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Benedetto XVI ricorda Pietro da Morrone
Papa Ratzinger avrebbe dovuto porre l'accento sul suo gran rifiuto, ma ha parlato del Santo eremita Pietro, dimenticando Celestino
di Ezio Pelino Foto tratta da wikipedia.org Il papa a Sulmona, dopo secoli di silenzio, ha voluto celebrare durante la sua terza visita pastorale in Abruzzo, la ricorrenza degli ottocento anni della nascita di Pietro da Morrone, Papa Celestino V. Pontefice enigmatico, scomodo e volutamente dimenticato dalla Chiesa, ma non dalla letteratura, da Dante a Petrarca, a Iacopone da Todi . Da Silone, con la sua tormentata “avventura di povero cristiano”. Un papa singolare. Una vita da eremita, eletto, per una stranezza della storia, al soglio pontificio, suscitando nel popolo di Dio millenaristiche speranze: “Pietro da Morrone sei venuto al paragone…”. Dopo pochi mesi, invece, “ il gran rifiuto”. Unico nella storia della Chiesa. Perché quella misteriosa rinuncia? Forse perché il potere e il trono, erano, e sono, incompatibili con lo spirito del Vangelo e con la santità? E’ questo il nodo, l’interrogativo irrisolto di sempre che avremmo voluto che Benedetto XVI affrontasse, se non sciogliesse. Egli ha parlato, invece, del santo eremita Pietro, dimenticando Celestino. « Io Papa Celestino V, spinto da legittime ragioni, per umiltà e debolezza del mio corpo e la malignità della plebe [di questa plebe], al fine di recuperare con la consolazione della vita di prima, la tranquillità perduta, abbandono liberamente e spontaneamente il Pontificato e rinuncio espressamente al trono, alla dignità, all'onere e all'onore che esso comporta, dando sin da questo momento al sacro Collegio dei Cardinali la facoltà di scegliere e provvedere, secondo le leggi canoniche, di un pastore la Chiesa Universale. » (Celestino V - Bolla pontificia, Napoli, 13 Dicembre 1294) |
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