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Di seguito gli Articoli, i Video e le Immagini pubblicati nella giornata richiesta.

Articoli del 13/05/2016


Inserito da Redazione alle ore 19:05:09  Attualità - visite: 2537 
Liberi. Ecomafie e Cittadinanza Attiva. Il resoconto della giornata

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Si è svolto Venerdì 6 Naggio 2016 presso l'Istituto d’Istruzione Superiore “Algeri Marino” di Casoli  l’evento dal titolo: “Liberi. Ecomafie e cittadinanza attiva” organizzato nell’ambito del progetto Legalità con riferimento al Protocollo della Legalità sottoscritto con la Procura della Repubblica di Lanciano e con la collaborazione del movimento delle Agende Rosse gruppo “Giovanni Falcone e Paolo Borsellino” Abruzzo della provincia di Chieti. L’evento gratuito e riservato ai soli studenti delle quinte (5°) classi dell’Istituto è stato fortemente voluto dal Dirigente scolastico D.ssa Costanza Cavaliere e coordinato dai referenti del progetto Prof. Carlo Biasone docente di Diritto e dal Prof. Don Emiliano Straccini docente di religione con la collaborazione del referente delle Agende Rosse Massimiliano Travaglini. A fare gli onori di casa la Preside D.ssa Cavaliere che, dopo aver ringraziato i relatori invitati e convenuti, con un intervento molto toccante e coinvolgente ha evidenziato a tutti i presenti, anche diversi Docenti dell’Istituto, quelle che sono le potenzialità e le possibilità concrete che tutti gli studenti hanno nel combattere fenomeni e comportamenti delittuosi e mafiosi solo con una preparazione culturale e ideologica propedeutica a quella prettamente didattica e disciplinare richiamando i valori costituzionali ed evidenziando le buone prassi comportamentali quotidiane. Invitando gli studenti a rifiutare modelli standardizzati e normalizzati di vita, che spesso ci vogliono imporre, ma ad essere promotori ed artefici in prima persona del cambiamento che tutti vogliamo enfatizzando anche il concetto della diversità in una società come la nostra. A seguire, il Prof. Biasone, acclamato e ben voluto da tutto il parterre degli studenti, ha evidenziato come l’Algeri Marino di Casoli da molti anni porta avanti tali iniziative ed è sempre pronto a recepire le istanze positive/educative che provengono anche dal mondo esterno.

Poi ha preso la parola, in qualità di moderatore della giornata, Massimiliano Travaglini, originario oltretutto di Casoli, che dapprima ha ringraziato tutti i presenti, portando il saluto e le scuse del Prof. Vincenzo Musacchio assente, purtroppo, per motivi personali/professionali e poi ha evidenziato come crede molto negli Studenti d’oggi e adulti del domani e nella possibilità che nel loro tramite si può dar seguito alle parole pronunciate dal Dr. Paolo Borsellino che affermava: “La lotta alla mafia deve essere un movimento culturale e morale che coinvolga tutti, specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, della indifferenza, della contiguità, quindi complicità”. Ha fatto conoscere la storia del Movimento delle Agende Rosse di Salvatore Borsellino che è costituito da cittadini comuni e studenti di tutt’Italia che agiscono affinché sia fatta piena luce sulla strage di Via D’Amelio a Palermo del 19 luglio 1992 nella quale furono uccisi il Magistrato Paolo Borsellino e gli agenti di Polizia Emanuela Loi, Agostino Catalano, Claudio Traina, Eddie Walter Cosina e Vincenzo Li Muli. Così come ha evidenziato che il Movimento nasce su impulso di Salvatore Borsellino il quale il 15 luglio 2007 scrive la lettera intitolata “19 luglio 1992: una strage di Stato” nella quale afferma che la ragione principale della morte del fratello Paolo è da ricercarsi nell’accordo di non belligeranza stabilito tra pezzi dello stato e “cosa nostra” (mafia) in seguito ad una trattativa fondata sul tritolo delle stragi in Sicilia del 1992 ed in continente (resto d’Italia) Roma, Milano e Firenze del 1993. Poi si è soffermato sul significato dell’ Agenda rossa sulla quale nei mesi che precedettero la strage, Paolo Borsellino riportò parte dei contenuti dei suoi colloqui investigativi e che aveva ricevuto in dono dall’Arma dei Carabinieri, spiegando che il Magistrato ripose l’agenda nella sua borsa di cuoio poco prima di recarsi dalla madre in via D’Amelio il 19 luglio 1992. E che da quel momento dell’agenda si sono perse le tracce: nella borsa trovata intatta dopo l’esplosione sono stati rinvenuti alcuni oggetti personali ma non l’agenda. Chi se ne è appropriato può oggi utilizzarla come potente strumento di ricatto nei confronti di coloro che, citati nel diario, sono scesi a patti con l’organizzazione criminale.

L’agenda rossa è stata scelta come simbolo del Movimento per rappresentare la richiesta di Giustizia e Verità affinché sia fatta piena luce sulle zone ancora buie che avvolgono la dinamica della strage di via D’Amelio e sui nomi dei mandanti e degli esecutori dell’eccidio dei quali, pur essendo stata accertata l’esistenza, non è stato ancora possibile individuare il volto. Oltre ad evidenziare gli obiettivi del Movimento stesso con le innumerevoli iniziative in ambito nazionale svolte dai circa trenta (30) gruppi territoriali ed organizzate a titolo gratuito quasi sempre con gli istituti scolastici con lo scopo di incoraggiare la parte migliore delle Istituzioni e per essere accanto ai tanti Familiari di vittime di mafia e nella ricerca della piena verità su moventi e mandanti della strage di via D’Amelio e di tutte le altri stragi e di sostenere tutti i rappresentanti dello Stato vittime di campagne di delegittimazione oltre che a rischio della stessa vita per aver scelto di rendere viva la Costituzione nella propria professione. A seguire è intervenuto il Giornalista d’inchiesta e scrittore Dr. Paolo De Chiara (https://it.wikipedia.org/wiki/Paolo_De_Chiara), storica Agenda Rossa anch’Egli, autore dei libri: “Il Veleno del Molise. Trent'anni di omertà sui rifiuti tossici” premio Ilaria Rambaldi sezione giornalismo, “Testimoni di Giustizia” e “Il Coraggio di dire No. Lea Garofalo, la donna che sfidò la ‘ndrangheta” e collaboratore del quotidiano online “Resto al Sud” (Restoalsud.it) e della testata nazionale online contro le mafie "Malitalia" (Malitalia.it) oltre che moderatore, nelle date del 3 e 4 giugno 2016, dei seminari nel “Campus della Legalità” nazionale che si terrà a Priverno (Latina) organizzato dalle Agende Rosse. Molto efficace e dirompente, comunicativamente parlando, il suo coinvolgente, storico e documentato intervento, con riferimento ai tanti “morti ammazzati dalle mafie – montagne di merda-” ricordandone i nomi – “Peppino Impastato, Borsellino, Falcone e le Scorte, Nino Agostino, Don Puglisi, Don Peppe Diana, Lea Garofalo, Siani, Pippo Fava, Beppe Alfano”, scusandosi per non riuscire a citarLi tutti e facendo capire ai ragazzi che noi tutti abbiamo un obbligo Morale nei confronti di queste persone (e dei Familiari) che hanno sacrificato le proprie vite per lasciarci un’Italia migliore. Successivamente ha evidenziato le dinamiche ed i comportamenti delle cosiddette ecomafie e di come queste, con riferimento ad atti processuali, si siano infiltrate e radicate negli ultimi decenni soprattutto anche nel suo amato Molise ed in Abruzzo.

A seguire è stata la volta del Dr. Massimo Ranieri geologo esperto di bonifiche ambientali e Presidente della Ecolan che, con la sua estrema calma, disponibilità e professionalità, ha dapprima proposto un breve video storico del dopoguerra sulla prima “raccolta differenziata” che si effettuava a Milano e successivamente con un video illustrativo/divulgativo l’attività che l’azienda svolge al fine di gestire ed ottimizzare tutto il ciclo della raccolta differenziata dei rifiuti ed il successivo trattamento con recupero e vendita dei singoli materiali. Nel suo intervento ha evidenziato, così come nell’istruzione e nella sanità, che anche il settore dei rifiuti se ben pianificato e gestito può e deve rimanere di competenza pubblica con notevoli vantaggi per l’utenza di efficienza ed ottimizzazione di costi che nel tempo si ripercuotono sulla collettività. Oltre ad evidenziare quella che deve essere una cultura da trasmettere ai giovani del rispetto dell’ambiente e quindi della raccota differenziata da effettuare assieme ai propri genitori.

Il Prof. Biasone ha presentato il lavoro svolto da una classe quinta (V°) in merito alla situazione attuale della cosiddetta “terra dei fuochi” con dati statistici riepilogativi sulle patologie e della situazione delle innumerevoli discariche tossiche/nocive presenti in tutt’Italia e dei comportamenti perversi che le cosiddette “ecomafie” adottano sul territorio nazionale nella gestione illecita ed illegale del settore.

Il Prof. Don Emiliano Straccini ha portato il suo saluto richiamando l’enciclica (dal greco enkýklos, "in giro", "in circolo") lettera pastorale del Papa della Chiesa cattolica su materie dottrinali, morali e sociali, indirizzata ai vescovi della Chiesa stessa e, attraverso di loro, a tutti i fedeli evidenziando quali dovrebbero essere i comportamenti quotidiani, dapprima dei Parroci e quindi di tutti i cittadini.

A conclusione dell’evento la Preside ha voluto omaggiare gli intervenuti con due simbolici omaggi: la raccolta di tre libri “Storia di Casoli - la società, gli eventi” 1- Dalle origini alla fine dell’ottocento del Prof. Nicola Fiorentino; 2- Il novecento del Dr. Vincenzo Rossetti; 3- Documentazione e approfondimenti (Autori vari); edita dall’Amministrazione Comunale di Casoli che “dedica l’opera ai casolani (e non solo!) e, in particolare, ai giovani ed alle future generazioni affinchè possano edificare una società sempre migliore, avendo come riferimento l’identità storica della nostra comunità, magnificamente ricostruita dagli autori”. Oltre che un altro libro del cinquantesimo anniversario dell’istituto riepilogativo della sua storia e intitolato all’Ingegnere casolano Algeri Marino (Casoli, 1894 – Roma, 1967) che è stato collaboratore di Guglielmo Marconi, pioniere dell'uso della radio in aviazione: ideò e costruì gli impianti ricetrasmittenti dei dirigibili Norge e Italia per le spedizioni polari di Umberto Nobile e per la crociera transatlantica di Italo Balbo del 1933. Generale del genio aeronautico, fu direttore delle ricerche del Ministero dell'Aeronautica e promosse l'istituzione dei laboratori dell'aeronautica militare di Guidonia. Nel 1948 divenne professore ordinario di comunicazioni elettriche presso l'università di Roma, di cui diresse anche l'istituto di elettronica. Fu promotore e coordinò la realizzazione della rete italiana di ponti radiotelefonici a banda larga.

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Inserito da Redazione alle ore 15:22:36  Storia - visite: 8286 
Roccascalegna ricorda la tragedia di Fontacciaro avvenuta 60 anni fa

di Geremia Mancini  (Presidente onorario “Ambasciatori della fame”)

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Una foto di gruppo scattata pochi giorni della tragedia

Erano le 12,45 del 12 maggio del 1956, quando all’interno della galleria in località Fontacciaro di Roccascalegna, dove si lavorava per la costruzione della Centrale Idroelettrica del Sangro Aventino (lavori dati in concessione all’ACEA di Roma che venivano eseguiti dalla ditta “Volpe”) scoppiò l’inferno. Una paurosa esplosione causata da una fuoruscita di gas provocò il crollo di una galleria. Gli operai si trovavano a circa metà del secondo braccio quando improvvisamente avvenne la tragedia. Per la violenza dello scoppio gli operai vennero scagliati contro le pareti mentre l’abbondante terriccio staccatosi dalla volta li seppellì. Il disastro avvenne circa un’ora prima dell’inizio dell’ultimo turno. La penultima squadra composta di sette minatori, stava addentrandosi nella galleria a forma di “T”. Uno solo dei sette minatori, Lorenzo Fiorillo, si salvò perché, questa fu la sua fortuna, venne scagliato quasi al punto di biforcazione del tunnel. Il povero Fiorillo, contuso ed ustionato riuscì comunque a raggiungere l’imbocco della galleria per lanciare l’allarme e chiedere soccorso. Subito dopo perse i sensi. Il primo ad intervenire fu l’Ingegnere Borrione che si precipitò, coraggiosamente, all’interno della galleria seguito, dopo poco, da altri minatori. Ma l’ingegnere dopo aver raggiunto il primo cadavere svenne per le forti esalazioni di gas ancora presenti. Fu lanciato l’allarme e arrivarono, da ogni parte, i Vigile del Fuoco. Uno di loro, Antonio D’Alonzo, rischiò di soffocare. Il recupero delle salme fu particolare difficile e lungo. Intanto fuori dalla galleria si udivano le strazianti e disperate grida dei familiari. Alla fine si contarono, purtroppo, ben sei vittime: Vincenzo Di Giovannangelo (anni 27) di Roccascalegna; Agostino Cipressi (anni 47) di Manoppello;  Giovanni Mattioli (anni 36) di Ripa Teatina; Emilio Sparvoli (anni 26) di Pievefavera frazione di Caldarola (MC); Domenico Di Bartolomeo (anni 47) di Manoppello; Antonio Persoglio (anni 19) di Roccascalegna. 

Il 5 giugno del 1956 l’On. Raffaele Sciorilli Borrelli di Atessa presentò una circostanziata interrogazione che suonava come un duro “J'accuse” verso la proprietà e le istituzioni responsabili:

Il sottoscritto chiede d’interrogare il ministro del lavoro e della previdenza sociale, per sapere se non ritenga opportuno predisporre una immediata e severa inchiesta per accertare le cause e le responsabilità del grave disastro avvenuto in località Fontacciano, nel comune di Roccascalegna (Chieti), dove hanno trovato la morte, sotto una galleria, sei operai, mentre un altro è rimasto gravemente ferito e per assodare, più in particolare, se cono state rispettate tutte le norme a riguardo, ultima tra esse il decreto del Presidente della Repubblica del 20 marzo 1956, n. 320, recante ( Norme per la prevenzione degli infortuni e l’igiene del lavoro in sotterraneo ). Per conoscere, altresì, se non si ritenga necessario per il futuro, allo scopo di evitare il ripetersi di così luttuosi incidenti, che gli organi governativi e i datori di lavoro tengano maggior conto dei suggerimenti e delle rivendicazioni degli operai; al riguardo è da ricordare che erano stati di recente licenziati, per rappresaglia, due membri della commissione interna del cantiere Fontacciaro che erano stati alla testa di tutti gli operai scesi in sciopero per 15 giorni, nel febbraio 1956, per reclamare l’indennità “gas“ che venne negata dalla ditta Volpe, mentre in data 24 aprile 1956 la camera del lavoro di Casoli aveva inviato un esposto alla C.G.I.L. per denunciare la violazione delle norme intese a tutelare l’integrità fisica, la vita e la libertà dei lavoratori. L’interrogante chiede, infine, che una pensione straordinaria sia erogata alla vedova e agli orfani di queste sei vittime del lavoro, mentre a parecchi giorni dalla esplosione quattro salme giacciono ancora sotto la tragica finestra 6 , facente parte del complesso dei lavori per la costruzione della centrale idroelettrica di Sant’Angelo sul Sangro-Aventino.”

Come sempre, purtroppo, solo dopo pochi giorni sulla tragedia di Roccascalegna scese la vergognosa “nebbia della dimenticanza”. Naturalmente nessun colpevole se non, come sempre, la "tragica fatalità". Mentre si sapeva con certezza che già, più volte, vi erano stati episodi che avrebbero dovuto e potuto allarmare.Negli anni questa vicenda è stata consegnata al dolore e al ricordo dei familiari. Il solo comune di Roccascalegna si è fatto, meritoriamente, carico di onorare quei morti. Occorre, invece, che vicende come queste entrino di diritto nella memoria condivisa di un Paese.

Tutti i giornali dell’epoca su pagina nazionale riportarono importanti articoli. Ecco alcuni titoli: “Corriere della Sera”: “Sei operai uccisi nel chietino da una violenta esplosione di gas” ; “L’Unità”: “l’impresa per non pagare l’indennità aveva negato la presenza di gas e licenziato due membri della Commissione Interna”; “Il Messaggero”: “Tragico infortunio sul lavoro in Abruzzo”; “Il Tempo”: “Tragica attesa dei familiari delle vittime davanti alla galleria di Roccascalegna”; “La Stampa”: “Sei minatori morti in una galleria per uno scoppio improvviso di metano

Il Sindaco di Roccascalegna e i parenti delle vittime della tragedia di Fontacciaro

 

Immagini del 13/05/2016


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