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Di seguito gli Articoli, i Video e le Immagini pubblicati nella giornata richiesta.
Liberi. Ecomafie e Cittadinanza Attiva. Il resoconto della giornata
Si è svolto Venerdì 6 Naggio 2016 presso
l'Istituto d’Istruzione Superiore “Algeri Marino” di Casoli l’evento
dal titolo: “Liberi. Ecomafie e cittadinanza attiva”
organizzato nell’ambito del progetto Legalità con riferimento al Protocollo
della Legalità sottoscritto con la Procura della Repubblica di Lanciano e con la
collaborazione del movimento delle Agende Rosse gruppo
“Giovanni Falcone e Paolo Borsellino” Abruzzo della provincia di Chieti.
L’evento gratuito e riservato ai soli studenti delle quinte (5°) classi
dell’Istituto è stato fortemente voluto dal Dirigente scolastico D.ssa
Costanza Cavaliere e coordinato dai referenti del progetto Prof.
Carlo Biasone docente di Diritto e dal Prof. Don
Emiliano Straccini docente di religione con la collaborazione del
referente delle Agende Rosse Massimiliano Travaglini. A fare
gli onori di casa la Preside D.ssa Cavaliere che, dopo aver
ringraziato i relatori invitati e convenuti, con un intervento molto toccante e
coinvolgente ha evidenziato a tutti i presenti, anche diversi Docenti
dell’Istituto, quelle che sono le potenzialità e le possibilità concrete che
tutti gli studenti hanno nel combattere fenomeni e comportamenti delittuosi e
mafiosi solo con una preparazione culturale e ideologica propedeutica a quella
prettamente didattica e disciplinare richiamando i valori costituzionali ed
evidenziando le buone prassi comportamentali quotidiane. Invitando gli studenti
a rifiutare modelli standardizzati e normalizzati di vita, che spesso ci
vogliono imporre, ma ad essere promotori ed artefici in prima persona del
cambiamento che tutti vogliamo enfatizzando anche il concetto della diversità in
una società come la nostra. A seguire, il Prof. Biasone,
acclamato e ben voluto da tutto il parterre degli studenti, ha evidenziato come
l’Algeri Marino di Casoli da molti anni porta avanti tali iniziative ed è sempre
pronto a recepire le istanze positive/educative che provengono anche dal mondo
esterno.
Poi ha preso la parola, in qualità di moderatore
della giornata, Massimiliano Travaglini, originario oltretutto di Casoli,
che dapprima ha ringraziato tutti i presenti, portando il saluto e le scuse del
Prof. Vincenzo Musacchio assente, purtroppo, per motivi
personali/professionali e poi ha evidenziato come crede molto negli Studenti
d’oggi e adulti del domani e nella possibilità che nel loro tramite si può dar
seguito alle parole pronunciate dal Dr. Paolo Borsellino che
affermava: “La lotta alla mafia deve essere un movimento culturale e
morale che coinvolga tutti, specialmente le giovani generazioni, le più adatte a
sentire subito la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al
puzzo del compromesso morale, della indifferenza, della contiguità, quindi
complicità”. Ha fatto conoscere la storia del Movimento delle
Agende Rosse di Salvatore Borsellino che è costituito da cittadini comuni e
studenti di tutt’Italia che agiscono affinché sia fatta piena luce sulla strage
di Via D’Amelio a Palermo del 19 luglio 1992 nella quale furono uccisi il
Magistrato Paolo Borsellino e gli agenti di Polizia Emanuela Loi, Agostino
Catalano, Claudio Traina, Eddie Walter Cosina e Vincenzo Li Muli. Così come ha
evidenziato che il Movimento nasce su impulso di Salvatore Borsellino il quale
il 15 luglio 2007 scrive la lettera intitolata “19 luglio 1992: una strage di
Stato” nella quale afferma che la ragione principale della morte del fratello
Paolo è da ricercarsi nell’accordo di non belligeranza stabilito tra pezzi dello
stato e “cosa nostra” (mafia) in seguito ad una trattativa fondata sul tritolo
delle stragi in Sicilia del 1992 ed in continente (resto d’Italia) Roma, Milano
e Firenze del 1993. Poi si è soffermato sul significato dell’ Agenda rossa sulla
quale nei mesi che precedettero la strage, Paolo Borsellino riportò parte dei
contenuti dei suoi colloqui investigativi e che aveva ricevuto in dono dall’Arma
dei Carabinieri, spiegando che il Magistrato ripose l’agenda nella sua borsa di
cuoio poco prima di recarsi dalla madre in via D’Amelio il 19 luglio 1992. E che
da quel momento dell’agenda si sono perse le tracce: nella borsa trovata intatta
dopo l’esplosione sono stati rinvenuti alcuni oggetti personali ma non l’agenda.
Chi se ne è appropriato può oggi utilizzarla come potente strumento di ricatto
nei confronti di coloro che, citati nel diario, sono scesi a patti con
l’organizzazione criminale.
L’agenda rossa è stata scelta come simbolo del
Movimento per rappresentare la richiesta di Giustizia e Verità affinché
sia fatta piena luce sulle zone ancora buie che avvolgono la dinamica della
strage di via D’Amelio e sui nomi dei mandanti e degli esecutori dell’eccidio
dei quali, pur essendo stata accertata l’esistenza, non è stato ancora possibile
individuare il volto. Oltre ad evidenziare gli obiettivi del Movimento stesso
con le innumerevoli iniziative in ambito nazionale svolte dai circa trenta (30)
gruppi territoriali ed organizzate a titolo gratuito quasi sempre con gli
istituti scolastici con lo scopo di incoraggiare la parte migliore delle
Istituzioni e per essere accanto ai tanti Familiari di vittime di mafia e nella
ricerca della piena verità su moventi e mandanti della strage di via D’Amelio e
di tutte le altri stragi e di sostenere tutti i rappresentanti dello Stato
vittime di campagne di delegittimazione oltre che a rischio della stessa vita
per aver scelto di rendere viva la Costituzione nella propria professione. A
seguire è intervenuto il Giornalista d’inchiesta e scrittore Dr. Paolo De Chiara
(https://it.wikipedia.org/wiki/Paolo_De_Chiara), storica Agenda Rossa anch’Egli,
autore dei libri: “Il Veleno del Molise. Trent'anni di omertà sui rifiuti
tossici” premio Ilaria Rambaldi sezione giornalismo, “Testimoni di Giustizia” e
“Il Coraggio di dire No. Lea Garofalo, la donna che sfidò la ‘ndrangheta” e
collaboratore del quotidiano online “Resto al Sud” (Restoalsud.it) e della
testata nazionale online contro le mafie "Malitalia" (Malitalia.it) oltre che
moderatore, nelle date del 3 e 4 giugno 2016, dei seminari nel “Campus della
Legalità” nazionale che si terrà a Priverno (Latina) organizzato dalle Agende
Rosse. Molto efficace e dirompente, comunicativamente parlando, il suo
coinvolgente, storico e documentato intervento, con riferimento ai tanti “morti
ammazzati dalle mafie – montagne di merda-” ricordandone i nomi – “Peppino
Impastato, Borsellino, Falcone e le Scorte, Nino Agostino, Don Puglisi, Don
Peppe Diana, Lea Garofalo, Siani, Pippo Fava, Beppe Alfano”, scusandosi
per non riuscire a citarLi tutti e facendo capire ai ragazzi che noi tutti
abbiamo un obbligo Morale nei confronti di queste persone (e dei Familiari) che
hanno sacrificato le proprie vite per lasciarci un’Italia migliore.
Successivamente ha evidenziato le dinamiche ed i comportamenti delle cosiddette
ecomafie e di come queste, con riferimento ad atti processuali, si siano
infiltrate e radicate negli ultimi decenni soprattutto anche nel suo amato
Molise ed in Abruzzo.
A seguire è stata la volta del Dr. Massimo
Ranieri geologo esperto di bonifiche ambientali e Presidente della Ecolan
che, con la sua estrema calma, disponibilità e professionalità, ha dapprima
proposto un breve video storico del dopoguerra sulla prima “raccolta
differenziata” che si effettuava a Milano e successivamente con un
video illustrativo/divulgativo l’attività che l’azienda svolge
al fine di gestire ed ottimizzare tutto il ciclo della raccolta differenziata
dei rifiuti ed il successivo trattamento con recupero e vendita dei singoli
materiali. Nel suo intervento ha evidenziato, così come nell’istruzione
e nella sanità, che anche il settore dei rifiuti se ben pianificato e gestito
può e deve rimanere di competenza pubblica con notevoli vantaggi per l’utenza di
efficienza ed ottimizzazione di costi che nel tempo si ripercuotono sulla
collettività. Oltre ad evidenziare quella che deve essere una cultura
da trasmettere ai giovani del rispetto dell’ambiente e quindi della raccota
differenziata da effettuare assieme ai propri genitori.
Il Prof. Biasone ha presentato il lavoro svolto
da una classe quinta (V°) in merito alla situazione attuale della cosiddetta
“terra dei fuochi” con dati statistici riepilogativi sulle patologie e
della situazione delle innumerevoli discariche tossiche/nocive presenti in
tutt’Italia e dei comportamenti perversi che le cosiddette “ecomafie” adottano
sul territorio nazionale nella gestione illecita ed illegale del settore.
Il Prof. Don Emiliano Straccini ha portato il suo
saluto richiamando l’enciclica (dal greco enkýklos, "in giro", "in circolo")
lettera pastorale del Papa della Chiesa cattolica su materie
dottrinali, morali e sociali, indirizzata ai vescovi della Chiesa stessa e,
attraverso di loro, a tutti i fedeli evidenziando quali dovrebbero essere i
comportamenti quotidiani, dapprima dei Parroci e quindi di tutti i cittadini.
A conclusione dell’evento la Preside ha voluto
omaggiare gli intervenuti con due simbolici omaggi: la raccolta di tre libri
“Storia di Casoli - la società, gli eventi” 1- Dalle origini alla fine
dell’ottocento del Prof. Nicola Fiorentino; 2- Il novecento del Dr. Vincenzo
Rossetti; 3- Documentazione e approfondimenti (Autori vari); edita
dall’Amministrazione Comunale di Casoli che “dedica l’opera ai
casolani (e non solo!) e, in particolare, ai giovani ed alle future generazioni
affinchè possano edificare una società sempre migliore, avendo come riferimento
l’identità storica della nostra comunità, magnificamente ricostruita dagli
autori”. Oltre che un altro libro del cinquantesimo anniversario
dell’istituto riepilogativo della sua storia e intitolato all’Ingegnere casolano
Algeri Marino (Casoli, 1894 – Roma, 1967) che è stato
collaboratore di Guglielmo Marconi, pioniere dell'uso della radio in aviazione:
ideò e costruì gli impianti ricetrasmittenti dei dirigibili Norge e Italia per
le spedizioni polari di Umberto Nobile e per la crociera transatlantica di Italo
Balbo del 1933. Generale del genio aeronautico, fu direttore delle ricerche del
Ministero dell'Aeronautica e promosse l'istituzione dei laboratori
dell'aeronautica militare di Guidonia. Nel 1948 divenne professore ordinario di
comunicazioni elettriche presso l'università di Roma, di cui diresse anche
l'istituto di elettronica. Fu promotore e coordinò la realizzazione della rete
italiana di ponti radiotelefonici a banda larga.
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Roccascalegna ricorda la tragedia di Fontacciaro avvenuta 60 anni fa
di Geremia Mancini (Presidente onorario
“Ambasciatori della fame”)
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Una foto di gruppo scattata pochi giorni della
tragedia
Erano le 12,45 del 12 maggio del 1956, quando
all’interno della galleria in località Fontacciaro di Roccascalegna,
dove si lavorava per la costruzione della Centrale Idroelettrica del Sangro
Aventino (lavori dati in concessione all’ACEA di Roma che venivano eseguiti
dalla ditta “Volpe”) scoppiò l’inferno. Una paurosa esplosione causata da una
fuoruscita di gas provocò il crollo di una galleria. Gli operai si trovavano a
circa metà del secondo braccio quando improvvisamente avvenne la tragedia. Per
la violenza dello scoppio gli operai vennero scagliati contro le pareti mentre
l’abbondante terriccio staccatosi dalla volta li seppellì. Il disastro avvenne
circa un’ora prima dell’inizio dell’ultimo turno. La penultima squadra composta
di sette minatori, stava addentrandosi nella galleria a forma di “T”. Uno solo
dei sette minatori, Lorenzo Fiorillo, si salvò perché, questa fu la sua fortuna,
venne scagliato quasi al punto di biforcazione del tunnel. Il povero Fiorillo,
contuso ed ustionato riuscì comunque a raggiungere l’imbocco della galleria per
lanciare l’allarme e chiedere soccorso. Subito dopo perse i sensi. Il primo ad
intervenire fu l’Ingegnere Borrione che si precipitò, coraggiosamente,
all’interno della galleria seguito, dopo poco, da altri minatori. Ma l’ingegnere
dopo aver raggiunto il primo cadavere svenne per le forti esalazioni di gas
ancora presenti. Fu lanciato l’allarme e arrivarono, da ogni parte, i Vigile del
Fuoco. Uno di loro, Antonio D’Alonzo, rischiò di soffocare. Il recupero delle
salme fu particolare difficile e lungo. Intanto fuori dalla galleria si udivano
le strazianti e disperate grida dei familiari. Alla fine si contarono,
purtroppo, ben sei vittime: Vincenzo Di Giovannangelo (anni 27) di
Roccascalegna; Agostino Cipressi (anni 47) di Manoppello;
Giovanni Mattioli (anni 36) di Ripa Teatina; Emilio Sparvoli
(anni 26) di Pievefavera frazione di Caldarola (MC); Domenico Di
Bartolomeo (anni 47) di Manoppello; Antonio Persoglio
(anni 19) di Roccascalegna.
Il 5 giugno del 1956 l’On. Raffaele Sciorilli Borrelli di
Atessa presentò una circostanziata interrogazione che suonava come un duro
“J'accuse” verso la proprietà e le istituzioni responsabili:
“Il sottoscritto
chiede d’interrogare il ministro del lavoro e della previdenza sociale, per
sapere se non ritenga opportuno predisporre una immediata e severa inchiesta per
accertare le cause e le responsabilità del grave disastro avvenuto in località
Fontacciano, nel comune di Roccascalegna (Chieti), dove hanno trovato la morte,
sotto una galleria, sei operai, mentre un altro è rimasto gravemente ferito e
per assodare, più in particolare, se cono state rispettate tutte le norme a
riguardo, ultima tra esse il decreto del Presidente della Repubblica del 20
marzo 1956, n. 320, recante ( Norme per la prevenzione degli infortuni e
l’igiene del lavoro in sotterraneo ). Per conoscere, altresì, se non si ritenga
necessario per il futuro, allo scopo di evitare il ripetersi di così luttuosi
incidenti, che gli organi governativi e i datori di lavoro tengano maggior conto
dei suggerimenti e delle rivendicazioni degli operai; al riguardo è da ricordare
che erano stati di recente licenziati, per rappresaglia, due membri della
commissione interna del cantiere Fontacciaro che erano stati alla testa di tutti
gli operai scesi in sciopero per 15 giorni, nel febbraio 1956, per reclamare
l’indennità “gas“ che venne negata dalla ditta Volpe, mentre in data 24 aprile
1956 la camera del lavoro di Casoli aveva inviato un esposto alla C.G.I.L. per
denunciare la violazione delle norme intese a tutelare l’integrità fisica, la
vita e la libertà dei lavoratori. L’interrogante chiede, infine, che una
pensione straordinaria sia erogata alla vedova e agli orfani di queste sei
vittime del lavoro, mentre a parecchi giorni dalla esplosione quattro salme
giacciono ancora sotto la tragica finestra 6 , facente parte del complesso dei
lavori per la costruzione della centrale idroelettrica di Sant’Angelo sul
Sangro-Aventino.”
Come sempre, purtroppo, solo dopo pochi giorni sulla
tragedia di Roccascalegna scese la vergognosa “nebbia della dimenticanza”.
Naturalmente nessun colpevole se non, come sempre, la "tragica fatalità". Mentre
si sapeva con certezza che già, più volte, vi erano stati episodi che avrebbero
dovuto e potuto allarmare.Negli anni questa vicenda è stata consegnata al dolore
e al ricordo dei familiari. Il solo comune di Roccascalegna si è fatto,
meritoriamente, carico di onorare quei morti. Occorre, invece, che vicende come
queste entrino di diritto nella memoria condivisa di un Paese.
Tutti i
giornali dell’epoca su pagina nazionale riportarono importanti articoli. Ecco
alcuni titoli: “Corriere della Sera”: “Sei operai uccisi nel chietino da una
violenta esplosione di gas” ; “L’Unità”: “l’impresa per non pagare l’indennità
aveva negato la presenza di gas e licenziato due membri della Commissione
Interna”; “Il Messaggero”: “Tragico infortunio sul lavoro in Abruzzo”; “Il
Tempo”: “Tragica attesa dei familiari delle vittime davanti alla galleria di
Roccascalegna”; “La Stampa”: “Sei minatori morti in una galleria per uno scoppio
improvviso di metano”
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Il Sindaco di Roccascalegna e i parenti
delle vittime della tragedia di Fontacciaro
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in commercio rechi pregiudizio all'onore, alla
reputazione od anche al decoro della persona
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Nota (ndr): per quanto
attiene il ritratto di minori, la
pubblicazione nei termini e modi indicati nel
precedente Art. 97, è vietata solo per i minori
coinvolti in vicende giudiziarie (art.13
D.P.R. 22/09/88 n.448 ed art.50 D.L. 30/06/03
n.196, che estende il divieto anche ai casi
di coinvolgimento a qualunque titolo del minore
in procedimenti giudiziari in materie
diverse da quella penale). |
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