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Diversabili, una lettera di rabbia di Nicolino Di Domenica
«Pochi sono a conoscenza di un fenomeno che avviene presso gli uffici di qualche assessore "con troppi impegni" per poter dare udienza ai sudditi»
Foto tratta dal sito: consequor.it «Carissimi, Vi allego a questa e-mail una lettera di
rabbia, - dice Nicolino Di Domenica Responsabile Movimento Vita Indipendente
Abruzzo - e nello stesso tempo di sconforto, perchè pochi sono a conoscenza
di un fenomeno che avviene presso gli uffici di qualche assessore "con troppi
impegni" per poter dare udienza ai sudditi. Questo mio articolo è un grido di
dolore e una richiesta di aiuto. E' anche la volontà di rendere pubblici alcuni
atteggiamenti e comportamenti veramente odiosi e inutilmente vessatori.» SERVI DELLA GLEBA Persino nel Medioevo, periodicamente esistevano le “udienze” che i potenti di allora, feudatari, valvassini e valvassori, concedevano al popolo. In tutti i tempi, re e imperatori, magari in circostanze e ricorrenze particolari, si degnavano di ascoltare i sudditi che, eventualmente proni e genuflessi presentavano le loro “suppliche” presso le loro “sale del trono”. Questi potenti lo facevano solo perchè non avevano niente di meglio da fare? Forse si annoiavano e preferivano passare del tempo ad ascoltare suppliche? Pensiamo proprio di no. Pensiamo che invece erano ben consapevoli che, ogni tanto, bisognava dare una possibilità anche agli ultimi, sul consenso implicito dei quali si basava il loro potere. Sapevano cioè che non dare alternativa alle persone, anche alle più umili, metterle con le spalle al muro, poteva essere pericoloso per le loro “poltrone”. Accade ora, ai giorni nostri, invece che, alcuni valvassori, (intendi assessori), semplicemente si rifiutano di concedere udienza. Accampano svariati impegni, dovuti alle numerose deleghe (forse è il caso di rimetterne qualcuna, visto che gli impegni sono troppi?), e rimandano all’infinito la concessione di un colloquio. Il fatto è grave, soprattutto se ci si nega a rappresentanti competenti ed autorevoli di cittadini di categorie particolarmente svantaggiate. Il filtro è rappresentato da segretarie, dalla cui voce si desume giovinezza (magari avvenenza e inesperienza), le quali hanno però presto imparato le tecniche più negative della comunicazione e non riescono a nascondere un vago, ma presente, sentore di arroganza nella loro voce. Forse sono state contagiate dal loro referente?. Sicuramente hanno avuto un pessimo insegnante. La prima cosa da imparare, nella loro posizione, è rispondere sempre gentilmente e possibilmente in maniera rassicurante a chi si lamenta, magari anche con veemenza dell’ennesimo rifiuto. Non farne mai una cosa personale e ... soprattutto non lanciare velate minacce tipo: “riferirò le sue parole e il tono (peraltro usando lo stesso tono dell’interlocutore) così l’assessore trarrà le sue valutazioni”. Anche le ragazze dei call center imparano a fare “buon viso a cattivo gioco”; forse nei nostri assessorati non è più neanche necessaria quella minima parvenza di cortesia, forse qualcuno ha deciso che non ne può più di cittadini che tentano di far valere i propri diritti e che lottano per i diritti di tutta la cittadinanza; forse ormai siamo ridotti al rango di “sudditi”, i “servi della gleba”,di cui parlavamo sopra, senza neanche il diritto di udienza. In questo caso la differenza con gli schiavi della antica Roma qual é? Restiamo in attesa di una risposta ricordando ai nostri “feudatari” alcuni personaggi storici: Menenio Agrippa e Spartaco. Che riflettano su di loro, dopo, magari, aver fatto una rapida ricerca su google, per sapere chi sono. Uno dei principi fondamentali di chi gestisce il potere è di
non lasciare MAI senza speranza coloro che questo potere glielo hanno affidato.
Che imparassero dal loro “capo” sempre attento a non far cadere mai le
illusioni.
Inserito da Redazione il 07/09/2010 alle ore 09:52:14 - sez. DiversAbili - visite: 5213
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