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SANTA REPARATA, UN ALTRO DOCUMENTO DEL 1950 TESTIMONIA LA VOLONTA' DI RESTAURARE IL SOFFITTO A CASSETTONI
E' il Computo Metrico del 27 Giugno 1950, redatto dall'Ufficio del Genio Civile di Chieti, l'ultimo documento che conosciamo sui lavori effettuati alla chiesa di Santa Reparata e che Vincenzo Rossetti trovò durante la ricerca per il suo libro 'Ecografia politica di una comunità'

SANTA REPARATA, UN ALTRO DOCUMENTO DEL 1950 TESTIMONIA LA VOLONTA' DI RESTAURARE IL SOFFITTO A CASSETTONI

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Ne parla Vincenzo Rossetti nel suo ultimo libro "Ecografia politica di una comunità. 1890-1952" nel capitolo intitolato "Il mistero dei danni alla chiesa di santa Reparata", dove si legge che il primo intervento, inerente solo il rifacimento del tetto, fu appaltato all'impresa Aladino Fiorentino con consegna dei lavori risalente al 6 Novembre del 1947 e contratto stipulato il primo Dicembre. I lavori furono ultimati il 4 Maggio del 1948. Si legge inoltre sul citato libro di V. Rossetti: "I lavori di completamento della chiesa assimilabile a parrocchiale, forse per usufruire dei fondi statali, furono affidati con contratto del 30 Novembre 1950, all'impresa Belfatto Pietro di Luigi di Casoli, sotto la direzione dell'Ingegnere Placido Ricci del Genio Civile". Durante i lavori (ultimati e collaudati il 4 Aprile del 1952), furono redatte diverse perizie di variante. Una di queste risale alla data del Computo Metrico Estimativo qui riportato in parte, al fine di evidenziare una voce che ci toglie ogni dubbio sullo stato di conservazione di 135 mq di soffitto, che all'epoca necessitava di un intervento di restauro, previo smotaggio delle formelle e consegna del tutto alle autorità ecclesiastiche che avrebbero dovuto conservare il soffitto qui a Casoli, molto probabilmente in attesa di un intervento di recupero previo appalto, da affidare alle maestranze competenti nel settore. Si legge infatti nella voce n. 25 del Computo Metrico: "Smontaggio dell'esistente soffitto di legno a cassettonato con tutte le precauzioni , per l'integro recupero dei dipinti, secondo come ordinerà la Direzione dei lavori, completo l'onere dei ponteggi e quanto altro occorre e il trasporto in siti che saranno destinati dalle autorità ecclesiastiche - inizilmente avevano scritto "comunali"  - ma nell'ambito dello stesso abitato"
Scrive ancora Rossetti: "Siccome dagli atti contabili (...) si evince che la rimozione fu efettuata dall'appaltatore e pagata dalla direzione dei lavori, è da pensare che i preziosi dipinti furono recuperati integri e dovrebbero essere entrati in possesso del clero casolano". Ricordiamo a tal proposito che a dirigere la Parrocchia all'epoca era Don Tancredi Madonna.
"Ulteriori documenti dovrebbero trovarsi presso la Curia" dice Rossetti, ma all'epoca della ricerca che facemmo noi di casoli.org sulla scomparsa del soffitto, non trovammo nulla né presso la Curia, né presso la Soprintendenza a l'Aquila, dove. l'unico documento riguardante S. Reparata che conservavano, erano alcune foto in bianco e nero del trittico di Santa Liberata, prima del restauro.
Si brancola, quindi, ancora nel buio! Ma una cosa è certa: 135 metri quadrati di soffitto (Monumento Nazionale), non possono scomparire nel nulla senza lasciare una minima traccia di sé in qualche parte del mondo.
In un'intervista inedita, del 18 Aprile 2005, rilasciata dal testimone oculare Don Mario Di Cola e svoltasi presso la Curia di Chieti, il sacerdote, che all'epoca era un novizio vice parroco pro tempore, asseriva che tutte le tavole del prezioso soffitto, furono avvolte in sacchi di juta e caricate su un camion dell'impresa Belfatto e ciò avveniva sotto i suoi occhi.
Tuttavia, ciò che ci stupisce molto, è anche il silenzio che c'è stato dopo questa vicenda. Né un'autorità, né uno storico, né un  intellettuale del luogo e dell'epoca, si è indignato al cospetto di tale scempio, denunciando o scrivendo ciò che era realmente accaduto. Tutto è passato sotto silenzio, tutti hanno dimenticato la verità e tanti, purtroppo, continuano a scivere che il soffitto andò completamente distrutto durante la Seconda Guerra Mondiale.

Inserito da Redazione il 07/03/2019 alle ore 13:03:50 - sez. Beni culturali - visite: 2903