebbe sottratto alle produzioni agricole circa 1/3
del terreno agricolo del nostro Paese, una tendenza che continua con la
perdita giornaliera di circa 200.000 mq.
Ma non è solo la zona tra Roccascalegna e Casoli interessata al
fenomeno. Sono centinaia le richieste di autorizzazione per in
giacenza alla Regione per piccoli o grandi impianti fotovoltaici.
Moltissimi sono già stati istallati e sono ben visibili. Molti di questi
hanno già preso il posto di colture di pregio come i vitigni che non
producono più reddito. Il pericolo di uno stravolgimento del paesaggio e
dell’economia locale è più che concreto.
Ieri la denuncia di Palmerino Fagnilli (Idv) per gli impianti nel cuore
dei Monti Pizzi, zona ad interesse naturalistico, ambientale,
paesaggistico e storico. Infatti l’area dove si sta realizzando la
centrale fotovoltaica si trova a 100 metri dai confini del Parco della
Majella ed accoglie specie protette come il lupo, l’orso e nibbio reale
così come conserva resti di fortificazioni di epoca sannitica e ville
rustiche romane.
Fonte:
www.primadanoi.it del 19-07-2011