Amanti di-vini
Da un'esperienza unica dell'Epifania vissuta tra i Colli
di ...
« Nella luce impigliata dei riflessi scintillanti, nei
sottili lacci cristallini, avvertivamo i flebili lamenti delle gocce dorate
prigioniere di quel miraggio , carezzato da un profumo insolito come portato da
venti orientali che spirano di lontano »
di Nicola M.
Mirabili sotterfugi d’alchimisti m’intorbidivano la mente
mentre un’aria limpida e serenissima rischiarava la vista fino al mare ed
oltre ancora; fu allora che le benedizioni del creato sconvolsero con la loro
naturalezza ed io rimasi ammirato a guardarle, a contemplare oltre i limiti
dell’umana conoscenza. Eppur ero su un modesto ciglio di terra, umido e
stretto, appena appena sfiorato dalla rara carezza del crudo mese di gennaio; in
un terra già vista, di amici cari, vissuta con quotidiana leggerezza, con la
Maiella che come d’abitudine sormontava sprezzante dall’eterno della sua
esistenza ed il cielo, sempre troppo uguale a se stesso, accoglieva i “desideri
lucenti” degli uomini sognanti. Tutti gli abbracci del sole, del monte,
del mare , mi scaldavano le membra dal freddo continuo della vita e mirai
l’eccelso.
Si presentò con l’anima schietta di un nettare antico ,
sotto i cui morbidi colpi hanno giaciuto i grandi della storia , senza distinguo
per valore o nullità, col garbo tipico dei nobili, abituati ad altri sentori,
incupendo superbo ciò che sorgeva sotto di se: mai giunsi a tali profondità,
mai da più in alto guardai cosi profondamente nell’olimpo dei beati . La
materia, caldamente cullata dalle impercettibili vibrazioni degli anni ,
confortata da una cara argilla, sorse nella luce, nel mattino di un sole
limpidissimo ,brillante di gaia giovinezza, rischiarando con fulgenti bagliori
dorati gli occhi di tutti, lasciandoci curiosi a contemplare con ieratico
asservimento sino alla completa rivelazione. Sentivamo la sua chiarezza ben
oltre la barriera del freddo vetro che filtrava i colori splendenti ,che si
riversavano del mondo e nel sole ,il più caro amico, con l’emozione di una
prima volta. Fu tutto un solo bagliore illuminante che colpì per l’intensità
magnifica i sensi con un turbinio di giovanile pienezza, mai asservito alle
imprudenze dell’età.
Nella luce impigliata dei riflessi scintillanti, nei sottili
lacci cristallini, avvertivamo i flebili lamenti delle gocce dorate prigioniere
di quel miraggio , carezzato da un profumo insolito come portato da venti
orientali che spirano di lontano. Non passò molto che il secondo gradino della
perfezione diradò le fosche nubi che lo proteggevano e chiamò a gran voce nel
suo regno, fatto non più di giovanili e spensierate chiarezze ma ornato di
tante illusioni mature , riverberi assennati di un entità ben salda nella sua
serietà disinibita che ci salivano al viso aleggiando lentamente sotto gli
occhi increduli : materia mirabilmente plasmata in granati lividi e sognanti ,
leggermente ammiccante la vanità ;degna e decisa nel suo veleggiare verso i
sensi di noi miseri mortali , ricordando l’onore antico di una genia ormai
scomparsa; fiera dissipatrice della sua potenza in un impeto di superba
derisione e di traboccante umiltà ci indicava lentamente la via per la
dimensione del sogno dove l’effetto di tali aromi sopraffini confonde pensieri
ed azioni in una mitica tensione verso l’eterno.
Ancor sereni e riparati dalla piacevole sicurezza infusaci
poco prima guardavamo tranquilli verso il passaggio che si avvicinava di
lontano, e le nostre certezze, già duramente provate, vacillarono tremendamente
di fronte alla magnificenza dell’eccelso: gli andammo incontro come si va alla
casa del padre, timorati e rispettosi, genuflessi sino in terra per cogliere il
suo flebile afflato, tanto basso e velato nel suo sgorgare e così tanto potente
nel manifestare la propria potenza dominatrice.
Ci rapì la dolcezza smisurata del suo bacio , il piglio
giocoso dell’approccio, l’aspetto posato e conturbante , l’abbraccio caldo
ed avvolgente ed il ricordo, appena creato ,di una persistenza sconfinante nel
divino, tolse voce umana alle bocche. Miravamo l’eccelso, percependolo oltre i
sensi umani, penetrato nel profondo dell’animo, dirigerci sul sentiero della
purezza dove l’uomo è ancora nudo e si stupisce mirabilmente di se stesso e
su quel viottolo, lastricato delle dure pietre del destino, facemmo ritorno
felici e vaghi di vivere ancora.