Andrew Hill con il cognato
E’ il 13 gennaio 2011. Mentre scrivo, un signore
inglese di una sessantina d’anni, accompagnato dal cognato, è in
cammino da Sulmona a Casoli attraverso la Maiella innevata, lungo il
tracciato de “Il sentiero della libertà”. Si chiama
Andrew Hill. E’ venuto da oltre oceano, dal Texas, da Huston,
al solo scopo di ripercorrere la grande montagna abruzzese, quella che
aveva restituito la libertà al padre, Rodney, un soldato della Royal
Artillery. Prigioniero a Fonte d’Amore, fuggiasco, era tornato ad
essere un uomo libero su quel valico e, ricongiuntosi ai suoi
commilitoni, al di là della linea Gustav, un combattente.
Il figlio ha scelto volutamente lo stesso giorno e
lo stesso mese di 67 anni fa, di quel tragico 1944, con l’Italia
spaccata in due, a nord della Maiella i tedeschi, a sud gli Alleati. La
montagna abruzzese ha tante cose da ricordare a lui , che bambino e
giovinetto, ha sentito chissà quante volte raccontare dal padre
quell’avventura, fra speranza e timore, sulle nevi di quell’inverno
freddissimo, con i tedeschi che pattugliavano i valichi di frontiera.
Andrew ha voluto realizzare un sogno che coltivava
da tempo. Ritrovare in qualche modo il padre, camminando sui suoi
passi e rivivendo le sue stesse emozioni. Suo padre è stato uno dei
tanti che conobbero le asperità e le insidie della montagna in quei
tempi di morte. Furono molte, infatti, le “traversate” della Maiella da
parte di prigionieri alleati, di antifascisti, di renitenti alla leva di
Salò, di ebrei. Solitamente venivano accompagnati da volontari locali
che facevano da guide. Dalla data, 13 Gennaio, che è la stessa
della traversata di John Esmond Fox, autore del libro “Spaghetti
e filo spinato” (traduzione liceo scientifico Sulmona, 2002), è
facile arguire che Rodney era nel suo stesso gruppo, che la guida
era Domenico Silvestri di Cantone, che erano circa
cento uomini, che si erano messi in marcia alle quattro del
pomeriggio, che arrivarono a Casoli alle 11:00 del mattino del 15
Gennaio dopo un cammino di 36 ore, che arrivarono solo in 47 e 22
di essi furono ricoverati in ospedale per congelamento o per spossatezza.
Dice sconsolato Fox: "Non sono mai stato in grado
di sapere che cosa accadde agli altri". Le ricerche del laboratorio
di storia del liceo scientifico di Sulmona, negli 1992-2005, hanno
permesso di ricostruire l’epopea delle fughe verso il sud, attraverso la
memorialistica inglese, parte tradotta e parte da tradurre, riscontrata
sulle testimonianze locali. E’ stato possibile così, conoscere i nomi
di quei coraggiosi che rischiavano la vita per traghettare quegli
uomini attraverso i valichi montani, come pure conoscere i personaggi
più importanti che trovarono la salvezza sul sentiero della Maiella e
ricostruire le date e gli esiti fortunati o tragici delle spedizioni.
Sappiamo, per esempio, che Domenico Silvestri fu una
delle guide più attive e che al filosofo Guido Calogero che gli offriva
del denaro, rispose con grande dignità: "Se vi porterò oltre le linee,
lo farò senza compenso: non si fa mercato della vita umana". Sappiamo
che lo stesso Silvestri e il suo gruppo in un’altra spedizione, l’11
Mmarzo del ‘44, finirono in mano dei tedeschi. Ce lo racconta Mario Colangelo
di Bugnara, scomparso recentemente. Avevano superato la Maiella, erano
discesi alla valle dell’Aventino, ma quando presero a salire per
Lettopalena, i tedeschi iniziarono a sparare con le mitragliatrici. Chi
scappava, chi si riparava dietro dei grandi massi, chi, armato,
rispondeva al fuoco. Alcuni saltarono sulle mine. Molti tornarono ad
essere prigionieri. Sappiamo che persino il parroco di Bugnara,
nonostante fosse centurione cappellano della Milizia, ospitava in
canonica gli organizzatori delle “traversate”. Carlo Azeglio Ciampi e
Calogero frequentarono per questo scopo la canonica e una volta
dovettero velocemente dileguarsi per l’improvviso arrivo del tedeschi.
Il sottotenente Ciampi partì il 24 Marzo del ‘44 con la guida Alberto Pietrorazio e poté raggiungere il suo reparto Autieri
a Bari. La sua
spedizione fu fortunata, nonostante una terribile tormenta che causò
l’abbandono lungo la strada di molti compagni e disorientò la stessa
guida, tanto che un certo Mario (Di Cesare o Grande?) si decise a
prendere il suo posto e lo stesso Ciampi si dette da fare con la sua piccola bussola. Su quell’ impresa scrisse un
prezioso diario, poi
regalato al liceo scientifico di Sulmona, in riconoscimento della
attività storiografica svolta, e pubblicato, nel 2003, dalla Laterza.
Il
libro più affascinante sulle traversie dei prigionieri di guerra è
dovuto alla penna di un grande scrittore e poeta sudafricano, Uys Krige,
divenuto nel dopoguerra amico di Ignazio Silone, che del suo libro dice:
“costituisce l’elogio più sincero e serio che sia stato scritto sulla
gente di questi monti”. Si tratta di “The way out”, tradotto dalla
Vallecchi nel 1965 con il bel titolo “Libertà sulla Maiella”.
Andrew
Hill, il romantico angloamericano che è tornato sulla Maiella, ha
portato con sé un prezioso diario di guerra, quello del padre, che
conferma, fra l’altro, un eccezionale antefatto già riportato dal libro
“Non aver paura” di J. Furman. Rodney Hill era fra quella decina di
prigionieri che furono fatti fuggire rocambolescamente dall’ospedale
dell’Annunziata di Sulmona con delle lenzuola annodate. La temeraria e
quasi folle operazione era stata organizzata dal gruppo locale che
aiutava i tanti prigionieri di guerra fuggiaschi, con la complicità di
due medici dell’ospedale.