di
Cristina Mosca
Nonostante gli sforzi tesi a una riduzione dell’uso
della chimica di sintesi in agricoltura, anche quest’anno la quantità
di residui di pesticidi rilevati nei campioni di ortofrutta e derivati
risulta eccessivamente elevata. Rispetto allo scorso anno, il
rapporto di Legambiente “Pesticidi nel piatto 2010”, presentato stamane
a Roma ed elaborato sulla base dei dati ufficiali forniti da Arpa, Asl e
laboratori zooprofilattici, ha evidenziato una maggiore presenza di
campioni multi residuo, ovvero di campioni che presentano
contemporaneamente più e diversi residui chimici.
L’Abruzzo non fa eccezione. Il numero di campioni analizzati
dall’Istituto Zooprofilattico dell’Abruzzo e del Molise “Caporale”
appare sufficiente per ognuna delle categorie considerate. Per i
prodotti derivati c’è un aumento notevole dei campioni presi in esame
rispetto all’anno passato. Viene evidenziata un’unica irregolarità
per le pesche, nelle quali è stata rilevata la presenza di dimethoate,
un insetticida e acaricida. Ad ogni modo si nota una percentuale
notevole di monoresidui, soprattutto per la frutta, la quale
rispetto allo scorso anno presenta circa un 4 % in più di campioni multi
residuo (12,2% vs 7,6%). In particolare tracce di multi residui sono
stati riscontrati nelle fragole, nell’uva e nel vino.
Quest’ultimo presenta spesso tracce di Procimidone
«La normativa vigente ha portato ad un maggiore controllo delle
sostanze attive impiegate nella produzione dei formulati, e
l’armonizzazione europea dei limiti massimi di residuo consentito (LMR)
ha rappresentato un importante passo in avanti – commenta Luzio
Nelli della segreteria regionale di Legambiente – Il rapporto
registra poi un lento ma graduale miglioramento rispetto agli anni
passati, a testimonianza della maggiore attenzione da parte degli
operatori agricoli alla salubrità dei cibi e alle richieste dei
consumatori, sempre più favorevoli ai prodotti provenienti da
un’agricoltura di qualità. Nonostante ciò, però, risulta ancora troppo
alta la percentuale dei prodotti contaminati da uno o più tipi di
pesticidi».
«La strada da percorrere per raggiungere un uso sostenibile dei
fitofarmaci è ancora molto lunga – commenta Luzio Nelli –
Permane, infatti, il problema del cosiddetto multi residuo cioè,
l’effetto sinergico dovuto alla presenza contemporanea di differenti
principi attivi sul medesimo prodotto, e quello della rintracciabilità
di pesticidi revocati oltre il termine fissato per lo smaltimento delle
scorte. Non esiste un riferimento specifico nella normativa che
stabilisca per i laboratori un termine temporale oltre il quale tracce,
anche al di sotto del limite consentito di pesticidi revocati, come il
DDT, siano da indicare come irregolari. Auspichiamo che vengano
promosse la ricerca sugli effetti sinergici del cocktail chimico e la
regolamentazione della normativa sul multi residuo».