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The Dream, il sogno degli italiani emigrati in America

La memoria storica della vicenda

Dal 19 al 29 Marzo 2007 la mostra approderà anche a Napoli

Avellino: conclusa con un convegno, la mostra sulla diaspora del popolo italiano negli Stati Uniti d'America. Ne parliamo con l'organizzatore della mostra, il professor Dominic Candeloro dell'Università dell'Illinois, originario di Casoli e  storico dell'immigrazione Italiana nel Nord America.

di Maria C. Ricci per il piccolodabruzzo.it

Il Prof. Dominic Candeloro al convegno di Avellino

E' finita l'altro ieri, Venerdì, 23 Febbraio, con un convegno presso l'ex Carcere Borbonico di Avellino, la mostra itinerante "The Dream... per non dimenticare", inaugurata il 13 Febbraio presso la Galleria Ipercoop ed organizzata dal Professor Dominic Candeloro (dell' "Università dell'Illinois", storico dell'immigrazione Italiana nel Nord America), in collaborazione con l'assessorato alle Politiche Sociali della Regione Campania. Dopo le mostre del 2005 a Savigliano (Cuneo) ed a Roma presso l'Archivio Centrale dello Stato, "The Dream Exhibit" è tornato quest'anno in Italia, per fare tappa prima ad Avellino e poi a Napoli, al fine di ripercorrere la vicenda degli italiani emigrati in America dagli anni a cavallo fra il XIX e il XX secolo, attraverso l'esposizione di numerosi documenti e fotografie e, con i dipinti del pittore Meo Carbone, l'artista che  dopo aver incontrato Dominic Candeloro nel 1995 a Chicago, è rimasto attratto da immagini che l'hanno riportato a riflettere sulla propria infanzia e sulla propria condizione di artista, scoprendo di essere anche lui un emigrante. Grazie a questo, incontro decide di realizzare una serie di opere dedicate ai volti degli operai e alle famiglie protagonisti della diaspora del popolo Italiano negli Stati Uniti d'America del XX secolo. «Il sogno - dice l'artista - è affrontare qualsiasi difficoltà: come le difficoltà degli emigranti. Ed è proprio per questo che la mia mostra s'intitola "The Dream"».

«"The Dream... per non dimenticare" - spiega il professore Dominic Candeloro, organizzatore della mostra - costituisce un repertorio eclettico d'immagini e di materiale fotografico proveniente da venti importanti collezioni di Italo-Americani residenti negli Stai Uniti ed in Italia. Il materiale è molto ricco ma non può dirsi completo - continua -  Molto lavoro andrebbe ancora fatto per poter collezionare maggiore materiale storico specialmente a proposito del fenomeno migratorio negli Stati Uniti successivo alla Seconda Guerra Mondiale.  "The Dream... per non dimenticare" vuole essere il nostro modesto omaggio per preservare le vestigia di una cultura alla quale dobbiamo così tanto. La mostra ha come intento anche quello di porre un interrogativo: vale ancora la pena conservare e ricordare questa "porzione" di storia? In questo terzo millennio, con da una parte tutte le preoccupazioni di una società per problemi quali il terrorismo, il riscaldamento globale terrestre, la globalizzazione con l'esplosione d'informazioni via Internet e dall'altra il fascino incalzante per lo sport e le dozzine di ulteriori interessi che catturano ininterrottamente la nostra attenzione, abbiamo veramente la voglia e la volontà di voler preservare e diffondere una così piccola pagina di storia nel mondo? Noi, Italiani, Americani e Italo-Americani, siamo sufficientemente interessati a questo argomento ed a ciò che ci vuole comunicare circa noi stessi ed i nostri rispettivi paesi? Oppure, siccome andiamo incontro ad un'unica cultura globale, ci accontenteremo dello stereotipo superficiale dei poveri immigrati italiani lavoratori i cui figli, italo americani, e nipoti, americani, pur percorrendo molta strada nel mondo, hanno voluto dissolvere il loro nome Italiano e la loro memoria nel "Melting Pot" americano?»

Le fotografie della mostra, raffigurano lavoratori orgogliosi, anche in umili impieghi, oppure commercianti che, fieri, posano di fronte ai loro negozi; famiglie che si divertono ad un pic-nic, matrimoni, società di mutuo soccorso che celebrano feste religiose; tra le immagini, non mancano le foto di Paul Porcelli, che sta attualmente lavorando su un libro "When thè Saints come Marching Out" e che, come studioso, affascinato dalle feste religiose italo-americane di strada, ha personalmente partecipato e fotografato più di 240 delle 300 processioni italiane di santi negli Stati Uniti. «Bisogna rilevare - dice Dominic Candeloro - che, pur essendo passati dalle circa 3000 feste religiose degli anni Venti alle circa 300 del XXI secolo, queste rappresentano ancora un chiaro testamento dell'etnia italiana e della forza della sua religione cattolica. Le immagini di queste feste servono poi anche a non farci dimenticare che la vita degli immigrati e dei loro discendenti andava ben oltre la depravazione e l'alienazione così fortemente caratteristiche di un processo di migrazione

«Nel 1891 - ricorda il Professore - una folla di numerose migliaia di persone linciò undici Siciliani che erano stati accusati, in un primo momento, e poi assolti, per l'omicidio del capo della Polizia di New Orleans. L'episodio rappresenta l'unica e la più grande azione di rivolta e di assalto pubblico nella storia americana, ed anche se molti più Afro-Americani furono linciati, specialmente nel sud degli Stati Uniti, in nessun'altra occasione c'erano state tante vittime.
Allo stesso tempo, però, non va dimenticato che questo linciaggio non rappresentò un evento isolato: il pregiudizio nei confronti dei numerosi immigrati italiani esplose spesso ed in numerosi casi di omicidi

«Forse il giorno più entusiasmante nella storia degli Italiani a Chicago - racconta Candeloro  -  fu il 15 Luglio del 1933, quando Italo Balbo arrivò con il suo squadrone aereo alla Fiera Mondiale del Progresso del Secolo.
Migliaia di Italiani accorsero per vedere Balbo, ed altrettante migliaia lesserò di questo avvenimento sui giornali. Dopo aver lungamente sofferto per la propria negativa immagine, stereotipata come immigrati poveri ed analfabeti o come gangsters di Capone, gli Italiani di Chicago, grazie a Balbo, scoprirono ulteriori motivi per sentirsi fieri della loro identità culturale. Questi sereni sentimenti e l'orgoglio che gli Italiani maturarono nello svilupparsi del regime fascista, si sgretolarono però improvvisamente nel 1941, quando l'Italia divenne nemico degli Stati Uniti nella Seconda Guerra Mondiale, quella guerra che rivoluzionò ogni cosa e che fece perdere ai giovani l'orgoglio nel tramandare la loro identità e tradizione italiana, abbandonando progressivamente l'uso della lingua italiana. Nella sezione della mostra
- dice Candeloro - in cui troviamo  "Una Storia Segreta", fornitaci da Lawrence Di Stasi, viene documentato il fenomeno dell'internamento e del maltrattamento, presente soprattutto nella costa occidentale, di centinaia di Italiani visti come "nemici stranieri". Il fenomeno divenne un caso nazionale. Più di 600.000 persone subirono restrizioni con effetti immediati sulle proprie famiglie, sui propri amici e discendenti. Solo nel 1999 il governo americano si scusò ufficialmente riconoscendo gli eccessivi maltrattamenti a cui gli Italo-Americani furono sottoposti negli anni Quaranta.
Secondo le stime reperite -
spiega il Professore - è da rilevare che circa 1.000.000 dei 15.000.000 soldati americani, erano italo-americani, il più grande singolo gruppo etnico nell'esercito. Vincitore della Medaglia all'Onore, John Basilone, è il simbolo dei sacrifici degli Italo-Americani nella Seconda Guerra Mondiale. Questi giovani uomini, si può dire, furono "americanizzati" dall'esperienza della guerra vissuta e ad essi furono riconosciuti benefici post-bellici che molto spesso permisero loro di vivere con maggior agio riuscendo a trasferirsi dalle Little Italy in abitazioni più lussuose.
Contemporaneamente però, in Italia, persa la guerra, le difficilissime condizioni di vita portarono ad una nuova ondata di emigrazione verso gli Stati Uniti che rivitalizzò I' "Italianità" ancora presente, seppure in modo minore, in molte comunità di immigrati italo-americane
».

«Provate ad immaginare - conclude - cosa sarebbe l'Italia se il fenomeno dell'emigrazione non avesse avuto luogo e le conseguenze che ciò avrebbe provocato alle famiglie italiane ed all'economia italiana. Provate a riflettere sul valore dell'ospitalità che gli Italo-Americani hanno così fortemente mantenuto. La loro storia ci illumina sulla comprensione del fenomeno della migrazione dei popoli attraverso i differenti periodi storici. La loro storia è la nostra storia... per non dimenticarla


Biografia del Prof. Dominic Candeloro

Nasce a Chicago Heights, Illinois, ed è figlio di genitori Italiani immigrati negli Stati Uniti, Ludovico Candeloro, originario di Casoli (CH), e di Yolanda Giannetti, originaria di Amaseno (FR).
Ha conseguito una Laurea in Storia alla "Northwestern University" ed un Master e Dottorato in Storia all' "University of Illinois, Urbana-Champaign". Durante i suoi studi all'Università dell'Illinois, il Professor Candeloro, fu spronato, dal Professor Rudolph Vecoli, a coltivare il proprio interesse negli studi sugli Italo-Americani.
Candeloro divenne successivamente il Direttore del Programma degli "Italiani a Chicago" fondato dal "National Endowment for thè Humanities and the Italian American Executives of Transportation".
All'interno del Programma ha organizzato numerose mostre e raccolto un cospicuo archivio ed oltre 100 storie di tradizione orale che ha poi utilizzato per la pubblicazione di tre libri sugli Italiani a Chicago.
A metà degli anni Ottanta, Candeloro fu eletto Presidente dell'"American Italian Historical Association", la stessa Associazione per la quale ha poi lavorato come Direttore Esecutivo dal 2001. Dal 1995 al 2003 fu anche assistente amministrativo di Angelo Ciambrone, sindaco di Chicago Heights.
Ufficialmente in pensione, ora, Candeloro ricopre la carica di Professore aggiunto di Storia alla "Governors State University" nella periferia meridionale di Chicago.

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Inserito da Carmen il 25/02/2007 alle ore 01:07:04 - sez. Emigrazione - visite: 5456