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Soffitto scomparso, dopo tre anni la prima testimonianza

«Nel tempo dell’inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario»
George Orwell

Lavori di ristrutturazione alla Chiesa di S. Reparata - Navata Centrale (1949)

Arriva dalla Svizzera e per la precisione da Ginevra, la prima testimonianza scritta e firmata di un emigrante, che, da ragazzino, come tanti altri, ebbe modo di vedere il soffitto della Chiesa di Santa Reparata, dopo il danno arrecato al tetto da uno spezzone lanciato da un aereo alleato, il 26 novembre 1943. Lo spezzone era una "bombetta aerea" della grandezza di un melone, usato nella seconda guerra mondiale come munizionamento da caduta (spezzonamento), contro la concentrazione di truppe allo scoperto, ecc.. Era simile all'attuale "Cluster Bomb" destinata a rendere invalide le persone più che danneggiare i fabbricati.
"Ho appena letto l'articolo riguardante la scomparsa delle 50 tavole appartenenti al soffitto a cassettoni della chiesa di Santa Reparata, "Monumento Nazionale" e orgoglio di ogni Casolano - dice Giuseppe Fini nel suo commento del 16 novembre 2006, inserito nella pagina dedicata alla ricerca del soffitto scomparso (leggi) - All'epoca dei lavori di riparazione del tetto, - continua Fini - ero ancora adolescente, avevo 12 anni, però posso asserire senza ombra di dubbio e testimoniare che i danni al tetto, dovuti al bombardamento, consistevano in uno squarcio nella parte posteriore e quindi la distruzione dell'intero soffitto a cassettoni è pura invenzione!". 

Lavori di ristrutturazione alla Chiesa di S. Reparata - Navata Centrale (1949)

Il messaggio non poteva passare inosservato e noi, non possiamo fare a meno di ringraziare l'emigrante Giuseppe Fini, che con il suo commento ha rotto un silenzio lungo tre anni. A dire il vero, ci si aspettava molto di più da questa comunità di Casoli, l'inchiesta sul soffitto scomparso (leggi), avrebbe dovuto scuotere gli animi più sensibili, avrebbe dovuto far parlare di se anche attraverso la "voce" dei giornalini locali e non solo de "Il Tempo" (leggi), avrebbe dovuto finalmente dare il coraggio ai casolani più timorosi di parlarne non solo verbalmente nelle piazze e nei Bar, ma anche attraverso racconti scritti e firmati, inviati alla redazione di casoli.org, oppure, inseriti direttamente nell'area riservata alle segnalazioni, ai commenti ed alle testimonianze, come ha fatto Fini dalla Svizzera.
Un delitto così grave, non può assolutamente essere archiviato come danno di guerra. Si spera che, libri e giornali, non continuino più a scrivere menzogne costruite ad arte, per nascondere la verità e le gravi responsabilità civili e religiose.
Si spera anche che, altre testimonianze si aggiungeranno presto a quella di Fini e che in futuro, possa essere ritrovata almeno una delle tante tavole scomparse, poichè, è importante anche il recupero di una sola tavola, il cui valore sarebbe comunque inestimabile e ci permetterebbe di proporre una ricostruzione più dettagliata di quello che doveva essere il soffitto all'origine.

«Quando l'ipocrisia comincia a essere di qualità scadente, è ora di cominciare a dire la verità»
Bertold Brecht

Inserito da Redazione il 28/11/2006 alle ore 17:17:10 - sez. Beni culturali - visite: 8347