Siamo ormai dentro una porcilaia. Il letame e
il fetore sono diventati insopportabili. Non c’è giorno che non si venga
investiti dalla notizia di uno scandalo. Se ne affollano tanti che si fa
fatica a ricordarli tutti. Siamo arrivati ad un tale grado di
saturazione che lo scandalo non fa più scandalo. Anche l’Abruzzo,
fino a pochi anni fa ritenuto quasi un’isola felice, lontano dalla mafia
e dalla corruzione politica, è entrato a pieno titolo nella “modernità”. Con zio Remo, con Gaspari, c’era un arcaico clientelismo
familistico, ma non il malaffare, non le cricche sanguisughe degli
appalti, delle opere pubbliche.
E’ di appena ieri l’ultimo megaladrocinio. Il
procuratore parla nientemeno di “un sistema che finanziava tutti i
partiti”. Un tizio, fino a ieri sconosciuto ai più, grazie a
tangenti e finanziamenti elettorali, aveva il monopolio dei rifiuti
in Abruzzo. Era lui che faceva i prezzi del servizio, era lui che
frenava lo sviluppo della raccolta differenziata per il futuro business
dell’inceneritore che avrebbe dovuto smaltire, senza gara di
appalto, i rifiuti della regione. Agli arresti domiciliari sono
finiti l’impresario e l’assessore regionale alla sanità, mentre due
senatori sono indagati. Questi penserà a immunizzarli il Senato, come la
Camera dei deputati per Cosentino.
Mentre scoppia l’ennesimo scandalo, la Regione
nomina il vicecommissario alla ricostruzione dell’Aquila. Fra i
tanti cittadini onesti e competenti, chi ti sceglie? Indovinate un po’?!
Un signore condannato dalla Corte dei Conti per “culpa in vigilando”
e conflitto d'interessi nell’allegra gestione della Perdonanza. A
che santo affidarsi?