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Si torna a camminare sul Sentiero della libertà
Scriveva Piero Calamandrei “Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati”

Si torna a camminare sul Sentiero della libertà

di Ezio Pelino | Link correlati

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Il “Sentiero della libertà” è giunto alla XIII edizione. A chi ha ideato la rievocazione del sentiero che portava nelle terre liberate, tornano i ricordi di quella prima straordinaria esperienza. Era tanto allora l’ entusiasmo ma altrettanta la preoccupazione. C’era tutto da inventare. A cominciare dal percorso. Gli ex prigionieri inglesi, con cui collaboravamo, volevano raggiungere e oltrepassare il mitico Sangro, il tragico fiume della linea Gustav. Noi volevamo raggiungere Casoli, nel ricordo delle traversate della Majella e delle eroiche guide di montagna sulmonesi. Per volontà dei reduci inglesi, la prima edizione del Sentiero ebbe come destinazione Castel di Sangro. Appariva, per una scuola, quel primo coinvolgimento un impegno ciclopico. Bisognava assicurare a centinaia di persone pasti caldi e un letto in paesi le cui amministrazioni comunali erano impreparate, se non infastidite o ostili. Ma non ci scoraggiammo. Gli incontri, le riunioni, le concertazioni si susseguirono. Si coinvolsero istituzioni, enti, associazioni, volenterosi.

Fu una sorpresa assoluta l’incredibile telefonata del giornalista Arrigo Levi che mi comunicava che il Presidente della Repubblica sarebbe venuto a Sulmona, per inaugurare la partenza del “Sentiero”. Mi annunciava, anche, che Ciampi si era ricordato di un suo diario scritto in occasione della traversata della Maiella insieme ad una sessantina di fuggiaschi inglesi e del suo amico sulmonese Carlo Autiero e del fratello Oscar. Ce lo spedirono. Pubblicammo immediatamente quel documento prezioso e successivamente la casa editrice Laterza ci chiese l’autorizzazione per rieditarlo, come avvenne.

La complessa logistica del primo Sentiero fu affidata ad un esperto, al generale Nunzio Fontecchio.

La piazza principale della città, la piazza Garibaldi, il 17 maggio 2001, era affollata. Centinaia erano gli ex-prigionieri con i loro familiari, inglesi, canadesi, sudafricani, neozelandesi. E, sul palco, Carlo Azeglio Ciampi. Era tornato nella terra che lo aveva accolto dopo l’8 settembre. Dal 1957 Sulmona non ospitava un Capo dello Stato. La visita di Gronchi era dovuta al Bimillenario Ovidiano, quella di Ciampi ricordava il tragico periodo della guerra, l’aiuto generoso della popolazione ai prigionieri fuggiaschi con cui divise “il pane che non c’era”. Veniva ad inaugurare quel sentiero che il giovane sottotenente Ciampi, nel marzo del ’44, aveva percorso per ricongiungersi al suo reparto e partecipare alla liberazione dell’Italia. Era il sentiero dei prigionieri alleati evasi dai campi di concentramento, il più vicino a noi, quello della Badia, e di coloro che fuggivano l’oppressione nazista. “Anch’io fui uno di loro”, ricordò il presidente, “lasciai Sulmona, lasciai coloro che mi avevano accolto come un fratello, la sera del 24 marzo del 1944. In quelle giornate, in quei mesi di tragedia e di gloria, le popolazioni di queste regioni diedero prova di straordinario eroismo e di grande spirito umanitario”.

Anche quest’anno, dal 26 aprile, centinaia di giovani si metteranno in cammino, attraverso la Majella. Sui passi di coloro che fuggivano dalle terre “tedesche” e si arrischiavano a superare la linea Gustav.

Il sentiero racconta tante storie. Molti, comprese le guide, finirono catturati dai tedeschi e deportati in Germania. Una lapide al valico del Guado di Coccia, rimossa per la costruzione della seggiovia e ricollocata dal liceo scientifico di Sulmona, ricorda un eroe solitario, il tenente dell’aeronautica Ettore De Corti, ucciso dai tedeschi perché reagì sparando ad una loro pattuglia.

A Taranta Peligna, il sacrario della Brigata Maiella testimonia la straordinaria storia di un Corpo di volontari che, al comando di Ettore Troilo, percorse il sentiero in senso inverso per continuare a combattere oltre l’Abruzzo, fino alla liberazione di Bologna.

Ezio Pelino

Inserito da Redazione il 27/04/2013 alle ore 11:10:36 - sez. Storia - visite: 2984