Ora et labora
Nell'ambito del convegno «Ora et labora» sono stati illustrati i primi
risultati delle indagini archeologiche
a cura di Maria Carmela Ricci
"Ora et labora",
il convegno organizzato a Fara San Martino il 29-12-2005 dal tema "La vita e la regola del monaco benedettino nelle antiche abbazie della Majella",
si è svolto discutendo dei vari argomenti di seguito elencati:
- "Benedetto.
La regola monastica. La vita nel monastero ieri ed oggi" presentato da Don Paolo Lemme (Monastero benedettino Madonna dei
Miracoli);
- "L'Abbazia di San Matino in Valle.
Primi risultati delle indagini archeologiche e prospettive di ricerche per lo
studio e la conservazione" la cui relazione è stata esposta
dall'Archeologa Luciana Tulipani, collaboratrice della Soprintendenza
Archeologica d'Abruzzo;
- "Monteplanitio: una
testimonianza che dura nel tempo. Il monachesino fonte di un nuovo popolo:
Lettopalena" tema illustrato da Don Emiliano Straccini,
parroco di Lettopalena e Taranta Peligna;
- "Fara
San Martino: nuova meta nelle «Vie dello Spirito» della
provincia di Chieti?", argomento presentato da Remo Di
Martino, Vice Sindaco del Comune di Ortona;
- "Itinerari
per un turismo religioso nel Parco nazionale della Majella" tema
discusso da Luigia Anna Di Sciullo della Coop. "La Porta del Sole";
-
"Le erbe officinali e gli endemismi della Majella"
e "Il ruolo dei giardini botanici oggi",
temi esposti rispettivamente da Daniele Di Santo (Coop. Majella) e Mirella
Di Cecco (Parco Nazionale della Majella);
- "L'abbazia
di San martino in Valle: invito al racconto delle vicende longobarde e alla
lettura del paesaggio europeo" curato da Mattia Pacilli,
scrittore, animatore socio-culturale europeo.
Ad un anno dall'ultimo convegno (leggi»)
organizzato da "Italia Nostra" e dal "Comitato per
la Salvaguardia della Valle di S. Spirito" per discutere del progetto di
disseppellimento, si torna a parlare pubblicamente del "monastero sepolto", ma questa
volta il tema è concentrato unicamente sull'Abbazia come luogo spirituale e sugli scavi archeologici.
Circa un anno e
mezzo fa, l'otto Giugno 2004, nella Valle di S. Spirito, all'interno del Parco
Nazionale della Majella, si svolgeva la cerimonia della "levata della
prima pietra" per inaugurare l'inizio dei lavori di disseppellimento appaltati per un importo di un
milione e 120 mila euro, opere che prevedevano secondo il progetto (clicca»)
la rimozione dei detriti alluvionali che avevano invaso tutta la valle
nel 1930 (appena dopo l'ultimo disseppellimento iniziato nel 1929), gli scavi
archeologici e la
realizzazione di opere di contenimento della scarpata,
mediante la costruzione di un emiciclo di circa 60 metri di diametro, che si
sarebbe dovuto innalzare a gradoni ed inserirsi come un corpo estraneo nella
Valle. Tra i lavori erano previsti anche l'ancoraggio alla roccia di
tensotruttura parasassi e realizzazione di pavimentazione lungo il percorso che conduce ai resti del
monastero e alla base dell'emiciclo.
Queste opere che si stavano per intraprendere ed illustrate
anche nel cartellone di cantiere esposto in località Colle Marino, scaturirono
rabbia e dissensi, manifestati attraverso denunce da parte di cittadini faresi e
di "Italia Nostra" ed in seguito anche
disapprovazioni da parte del Wwf. Inoltre, i lavori appena iniziati, furono sospesi per via del sequestro disposto
dalla "Procura della Repubblica di Chieti" in seguito alla
realizzazione di una strada al centro dell'alveo del Fiume Verde, che doveva favorire il transito dei mezzi
pesanti adibiti all'allontanamento del materiale detritico. Ma a suscitare perplessità sul rispetto dell'ambiente circostante agli
scavi, furono anche i mezzi
impiegati per il trasporto del materiale detritico dall'interno delle gole al
piazzale esterno. Le piccole pale meccaniche, che avrebbero dovuto attraversare per
centinaia di migliaia di volte le strette Gole della Valle di Fara San Martino,
potevano danneggiare l'intero tratto di parete rocciosa, già scalfito nel punto
più stretto dopo l'inizio dei lavori. Tuttavia,
dopo la riapertura del cantiere, l'impresa ha dovuto procedere alla posa in opera
dei nastri trasportatori, per poter allontanare il materiale detritico dal sito archeologico al
piazzale per lo stoccaggio all'uscita dalle
Gole di San Martino senza recare danno alle pareti rocciose.
Alla
luce delle numerose questioni nate intorno alle opere previste
in progetto per il contenimento dei detriti e secondo quanto dichiarato da alcuni
responsabili dei lavori di scavo, sarebbe stato predisposto un diverso organismo
di sostegno per il materiale residuo, con accorgimenti di protezione
mediante sistemazione di terrazzamenti e lavori di ingegneria naturalistica, utilizzando materiali naturali
e valutando quei provvedimenti tecnici atti a mitigarne l'impatto ambientale
e a ricollegare i nuovi interventi nella maniera più conforme alla situazione preesistente e circostante.
Così oggi, sul cantiere della Valle di Santo Spirito, procedono
contemporaneamente due attività: la prima corrisponde alla fase lavorativa legata alla rimozione del materiale
detritico effettuato tramite l'impiego di piccole pale meccaniche e nastro
trasportatore; la seconda invece,
è strettamente legata agli scavi archeologici
che si stanno svolgendo essenzialmente sull'area occupata dai resti dell'Abbazia,
sotto la direzione della Soprintendenza Archeologica
dell'Abruzzo, rappresentata dall'Archeologa Sandra Lapenna.
I primi risultati degli scavi
archeologici
Nella prima parte del convegno, il monastero è stato visto
come luogo spirituale, a parlarne come luogo materiale
invece, è stata l'Archeologa Luciana Tulipani, che ha illustrato i primi risultati degli scavi
archeologici (foto
scavi») iniziati dal mese di luglio 2005.
La Tulipani ha affermato che gli scavi, a differenza di quanto accade
generalmente, sono partiti sulla base di una documentazione che ha rivelato con
precisione lo stato del manufatto che si sta riportando alla luce. La forma e le
dimensioni dell'edificio sono infatti già note, grazie alla relazione
tecnico-scientifica ed ai rilievi effettuati dall'Ing. L. Pistelli del Corpo
Reale del Genio Civile di Chieti, redatta in occasione del primo disseppellimento
effettuato dai fedeli nel 1891.
Rilievi effettuati nel 1891 dall'Ing.
L. Pistelli del Genio Civile di Chieti
Altri documenti che hanno aiutato la
Soprintendenza a conoscere meglio il manufatto prima del disseppellimento, sono
state
le memorie artistico-letterarie di A. De Nino (con le sue "Scoperte
artistiche e archeologiche nella valle di Fara San Martino" del 1892) e
P. Piccirilli (autore de "Monumenti abruzzesi e l'arte teutonica a
Caramanico") e le ricerche iconografiche contenute nella recente
ristampa del volume curato da Giovanna Di Cecco dal titolo "Farantìca"
la cui prima edizione risale al 1983.
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La prima parte dello scavo è stata condotta con l'intento di
verificare in via preliminare la conservazione, l'entità e la qualità del
deposito archeologico del sottosuolo, potendo così costatare subito dopo
l'analisi delle strutture murarie parzialmente riportate alla luce, che i resti
della muratura del monastero, così come apparivano nella documentazione
del 1929, non avevano subito ingenti danni dall'ultima alluvione. Dall'analisi
archeologica delle strutture architettoniche, è stata individuata una
fase edilizia di ristrutturazione, durante la quale venne ampliato il
primitivo impianto di più modeste dimensioni, sacrificando e coprendo
gli affreschi figurati d'arte benedettina duecentesca, che secondo le
memorie artistico-letterarie di De Nino e Piccirilli, dovevano essere
collocati sulla parete laterale destra ad arcate che divideva la navate
centrale della chiesa da quella laterale settentrionale. |
Durante gli scavi, sono stati rintracciati alcuni
degli affreschi citati e sono stati ritrovati dei reperti, tra
questi, uno dei frammenti in pietra decorato da un ramo di quercia
con foglie, appartenente sicuramente all'edicola della chiesa di San
Martino, attribuita da Piccirilli al maestro Gualterius de Alemanna
celebre scultore che contribuì anche alla realizzazione del Duomo di
Milano. Sono rinvenute inoltre, porzioni di murature poste
trasversalmente alle pareti del monastero non evidenziate sui precedenti
rilievi dell'Ing. L. Pistelli. |
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Sculture rinvenute durante gli scavi all'Abbazia di S. M.
nel 1891. Nel 1915 un'alluvione seppellì parzialmente il monastero e nel 1919
rimase di nuovo sepolto interamente.
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Si scava dunque, per riportare alla luce quella parte di struttura muraria ancora in piedi, con tutte le caratteristiche architettoniche
ancora riconoscibili e qualche elemento lapideo sfuggito al saccheggio, quello che
resta delle sculture prelevate in passato dopo gli scavi e che possiamo vedere solo attraverso disegni e
fotografie, a parte quelle poche figure e bassorilievi scampati a tale
sventatezza che si possono oggi ammirare in tutto il loro splendore. La Soprintendenza si augura che
gli ulteriori ritrovamenti, possano contribuire non solo al completamento di una
ricostruzione storica del monumento, ma anche alla realizzazione di un progetto
di allestimento di un
Museo dove far convergere fonti d'archivio e fonti materiali. "Tale
progetto" - ha detto la Tulipani - "potrà essere realizzato solo
dopo aver predisposto un piano di lavoro specifico, per proseguire gli scavi
sotto la guida cauta di un gruppo costituito da più professionisti specializzati in vari
settori (archeologi, restauratori, architetti, ingegneri, geologi, ecc..)" Tutto
questo, al fine di intervenire progressivamente con tecniche di
consolidamento, restauro e contenimento, man mano che si scava, evitando così, dannosi svuotamenti dei livelli ancora
sepolti e al fine di evitare anche danni all'ambiente circostante.
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Fedeli di Fara S. M. impegnati negli scavi all'Abbazia nel 1929.
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Nel 1930 un'alluvione seppellì
il monastero definitivamente. |
Si spera che questo
organismo operativo di lavoro e di
controllo, composto da vari specialisti, si costituisca al più presto, per
far sì che scavi archeologici, movimento terra e ripristino scarpata, avanzino parallelamente
in maniera sistematica, salvaguardando il monumento ed allo stesso tempo anche
l'ambiente, creando delle opere efficienti a contenere un'ennesima alluvione, che
potrebbe seppellire di nuovo tutto.
Leggi
la Rassegna Stampa su San Martino in Valle»