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Fosso Laio, 12 chilometri di rifiuti pericolosi da rimuovere con urgenza
Da oltre vent’anni il Laio è dominato dai rifiuti che riempiono il fosso dalle ex discariche di Guardiagrele fino allo sbocco nel fiume Aventino, territorio di Casoli

Fosso Laio, 12 chilometri di rifiuti pericolosi da rimuovere con urgenza

di Francesco Blasi

Guardiagrele - Da oltre vent’anni il suo paesaggio è dominato dai rifiuti che costellano tutti i 12 chilometri del suo corso dalle ex discariche di Colle Barone e Brugneti in pieno calanco fino allo sbocco nel fiume Aventino, territorio di Casoli. È il fosso Laio, dal 1991 ribattezzato il fiume di plastica dopo le frane che lo travolsero portando a valle migliaia di tonnellate di rifiuti scaricati negli anni cinquanta. I reati contro l’ambiente erano allora agli albori, visto che il provvedimento più clamoroso fu una comparizione davanti al giudice per gli usi civici intimata ai sindaci di Pennapiedimonte, Guardiagrele e Casoli.

Il gruppo dei Verdi in Regione reagì con un’interrogazione all’allora presidente Rocco Salini, quindi in città si costituì un comitato pro Laio tra Wwf, Club Alpino italiano e Pds. L’indignazione montò tra i pescatori della domenica, che in quella frana videro chiaramente la fine di un’epoca, quella della rilassante pesca all’anguilla. Ma a due decenni da quegli eventi blandi si scopre che l’alveo del Laio è invaso dagli idrocarburi in concentrazione di circa 15 volte i limiti di legge, come hanno dimostrato le analisi svolte a luglio in vista della bonifica. Mentre piombo, ferro, arsenico, solfati e manganese nel terreno, nella falda e nelle 1.200 tonnellate di rifiuti superstiti testimoniano che dal dirupo sui calanchi venne gettato di tutto, compresi i rifiuti ospedalieri oggi trattati alla stregua di scorie nucleari.

La Regione dovrà pagare milioni per le operazioni di bonifica richieste dall’Uea nel quadro della messa in sicurezza delle duecento ex discariche abruzzesi.
Costi che potranno aumentare rispetto ai 2 milioni previsti nel 2008. Voci di questi giorni parlano di vedute differenti tra l’Arta (Agenzia regionale per la tutela dell’ambiente) e il Comune, che vorrebbe raccogliere e selezionare i rifiuti sparsi per chilometri quadrati dal ’91, destinando la parte non pericolosa a un fosso scavato tra i calanchi in zona esente dal rischio di frane. L’Arta si orienterebbero per l’asportazione totale e il trasferimento in una regolare discarica. Diversità di vedute che potrebbe rallentare la bonifica.

Fonte: "il Centro" del 10-08-2011


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Inserito da Redazione il 13/08/2011 alle ore 07:30:26 - sez. Ambiente - visite: 2760