Sono preoccupanti i risultati del monitoraggio
effettuato da Legambiente in Abruzzo: sono 9 infatti i punti critici
segnalati nella regione per inquinamento microbiologico causato da fossi
e foci di torrenti. Sette i punti risultati fortemente inquinati,
cioè con concentrazioni di batteri fecali superiori al doppio dei limiti
previsti dalla legge. Questo quanto riportato oggi in conferenza stampa
a Pescara da Goletta Verde, la celebre campagna di Legambiente dedicata
al monitoraggio e all’informazione sullo stato di salute delle coste e
delle acque italiane, realizzata anche grazie al contributo del
Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati, di Corepla, Consorzio Ecogas e
Novamont . Ad esporre i risultati delle analisi realizzate dai biologi
di Legambiente sul territorio regionale sono intervenuti Stefano Ciafani,
responsabile scientifico di Legambiente, Angelo Di Matteo, presidente di
Legambiente Abruzzo, Antonio Sangiuliano, coordinatore della segreteria
di Legambiente Abruzzo, Antonio Mastrostefano, direttore Strategie,
Comunicazione e Sistemi del COOU.
Dagli elementi raccolti dal laboratorio mobile dei tecnici
dell’associazione ambientalista, risulta evidente che, anche in
Abruzzo, l’inefficienza, ed in taluni casi la mancanza, di adeguate
strutture di depurazione per le acque reflue rappresenta un’emergenza a
cui è doveroso porre rimedio al fine di garantire a cittadini e
turisti la possibilità di godere delle bellezze marine senza correre
rischi di tipo sanitario. Le analisi dei tecnici di Goletta Verde hanno
permesso di effettuare un’istantanea sulla qualità delle acque
regionali, e hanno messo in evidenza diverse situazioni critiche.
Sei i punti critici emersi in provincia di Chieti. Tra questi, il
prelievo effettuato nel comune di San Salvo in località di San Salvo
Marina, presso il Fosso Buonanotte, è stato classificato come
inquinato. Nel comune di Rocca San Giovanni, in località Contrada
Foce, i risultati dei campionamenti nel Torrente Valle delle
Grotte hanno evidenziato la presenza di acque fortemente inquinate.
Sempre nella stessa provincia, altri due punti sono stati segnalati per
gli alti livelli di inquinamento microbiologico. Il primo, nel comune di
Torino di Sangro, in località Lago Dragoni, campionato presso il
Fosso del Diavolo, è risultato fortemente inquinato. Il secondo,
ricadente nel comune di Fossacesia, in località San Giovanni in
Venere (abbazia), è stato analizzato dalle acque del Fosso San
Giovanni e ha ugualmente dato prova di essere fortemente inquinato.
I prelievi compiuti nel comune di Ortona, non hanno dato
risultati migliori: il Fosso Riccio, in località Torre Mucchia
ha evidenziato forti livelli di inquinamento. Il problema
dell’inquinamento dei fossi assume toni significativi anche nel Fosso
San Lorenzo, che insiste nel comune di Francavilla al Mare e
precisamente in località Foro Via Tosti, dove sono stati rilevati
alti livelli di contaminazione batteriologica.
Due i punti fuori legge in provincia di Teramo. Nel comune di
Silvi, in località Silvi Marina, due prelievi hanno entrambi
evidenziato alti livelli di inquinamento microbiologico. Nel primo caso,
sono state campionante le acque del Fosso Concio che sono
risultate fortemente inquinate. Stessa situazione nel secondo punto di
campionamento: le acque del Torrente Cerrano hanno evidenziato
presenza di batteri tali da essere classificate come fortemente
inquinate.
Un punto critico infine nella provincia di Pescara. Il Fosso
Mazzocco, che rientra nel territorio del comune di Montesilvano,
precisamente in località Santa Filomena, dalle analisi
microbiologiche effettuate è risultato inquinato.
“La situazione abruzzese riflette purtroppo un’emergenza nazionale
- dichiara Stefano Ciafani, responsabile scientifico di
Legambiente -. La mancata depurazione e l’inadeguatezza delle
strutture esistenti per il trattamento delle acque reflue rappresentano
un vero e proprio tallone d’Achille per il nostro Paese. Ad oggi, la
copertura del servizio in Italia arriva appena al 70%, lasciando ben 18
milioni di abitanti sprovvisti di sistemi adeguati di trattamento delle
acque. Il termine ultimo per adeguarsi alla direttiva era fissato a fine
Dicembre 2005, ma a molti anni di distanza, il “Belpaese” si ritrova con
un sistema ancora deficitario e con l’ennesima procedura d’infrazione
aperta a suo carico dalla Commissione Europea. Secondo la Gazzetta
Ufficiale europea del 29 gennaio 2011, sono 168 i Comuni medio grandi
del nostro Paese che non si sono ancora conformati alla direttiva
europea per il corretto ed efficiente trattamento dei reflui urbani.
Vorremmo tanto che il nostro Paese spendesse più utilmente i soldi
pubblici per realizzare fognature e depuratori efficienti, piuttosto che
spenderli per pagare inutilmente le inevitabili multe europee che
nessuno ci condonerà”.
“Non ci sono solo i nove punti critici evidenziati da Goletta Verde
ma anche sei tratti di costa già noti alla Regione per motivi di
inquinamento che sono risultati tali anche dalle nostre analisi -
dichiara Angelo Di Matteo presidente di Legambiente Abruzzo -.
La situazione che emerge sembra fuori controllo. Chiediamo alla Regione
ed ai Comuni di risalire alla causa di questo inquinamento per
migliorare lo stato di salute del mare abruzzese che costituisce una
delle fonti principale dell’economia della nostra regione”.
Le aree già segnalate dalla Regione Abruzzo nella delibera 185
del 14 marzo 2011 come non balneabili e permanentemente vietate o
non balneabili per motivi sanitari e soggette a misure di miglioramento
sono le foci del Fiume Osento a Torino di Sangro, Torrente Moro a San
Vito Chietino, fosso Peticcio a Ortona, Saline a Montesilvano, Tordino a
Giulianova, Vibrata a Martinsicuro.
“I divieti sulla balneazione non possono essere la soluzione del
problema - afferma Antonio Sangiuliano, coordinatore della
Segreteria di Legambiente Abruzzo -, ma si deve intervenire fornendo
di adeguati sistemi di depurazione i 365mila abitanti della nostra
regione che ne sono ancora sprovvisti, che spesso vivono
nell’entroterra. Ci auguriamo che in questa regione si intraprendano
percorsi virtuosi per sanare i problemi esistenti che a partire dalla
depurazione mettano in campo politiche ambientali degne di quella che
viene definita la Regione italiana dei Parchi”
Quest’anno il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati è Main Partner
della storica campagna estiva di Legambiente. “La difesa
dell’ambiente, e del mare in particolare, rappresenta uno dei capisaldi
della nostra azione”, ha detto in conferenza Antonio
Mastrostefano, direttore Strategie, Comunicazione e Sistemi del COOU.
L’olio usato è ciò che si recupera alla fine del ciclo di vita dei
lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili,
nelle barche e nei mezzi agricoli di ciascun cittadino. “Se eliminato
in modo scorretto - ha sottolineato Mastrostefano - questo
rifiuto pericoloso può danneggiare l’ambiente in modo gravissimo: 4
chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in mare inquinano
una superficie grande come un campo di calcio”. A contatto con
l’acqua, l’olio lubrificante usato crea una patina sottile che impedisce
alla flora e alla fauna sottostante di respirare. Lo scorso anno
nella Regione Abruzzo il Consorzio ha raccolto 3.767 tonnellate di oli
lubrificanti usati: 1.498 nella provincia di Chieti, 950 a Teramo, 660
all’Aquila e 659 a Pescara.
Il Monitoraggio scientifico
I prelievi alla base delle nostre considerazioni, vengono eseguiti dalla
squadra di tecnici di Legambiente, l’altra anima della Goletta Verde,
che viaggia via terra a bordo di un laboratorio mobile grazie al quale è
possibile effettuare le analisi chimiche direttamente in situ con
l’ausilio di strumentazione da campo. I campioni per le analisi
microbiologiche sono prelevati in barattoli sterili e conservati in
frigorifero, fino al momento dell’analisi, che avviene nei laboratori
mobili lo stesso giorno di campionamento o comunque entro le 24 ore dal
prelievo. I parametri indagati sono microbiologici (enterococchi
intestinali, escherichia coli) e chimico-fisici (temperatura dell’acqua,
pH, ossigeno disciolto, conducibilità / salinità).
Comunicato Stampa Legambiente Abruzzo del 03-07-2011