In Italia paese membro delle nazioni Europee che di recente ha
ratificato anche una convenzione sui diritti delle persone con
disabilita, paese che ha emanato leggi che dovrebbero tutelare i diritti
dei più deboli come la L. 162/98 la L. 104/92 per garantire, tra le
tante cose, una “Vita Indipendente”al disabile grave in grado di
autodeterminarsi, la legge 328/200 per “interventi e servizi sociali” la
L. 68/99 che dovrebbe garantire parità di lavoro alle persone con
disabilita e infine la nostra costituzione dove ogni essere umano ha
parità di diritti.
Ebbene, tutte queste leggi in Italia sono interpretate secondo dove si
vive, secondo l’intelligenza di chi le interpreta e secondo le persone
che si vogliono favorire alla fruizione di tali diritti.
Perché questo sfogo? Perché dove ho la sfortuna di vivere, le persone
come me con una disabilità motoria grave, che nonostante tutto hanno
avuto la fortuna di avere un dignitoso lavoro, dopo un aggravamento
della malattia si sentono dire: “arrangiati”.
Tempo fa, secondo le leggi sopra menzionate, ho richiesto al mio comune
di attivare un progetto di “Vita Indipendente” che mi avrebbe permesso,
sempre secondo la legge, un’assistenza mirata e gestita da me; questo
progetto mi è stato negato o meglio rimandato al prossimo anno,
probabilmente, in vista delle elezioni per eleggere il nuovo sindaco
cogliendo l’occasione per una fruttuosa campagna elettorale ….
Allora ho chiesto che mi fosse concesso almeno l’Assegno di Cura come da
delibera regionale dell’8 marzo n. 149/2010 per un sostegno alla mia
famiglia, che mi permette di vivere in casa anziché in un istituto dove
costerei oltre 300 euro al giorno, ma anche questo mi è stato negato.
Infine ho fatto una richiesta, sempre secondo la Legge, di usufruire dei
servizi di trasporto al lavoro dei servizi sociali; negata anche
quest’ultima richiesta, perché il Piano Sociale dell’ambito 22, che
comprende il mio comune, non prevede questo servizio ma prevede solo il
trasporto scolastico e presso i centri di cura riabilitativa.
Ora io mi domando a cosa serve far studiare e curare un disabile se poi
nel momento in cui dovrebbe mettere a frutto la sua intelligenza e le
sue capacità in un lavoro produttivo, smettendo quindi di essere un
“peso” per la società, egli viene abbandonato a se stesso?
Mi piacerebbe incontrare i grandi esperti che hanno redatto il nostro
Piano Sociale, i Piani di Zona, i PLNA, PAI escludendo, tra tutte le
altre cose anche il diritto al lavoro. ( che criteri hanno usato? Che
dati? Che competenze? Che esperienza?).
Qualche mese fa, durante un colloquio con un assessore nel quale
rivendicavo questi diritti, un’assistente sociale mi disse questa frase
“beh! Vede signor Di Domenica lei ha la fortuna di avere un lavoro può
così pagarsi un assistente”; la mia risposta fu rapida e lapidaria:
“vede signora, io non so cosa faccia Lei col suo stipendio, io con il mio
ci devo sopravvivere!!!!” (chissà se anche lei partecipa alla redazione
dei Piani su elencati?).
Vorrei sapere da voi cosa e come si deve fare per combattere contro
pregiudizio, ignoranza, prepotenza e malcostume di chi ci governa?
Naturalmente stanco di tutto questo, ho dato mandato all’avvocato Ida Di
Domenica di Roma per denunciare tutti questi soprusi che ritengo di
subire ingiustamente; adesso si vedrà se i diritti valgono anche per chi
vive a Lanciano.
Nicolino Di Domenica - Responsabile del movimento
"Vita indipendente"