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Inserito da Redazione il 27/04/2013 alle ore 11:10:36 - sez. Storia - visite: 2982
Si torna a camminare sul Sentiero della libertà
Scriveva Piero Calamandrei “Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati”
Si torna a camminare sul Sentiero della libertà
di
Ezio Pelino |
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edizione
Il “Sentiero della libertà” è giunto alla XIII edizione. A chi ha ideato
la rievocazione del sentiero che portava nelle terre liberate, tornano i
ricordi di quella prima straordinaria esperienza. Era tanto allora l’
entusiasmo ma altrettanta la preoccupazione. C’era tutto da inventare. A
cominciare dal percorso. Gli ex prigionieri inglesi, con cui
collaboravamo, volevano raggiungere e oltrepassare il mitico Sangro, il
tragico fiume della linea Gustav. Noi volevamo raggiungere Casoli, nel
ricordo delle traversate della Majella e delle eroiche guide di montagna
sulmonesi. Per volontà dei reduci inglesi, la prima edizione del
Sentiero ebbe come destinazione Castel di Sangro. Appariva, per una
scuola, quel primo coinvolgimento un impegno ciclopico. Bisognava
assicurare a centinaia di persone pasti caldi e un letto in paesi le cui
amministrazioni comunali erano impreparate, se non infastidite o ostili.
Ma non ci scoraggiammo. Gli incontri, le riunioni, le concertazioni si
susseguirono. Si coinvolsero istituzioni, enti, associazioni,
volenterosi.
Fu una sorpresa assoluta l’incredibile telefonata del giornalista
Arrigo Levi che mi comunicava che il Presidente della Repubblica sarebbe
venuto a Sulmona, per inaugurare la partenza del “Sentiero”. Mi
annunciava, anche, che Ciampi si era ricordato di un suo diario scritto
in occasione della traversata della Maiella insieme ad una sessantina di
fuggiaschi inglesi e del suo amico sulmonese Carlo Autiero e del
fratello Oscar. Ce lo spedirono. Pubblicammo immediatamente quel
documento prezioso e successivamente la casa editrice Laterza ci chiese
l’autorizzazione per rieditarlo, come avvenne.
La complessa logistica del primo Sentiero fu affidata ad un esperto, al
generale Nunzio Fontecchio.
La piazza principale della città, la piazza Garibaldi, il 17 maggio
2001, era affollata. Centinaia erano gli ex-prigionieri con i loro
familiari, inglesi, canadesi, sudafricani, neozelandesi. E, sul palco,
Carlo Azeglio Ciampi. Era tornato nella terra che lo aveva accolto dopo
l’8 settembre. Dal 1957 Sulmona non ospitava un Capo dello Stato. La
visita di Gronchi era dovuta al Bimillenario Ovidiano, quella di
Ciampi
ricordava il tragico periodo della guerra, l’aiuto generoso della
popolazione ai prigionieri fuggiaschi con cui divise “il pane che non
c’era”. Veniva ad inaugurare quel sentiero che il giovane sottotenente
Ciampi, nel marzo del ’44, aveva percorso per ricongiungersi al suo
reparto e partecipare alla liberazione dell’Italia. Era il sentiero dei
prigionieri alleati evasi dai campi di concentramento, il più vicino a
noi, quello della Badia, e di coloro che fuggivano l’oppressione
nazista. “Anch’io fui uno di loro”, ricordò il presidente, “lasciai
Sulmona, lasciai coloro che mi avevano accolto come un fratello, la sera
del 24 marzo del 1944. In quelle giornate, in quei mesi di tragedia e di
gloria, le popolazioni di queste regioni diedero prova di straordinario
eroismo e di grande spirito umanitario”.
Anche quest’anno, dal 26 aprile, centinaia di giovani si metteranno in
cammino, attraverso la Majella. Sui passi di coloro che fuggivano dalle
terre “tedesche” e si arrischiavano a superare la linea Gustav.
Il sentiero racconta tante storie. Molti, comprese le guide, finirono
catturati dai tedeschi e deportati in Germania. Una lapide al valico del
Guado di Coccia, rimossa per la costruzione della seggiovia e
ricollocata dal liceo scientifico di Sulmona, ricorda un eroe solitario,
il tenente dell’aeronautica Ettore De Corti, ucciso dai tedeschi perché
reagì sparando ad una loro pattuglia.
A Taranta Peligna, il sacrario della Brigata Maiella testimonia la
straordinaria storia di un Corpo di volontari che, al comando di Ettore Troilo, percorse il sentiero in senso inverso per continuare a
combattere oltre l’Abruzzo, fino alla liberazione di Bologna.
Ezio Pelino
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