A colloquio con Michele Di Toro
Il pianista originario di Sant’Eusanio del Sangro
«Voglio trasmettere tutti i miei sentimenti. Tutto me
stesso. Esuberante in certi casi e introverso in altre situazioni, un conflitto
interiore che traspare anche attraverso la mia musica». Così dice Di Toro
intervistato prima dell'esibizione al Teatro Marrucino di Chieti.
a cura di Maria C. Ricci
per "Il
Piccolo d'Abruzzo"
L'attività artistica del pianista Michele Di Toro, originario
di Sant’Eusanio, si divide da alcuni anni tra gli ambienti milanesi e quelli
abruzzesi. Lunedì 13 febbraio si è esibito al Marruccino di Chieti con
l'orchestra del Teatro, eseguendo musiche di Ottorino Respighi, Debussy e
Gershwin. La sua presenza a Chieti, è stata l'occasione per intrattenersi con
lui prima dell'esibizione e fare due chiacchiere sulle sue performance, sul suo
impegno musicale pieno di spunti artistici, sul suo rapporto con altri musicisti
e sulla sua vita artistica in generale.
A che età ha iniziato a suonare il pianoforte e qual è la sua formazione
musicale?
Ho iniziato a suonare "ufficialmente" a sette anni, con la
Scuola Civica di Lanciano, che ho frequentato per alcuni anni, anche se ho avuto
dei contatti con la musica prima di quell'età, suonando un pianoforte che
avevamo in casa insieme a mio padre, che mi accompagnava con la sua fisarmonica.
Dopo la scuola civica, a tredici anni sono andato a studiare al conservatorio di
Pescara, dove mi sono diplomato nel 1995 col massimo dei voti, la lode e la
menzione speciale. In seguito, ho proseguito per quattro anni gli studi a
Parigi, presso l’École Normale de Musique, una scuola tra le più prestigiose
d'Europa per lo studio della musica classica. Da lì mi sono spostato a Milano,
dove attualmente vivo.
Quali musicisti hanno contribuito maggiormente alla sua crescita artistica e
quale è stato il pianista che ha avuto su di lei la maggiore influenza?
La mia formazione musicale, come ho detto precedentemente, è iniziata ad una età
molto tenera e mi ricordo che tra i primi dischi comprati da me personalmente
all'età di nove anni, c'era quello del compositore Svořák: "Sinfonia
dal nuovo mondo". Questa sinfonia mi piacque così tanto, che da allora
continuai a comprare ancora altri dischi, arrivando ad acquistare anche più
volte la stessa opera dello stesso autore, per poter confrontare le varie
versioni ed interpretazioni dei musicisti. Insomma, da ragazzino, preferivo
spendere i soldi per la musica invece che per le solite cose che generalmente
attirano l'interesse di un adolescente. Tra i primi autori che ho conosciuto sin
da piccolo, c'è anche Mozart, poi subito dopo Chopin ed in seguito tanti altri
artisti più recenti come per esempio Ravel, ancora da me sconosciuto all'epoca,
a causa della formazione artistica ancora troppo giovane. Insomma, cercavo di
ascoltare di tutto, anche i dischi che avevo già in casa acquistati dai mie e
tutto questo è stato un ottimo contributo per la mia formazione artistica.
All'inizio dunque, non sono stati tanto i pianisti ad avere influenza sulla mia
prima educazione musicale, ma i dischi che ascoltavo e solo in seguito, ho
scoperto pianisti di fama intenazionale come Benedetti Michelangeli, Glenn Gould,
e Vladimir Horowitz.
Lei trova la sua maggiore ispirazione nella musica Jazz. Come è approdato a
questo genere musicale che fino ad alcuni anni fa era apprezzato solo da un
numero limitato di persone e che oggi è ascoltato da un pubblico più vasto?
Il primo contatto con la musica Jazz, ricordo di averlo avuto all'età di
tredici anni, ma la vera passione è nata nell'ambito del conservatorio, dove ho
avuto come maestro Marco Fumo, specialista nel Reggae Time: ascoltandolo, mi
sono appassionato subito a questo genere di musica che contiene le radici del
Jazz, iniziando prima a studiarlo con lui e poi proseguendo da solo, visto che
il Reggae Time è musica scritta. Tuttavia, i miei maestri veri, sono sempre
stati i dischi, non ho mai seguito un vero e proprio corso di Jazz
nell'adolescenza, solo in seguito ho fatto dei seminari, ma solo quando avevo già
una buona conoscenza di questo genere musicale. I dischi sono stati i miei veri
primi maestri e grazie anche alla fortuna di avere l'orecchio assoluto
(riconoscendo subito note, altezze e tonalità) studiavo ascoltando e assorbendo
come una spugna tantissima musica, tutti pezzi che poi riproducevo
istintivamente con il mio pianoforte. Sì, il Jazz fino ad alcuni anni fa era
poco apprezzato, però anche oggi, devo ammettere che fa ancora fatica ad
entrare nella nostra cultura e non so se un giorno ne scoprirò mai le ragioni,
visto che è una musica straordinaria, di una potenza creativa senza limiti. Il
Jazz ha sempre visto momenti di entusiasmo alternarsi a dei periodi di
assestamento; fortunatamente ci troviamo nella fase di entusiasmo, perchè
ultimamente è tornata una maggiore sensibilità verso questo genere musicale e
un po' ovunque si organizzano tanti concerti in teatri, musei ed altri centri
culturali. Inoltre, i musicisti Jazz entrano a far parte anche di quei programmi
musicali che in passato venivano riservati solo a repertori classici e questo è
un buon segno di ripresa per la musica Jazz.
Il progetto musicale del suo primo lavoro discografico che s'intitola "Playing
With Music", presentato nel mese di Aprile 2005 al Museo Nazionale della
Scienza e Tecnologia di Milano, vede anche la straordinaria partecipazione di
Franco Cerri, con cui suona spesso. Come l'ha conosciuto e come è iniziata la
collaborazione con questo grande chitarrista?".
Questo mio primo disco, presentato al Museo Nazionale della Scienza e Tecnologia
di Milano dove spesso suono, è il risultato del lavoro che ho svolto in questi
ultimi anni e comprende le registrazioni effettuate dal 2001 in poi, che
raccolte in un unico CD danno un senso di presentazione alla mia figura
artistica; non è un caso infatti, che il disco s'intitola "Playing With
Music" (giocando con la musica), nascendo da un progetto che non mira ad un
solo genere, spazia volutamente da pezzi live a pezzi registrati in studio, con
sezione ritmica, che si avvale una volta di musicisti abruzzesi ed un'altra di
artisti milanesi e poi c'è la partecipazione di Franco Cerri, che è l'ospite
d'onore. Come ho conosciuto questo grande artista? L'ho incontrato per la prima
volta 5 anni fa, dopo essermi iscritto ai Civici Corsi di Jazz del Comune di
Milano, dove lui era anche il presidente della scuola, da allora siamo diventati
subito amici fino al punto di suonare insieme.
Oltre a Franco Cerri, con quali grandi artisti ha collaborato e con quale
altro valido musicista vorrebbe suonare?
Tra i concerti che ho avuto con altri importanti artisti, ricordo con piacere le
due bellissime esibizioni con Paolo Fresu a Milano poi quelle con Franco
Ambrosetti, altro bravo trombettista e flicornista molto conosciuto nel panorama
jazzistico; poi ho avuto anche una collaborazione con Tiziana Ghiglione, una
vocalist eccellente dell'ambiente jazzistico italiano, e poi con altri artisti
conosciuti come Barbara Casini, Lino Patruno, Beppe Barra, Enrico Intra, Gianni
Ferrio ed altri musicisti di talento. Con quale altro valido musicista vorrei
suonare? Bèh, devo subito dire, che sono tanti gli artisti celebri con cui mi
piacerebbe suonare, ma visto che amo molto la musica colta europea e i jazzisti
che riescono ad unire la cultura musicale americana con quella nostra, mi
piacerebbe molto suonare col sassofonista Jan Garbarek, molto conosciuto negli
anni '70 come il sassofonista di Keith Jarrett, oppure con un altro sassofonista
celebre, come John Surman, poi, anche con il famoso contrabbassista Gary Peacock
partner di K. Jarrett nel celebre "Standards Trio". Insomma, mi
piacerebbe suonare con tutti quegli artisti che riescono a percepire la musica a
360° e che suonando spaziano tra generi musicali diversi, così come faccio
anche io.
Nel CD "Playing With Music" ci sono 5 sue composizioni originali ed
una rivisitazione musicale dei brani di artisti conosciuti come Pat Metheny,
Duke Ellington, Antonio Carlos Jobim, Vinícius de Moraes, Fats Waller, Richard
Rodgers, Cristiano Malgioglio, Alberto Anelli ed altri. I pezzi che interpreta,
dunque, appartengono ad artisti scomparsi ma anche a musicisti attuali e la
lettura dei brani in esecuzione lascia spesso il posto all'improvvisazione. Come
sceglie i pezzi che poi rielabora?
Nel disco ci sono cinque composizioni per piano, scritte tra il 2002 e il 2005
che nascono da spunti diversi. Tanto per fare un esempio, il pezzo di Metheny è
nato dopo l'ascolto di un brano scritto all'inizio degli anni ottanta per il
gruppo, un tema bellissimo di cui mi sono subito innamorato, così ho voluto
trascriverlo per il mio trio ed inciderlo in studio. I pezzi che compongono il
CD, sono stati scelti per proporre al pubblico una presentazione generale della
mia produzione artistica ed è proprio per questo motivo che ho voluto essere
eterogeneo nella scelta dei brani che variano da pezzi Jazz tradizionali a cose
dei nostri giorni, come la rivisitazione de "L'importante è finire",
il grande successo di Mina. In genere, i pezzi li scelgo in base alla sensibilità
che ho in un determinato momento. Se in un periodo della mia esistenza
concepisco la musica in un certo modo, la mia tecnica di esecuzione resta
coerente a questo nuovo atteggiamento nei confronti della musica, quindi suono
in base ai progetti che sto portando avanti in quel momento, in tempo reale, e
non soffermandomi su cose vecchie o brani messi insieme solo per suonare
qualcosa.
I suoi brani, affondano radici in vari contesti musicali e la sua naturalezza
nell'eseguirli danno la sensazione di averli già ascoltati fin dalla prima
volta. I suoi componimenti, nascono da vari stili musicali e vedono alternare i
pezzi Classici con le note Jazz e le dolci melodie con i brillanti virtuosismi.
Attraverso, quale lavoro di ricerca nascono le sue composizioni?
Le mie composizioni nascono principalmente dalle svariate cose che ascolto, che
studio e che suono da anni. Alla base del mio lavoro di ricerca, c'è la
predisposizione a scarnificare il mio linguaggio, perché mi piace essere
semplice, immediato ed efficace sull'ascoltatore. La mia musica spesso è
brillante, piena di sovrapposizioni di temi diversi che elaboro in continuazione
e che mi girano nella testa in quel momento (curandone molto anche l'aspetto
ritmico, che per me è importante) ma ci sono anche dei momenti in cui diventa
subito melodica, dolce e rilassante. Mi reputo una persona molto passionale e
quando suono, mi piacciono tanto i pezzi melodici, anche se i miei virtuosismi
tradiscono quest'altro aspetto del mio carattere e mi fa apparire diverso. Nelle
mie composizioni, infatti, c'è spesso un velo di malinconia, perchè in fondo,
rispecchia la mia vera personalità, il mio modo di essere. La mia ricerca si
dirige verso questi aspetti emotivi, cerco dunque, di restare al passo con i
tempi a livello artistico senza rinunciare mai alla mia personalità.
Il suo linguaggio musicale nel tempo si evolve o si trasforma?
Un po' si evolve ed un po' si trasforma. Si evolve, perché la conoscenza di
altri artisti mi porta a maturare determinati concetti musicali che ho dentro di
me. Si trasforma, perchè mi capita spesso di riprendere vecchi temi musicali
elaborati in passato per trasformarli fino all'essenza della materia sonora.
Cosa vuole trasmettere con la sua musica?
Voglio trasmettere tutti i miei sentimenti. Tutto me stesso. Esuberante in certi
casi e introverso in altre situazioni, un conflitto interiore che traspare anche
attraverso la mia musica.
Quale è stata l'esperienza più stimolante che ha vissuto nell'ambiente
musicale?
Mah ! Ce ne sono state tante di esperienze stimolanti nel mio ambiente musicale,
ma non ne ricordo una in particolare, perché per me, qualsiasi cosa è
stimolante, anche un evento che ad altri può sembrare scontato o
insignificante, da me è stato sempre vissuto intensamente.
Quale altro strumento musicale suona (o suonerebbe) oltre al pianoforte?
Non suono altri strumenti musicali, perchè mi basta il pianoforte. Però, da un
paio d'anni a questa parte, è nata in me la voglia di avvicinarmi agli
strumenti a percussione, piccoli attrezzi che uso anche sul pianoforte per le
mie esplorazioni musicali. Uso piccoli strumenti africani, oppure la bacchetta
da batterista per percuotere le corde del mio pianoforte, corde che spesso
vengono sfregate anche da un'ancia di sassofono e poi invento tanti altri
sistemi per produrre effetti sonori insoliti, insomma, vado in cerca di
qualsiasi cosa che possa essermi utile nella creazione di suoni nuovi ed
originali, arrivo persino a crearmi degli oggetti per questo tipo di divagazione
musicale. Comunque, gli strumenti a percussione, mi hanno sempre attirato,
questo perchè l'aspetto ritmico della musica è sempre stato importante per me.
Altri strumenti che mi attirano sono: l'arpa, il fagotto, l'oboe e il
violoncello, quest'ultimo tra l'altro mi piace moltissimo, diciamo che sono
questi gli altri strumenti che suonerei volentieri oltre al pianoforte.
Lei si esibisce in numerose formazioni jazzistiche e classiche suonando in
gruppo, in formazione trio e da solo, inoltre, da poco, suona saltuariamente con
una Banda, il Complesso Bandistico "Salvatore Trovato" di Casoli (un
paese vicino Sant'Eusanio) diretto fino alla scorsa stagione dal maestro Luigi
Belfatto. Com' è nata l'idea di suonare con una Banda?
Luigi Belfatto l'ho conosciuto 15 anni fa, quando eravamo studenti di
conservatorio. Abbiamo seguito un corso di composizione insieme e poi ci siamo
frequentati per un lungo periodo. Belfatto è una persona molto stimolante e
molto acculturata sotto l'aspetto musicale, è un ottimo trombettista e anche un
ottimo direttore d'orchestra. Un giorno, mentre eravamo in un bar, gli
manifestai la volontà di fare qualcosa con un'orchestra, ma sapevo che era
anche una cosa difficile da portare avanti, anche per le grandi difficoltà di
tipo logistico. Ed allora lui mi rispose: «Io in questo momento dirigo una
Banda. Perchè non proviamo a fare qualcosa insieme e non facciamo decollare
questo nuovo progetto, che è anche più proponibile, visto che è accessibile
ad un pubblico più vasto?». Io accettai, e così il progetto, di cui oggi
sono molto orgoglioso, è partito e abbiamo cominciato subito a provare per
mettere a punto un concerto che si alterna tra brani eseguiti dalla Banda, le
mie performance in "a solo" al pianoforte e in formazione trio con
tromba e percussioni. Le bellissime serate che abbiamo fatto insieme hanno
ricevuto tanti consensi e mi auguro di fare altri concerti con questo ottimo
ensemble di musicisti.
Da piccolo cosa sognava di fare da grande?
Bhè, da piccolo sognavo di fare tre cose completamente diverse tra loro.
Sognavo di diventare un bravo musicista, perchè mi sono innamorato della musica
subito, sin da piccolo, ma allo stesso tempo sognavo anche di diventare uno
zoologo, perchè ho sempre amato gli animali. Mi ricordo che all'età di 10-12
anni, mi feci regalare una enciclopedia sugli animali, mi documentavo e studiavo
molto, conoscendo gran parte di tutte le specie di animali. Ma avevo un altro
sogno nel cassetto: quello di diventare pilota di Formula 1, tutt'ora adoro
questo sport. Sembrerà strana questa cosa, ma gli artisti hanno varie
sfaccettature, anche Benedetti Michelangeli per esempio, era un amante di auto
sportive, per questo motivo possedette diverse Ferrari.
Torna spesso a S. Eusanio? I suoi rapporti con i paesani come sono?
Si, torno spesso a S. Eusanio, anche due volte al mese, sia perché lì vive la
mia famiglia (mentre a Milano sono solo), sia per i concerti. Con i miei paesani
ho un ottimo rapporto. Mi adorano.