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Ne parla Vincenzo Rossetti nel suo ultimo libro
"Ecografia politica di una comunità. 1890-1952" nel
capitolo intitolato "Il mistero dei danni alla chiesa di
santa Reparata", dove si legge che il primo intervento,
inerente solo il rifacimento del tetto, fu
appaltato all'impresa Aladino Fiorentino con
consegna dei lavori risalente al 6 Novembre del 1947
e contratto stipulato il primo Dicembre. I lavori furono
ultimati il 4 Maggio del 1948. Si legge inoltre sul citato
libro di V. Rossetti: "I lavori di
completamento della chiesa assimilabile a parrocchiale, forse per
usufruire dei fondi statali, furono affidati con contratto del
30 Novembre 1950, all'impresa
Belfatto Pietro di Luigi di Casoli,
sotto la direzione dell'Ingegnere Placido Ricci del
Genio Civile". Durante i lavori (ultimati e collaudati
il 4 Aprile del 1952), furono redatte diverse
perizie di variante. Una di queste risale alla data del Computo
Metrico Estimativo qui riportato in parte, al fine di evidenziare
una voce che ci toglie ogni dubbio sullo stato di conservazione di
135 mq di soffitto, che all'epoca necessitava di un
intervento di restauro, previo smotaggio delle formelle e
consegna del tutto alle autorità ecclesiastiche che avrebbero dovuto
conservare il soffitto qui a Casoli, molto probabilmente in attesa
di un intervento di recupero previo appalto, da affidare alle
maestranze competenti nel settore. Si legge infatti nella
voce n. 25 del Computo Metrico: "Smontaggio
dell'esistente soffitto di legno a cassettonato con tutte le
precauzioni , per l'integro recupero dei dipinti, secondo come
ordinerà la Direzione dei lavori, completo l'onere dei ponteggi e
quanto altro occorre e il trasporto in siti che saranno destinati
dalle autorità ecclesiastiche - inizilmente avevano
scritto "comunali" - ma nell'ambito dello stesso
abitato"
Scrive ancora Rossetti:
"Siccome dagli atti contabili (...)
si evince che la rimozione fu efettuata dall'appaltatore e
pagata dalla direzione dei lavori, è da pensare che i preziosi
dipinti furono recuperati integri e dovrebbero essere entrati in
possesso del clero casolano". Ricordiamo a tal
proposito che a dirigere la Parrocchia all'epoca era Don
Tancredi Madonna.
"Ulteriori documenti dovrebbero
trovarsi presso la Curia" dice Rossetti, ma
all'epoca della ricerca che facemmo noi di casoli.org
sulla scomparsa del soffitto, non trovammo nulla né presso
la Curia, né presso la Soprintendenza a l'Aquila, dove. l'unico
documento riguardante S. Reparata che conservavano, erano alcune foto
in bianco e nero del trittico di Santa Liberata, prima del restauro.
Si brancola, quindi, ancora nel buio! Ma una cosa è certa:
135
metri quadrati di soffitto (Monumento Nazionale), non possono
scomparire nel nulla senza lasciare una minima traccia di sé in
qualche parte del mondo.
In un'intervista inedita, del
18 Aprile 2005, rilasciata dal testimone oculare
Don Mario Di Cola e svoltasi presso la Curia di
Chieti, il sacerdote, che all'epoca era un novizio vice parroco pro
tempore, asseriva che tutte le tavole del prezioso soffitto,
furono avvolte in sacchi di juta e caricate su un
camion dell'impresa Belfatto e ciò avveniva sotto i suoi occhi.
Tuttavia, ciò che ci stupisce
molto, è anche il silenzio che c'è
stato dopo questa vicenda. Né un'autorità, né uno storico, né un
intellettuale del luogo e dell'epoca, si è indignato al cospetto di
tale scempio, denunciando o scrivendo ciò che era realmente accaduto.
Tutto è passato sotto silenzio, tutti hanno dimenticato la verità e
tanti, purtroppo, continuano a scivere che il soffitto andò
completamente distrutto durante la Seconda Guerra Mondiale.