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Dal Texas sui passi del padre lungo il sentiero della libertà
Andrew Hill, portandosi con se un prezioso diario, ripercorre il sentiero che 67 anni fa dette la libertà al padre Rodney, un soldato della Royal

 Dal Texas sui passi del padre lungo il sentiero della libertà

di Ezio Pelino

Andrew Hill con il cognato

E’ il 13 gennaio 2011. Mentre scrivo, un signore inglese di una sessantina d’anni, accompagnato dal cognato, è in cammino da Sulmona a Casoli attraverso la Maiella innevata, lungo il tracciato de “Il sentiero della libertà”. Si chiama Andrew Hill. E’ venuto da oltre oceano, dal Texas, da Huston, al solo scopo di ripercorrere la grande montagna abruzzese, quella che aveva restituito la libertà al padre, Rodney, un soldato della Royal Artillery. Prigioniero a Fonte d’Amore, fuggiasco, era tornato ad essere un uomo libero su quel valico e, ricongiuntosi ai suoi commilitoni, al di là della linea Gustav, un combattente.

Il figlio ha scelto volutamente lo stesso giorno e lo stesso mese di 67 anni fa, di quel tragico 1944, con l’Italia spaccata in due, a nord della Maiella i tedeschi, a sud gli Alleati. La montagna abruzzese ha tante cose da ricordare a lui , che bambino e giovinetto, ha sentito chissà quante volte raccontare dal padre quell’avventura, fra speranza e timore, sulle nevi di quell’inverno freddissimo, con i tedeschi che pattugliavano i valichi di frontiera.

Andrew ha voluto realizzare un sogno che coltivava da tempo. Ritrovare in qualche modo il padre, camminando sui suoi passi e rivivendo le sue stesse emozioni. Suo padre è stato uno dei tanti che conobbero le asperità e le insidie della montagna in quei tempi di morte. Furono molte, infatti, le “traversate” della Maiella da parte di prigionieri alleati, di antifascisti, di renitenti alla leva di Salò, di ebrei. Solitamente venivano accompagnati da volontari locali che facevano da guide. Dalla data, 13 Gennaio, che è la stessa della traversata di John Esmond Fox, autore del libro “Spaghetti e filo spinato” (traduzione liceo scientifico Sulmona, 2002), è facile arguire che Rodney era nel suo stesso gruppo, che la guida era Domenico Silvestri di Cantone, che erano circa cento uomini, che si erano messi in marcia alle quattro del pomeriggio, che arrivarono a Casoli alle 11:00 del mattino del 15 Gennaio dopo un cammino di 36 ore, che arrivarono solo in 47 e 22 di essi furono ricoverati in ospedale per congelamento o per spossatezza.

Dice sconsolato Fox: "Non sono mai stato in grado di sapere che cosa accadde agli altri". Le ricerche del laboratorio di storia del liceo scientifico di Sulmona, negli 1992-2005, hanno permesso di ricostruire l’epopea delle fughe verso il sud, attraverso la memorialistica inglese, parte tradotta e parte da tradurre, riscontrata sulle testimonianze locali. E’ stato possibile così, conoscere i nomi di quei coraggiosi che rischiavano la vita per traghettare quegli uomini attraverso i valichi montani, come pure conoscere i personaggi più importanti che trovarono la salvezza sul sentiero della Maiella e ricostruire le date e gli esiti fortunati o tragici delle spedizioni.
Sappiamo, per esempio, che Domenico Silvestri fu una delle guide più attive e che al filosofo Guido Calogero che gli offriva del denaro, rispose con grande dignità: "Se vi porterò oltre le linee, lo farò senza compenso: non si fa mercato della vita umana". Sappiamo che lo stesso Silvestri e il suo gruppo in un’altra spedizione, l’11 Mmarzo del ‘44, finirono in mano dei tedeschi. Ce lo racconta Mario Colangelo di Bugnara, scomparso recentemente. Avevano superato la Maiella, erano discesi alla valle dell’Aventino, ma quando presero a salire per Lettopalena, i tedeschi iniziarono a sparare con le mitragliatrici. Chi scappava, chi si riparava dietro dei grandi massi, chi, armato, rispondeva al fuoco. Alcuni saltarono sulle mine. Molti tornarono ad essere prigionieri. Sappiamo che persino il parroco di Bugnara, nonostante fosse centurione cappellano della Milizia, ospitava in canonica gli organizzatori delle “traversate”. Carlo Azeglio Ciampi e Calogero frequentarono per questo scopo la canonica e una volta dovettero velocemente dileguarsi per l’improvviso arrivo del tedeschi. Il sottotenente Ciampi partì il 24 Marzo del ‘44 con la guida Alberto Pietrorazio e poté raggiungere il suo reparto Autieri a Bari. La sua spedizione fu fortunata, nonostante una terribile tormenta che causò l’abbandono lungo la strada di molti compagni e disorientò la stessa guida, tanto che un certo Mario (Di Cesare o Grande?) si decise a prendere il suo posto e lo stesso Ciampi si dette da fare con la sua piccola bussola. Su quell’ impresa scrisse un prezioso diario, poi regalato al liceo scientifico di Sulmona, in riconoscimento della attività storiografica svolta, e pubblicato, nel 2003, dalla Laterza.

Il libro più affascinante sulle traversie dei prigionieri di guerra è dovuto alla penna di un grande scrittore e poeta sudafricano, Uys Krige, divenuto nel dopoguerra amico di Ignazio Silone, che del suo libro dice: “costituisce l’elogio più sincero e serio che sia stato scritto sulla gente di questi monti”. Si tratta di “The way out”, tradotto dalla Vallecchi nel 1965 con il bel titolo “Libertà sulla Maiella”.

Andrew Hill, il romantico angloamericano che è tornato sulla Maiella, ha portato con sé un prezioso diario di guerra, quello del padre, che conferma, fra l’altro, un eccezionale antefatto già riportato dal libro “Non aver paura” di J. Furman. Rodney Hill era fra quella decina di prigionieri che furono fatti fuggire rocambolescamente dall’ospedale dell’Annunziata di Sulmona con delle lenzuola annodate. La temeraria e quasi folle operazione era stata organizzata dal gruppo locale che aiutava i tanti prigionieri di guerra fuggiaschi, con la complicità di due medici dell’ospedale.

Inserito da Redazione il 21/01/2011 alle ore 09:43:23 - sez. Storia - visite: 3353