La telenovela dei piccoli ospedali si arricchisce di un nuovo capitolo: alla base delle differenti valutazioni sulla chiusura o sulla sopravvivenza, almeno del SS. Immacolata di Guardiagrele, ci sarebbero dati statistici diversi
Caramanico (Pd): «si tagliano gli ospedali sulla base di dati sbagliati»
di Sebastiano Calella
Franco Caramanico, ex assessore regionale e già sindaco di
quel comune, in conferenza stampa ha esibito due specchietti: nel primo la
produttività della Asl di Chieti sarebbe di 114 milioni, nel secondo – quello
che l'assessore Venturoni gli ha fornito in Consiglio regionale dopo la sua
richiesta - questa cifra sarebbe di 71 milioni.
Ben 43 milioni di differenza che, se veri, fanno sballare tutti i discorsi, da
quelli sul personale (nel primo caso insufficiente rispetto alla produttività e
nel secondo abbondante) a quelli dei posti letto in esubero o no, insomma tutta
la scuola di pensiero che sta alla base dei tagli nella Asl di Chieti, in
particolare sull'ospedale di Guardiagrele.
Il che, inevitabilmente - secondo Caramanico e i sindaci di Pretoro Antonio
Borgonsoli e di Roccamontepiano Adamo Carulli, presenti alla conferenza stampa
insieme ad Egeo Damiano, capogruppo Pd al Comune di Guardiagrele – rimanderebbe
ad una interpretazione tutta politica dei tagli.
Infatti dei 5 ospedali da tagliare, tre sono in provincia di Chieti e nei comuni
non amministrati dal centrodestra (Guardiagrele, Casoli e Gissi): una specie di
“punizione” che è stata contestata, visto che Pescara e Teramo non subiranno
chiusure («il presidente Testa ha detto che in provincia non chiuderà niente,
né Popoli, né Penne» ha rimarcato Caramanico, sottolineando che in questo
modo viene penalizzato anche Di Giuseppantonio, che pur guida un'amministrazione
provinciale di centrodestra, ma è dell'Udc all'opposizione in Regione).
Su questi tagli intanto è stato preannunciato un ricorso al Tar per il quale è
stato incaricato l'avvocato Russo di Francavilla: sarebbero infatti illegittimi
perché in contrasto con la legge 5 della Regione che prevede invece la
trasformazione di questi piccoli nosocomi in ospedali del territorio a
collocazione intermedia tra le prestazioni offerte dai distretti e quelle degli
ospedali di eccellenza.
«Per Guardiagrele in particolare – ha ricordato Caramanico – il
centrosinistra aveva previsto un Pronto soccorso, la Medicina orientata, la
lungodegenza, la Riabilitazione, il Day Hospital, il Day Surgery (cioè la
chirurgia breve), la Dialisi e la medicina di comunità, cioè l'Utap dei medici
di base. Ci hanno contestato ed oggi fanno molto peggio».
«Dove sono i sindaci di centrodestra che prima facevano i cortei – ha
rincarato Adamo Carulli – dove sono Mauro Febbo ed Emilio Nasuti? Guarda caso
vengono salvati gli ospedali di Atessa e Ortona, comuni retti dal centrodestra,
e penalizzati gli altri».
«Senza dire che stanno tentando di trasformare Guardiagrele in un manicomio
– ha detto poi Egeo Damiano – e proprio in questi giorni il nuovo sub
commissario con alcuni tecnici ha fatto un sopralluogo per le trasformazioni in
vista dell'arrivo dei malati mentali. No. Così non va. Il nostro ospedale non ha
nemmeno un giardino, rifacciamo un carcere?»
«La nostra proposta a Venturoni parte da un dato: il piccolo ospedale non è
sinonimo di inefficienza – ha concluso Caramanico - Quindi tagliamo
eventualmente i doppioni (5 chirurgie nella Asl sono troppe), tagliamo i privati
(Villa Pini, nonostante tutti i problemi con il personale ha ancora la
convenzione), recuperiamo il personale precario penalizzato dalle scelte di
Luigi Conga, ma non diciamo cose inesatte: siamo la Asl che produce di più a
costi minori, grazie al manager Maresca, licenziato pur avendo lavorato molto
bene. Altro che tagliare. E poi dov'è il nuovo Piano sanitario annunciato per il
30 settembre?»
Fonte:
www.primadanoi.it