AREA

NEWS

 

 Notizie FotoNotizie
 VideoNotizie AudioNotizie

  

 
 

VIDEO DEL SEMINARIO SU ALGERI MARINO
Video del seminario 'L'Esplorazione dei confini della comunicazione' organizzato dall'Istituto 'A. Marino' per il Cinquantenario dalla scomparsa dell’ing. Algeri Marino

VIDEO DEL SEMINARIO SU ALGERI MARINO

PARTE 1 



PARTE 2


PARTE 3


PARTE 4


INTERVISTE RELATIVE AL SEMINARIO E AL "PREMIO ALGERI MARINO" TERZA EDIZIONE

Il Seminario - si legge sul sito dlel'Istituto "A. Marino" - è stato organizzato per il Cinquantenario dalla scomparsa dell’ing. Algeri Marino  avvenuta il 12 ottobre 1967, a cui l'Istituto deve la sua intitolazione. A soli due mesi dalla morte, egli fu insignito della medaglia d’oro dal Comune di Genova, nel corso dell’annuale Convegno delle Comunicazioni e, nel discorso di apertura del Congresso, fu definito dal ministro delle Poste e Telecomunicazioni, Giovanni Spagnolli, “l’apostolo dell’elettronica” perché dell’apostolo ebbe la modestia della vita e l’entusiasmo per quella scienza in cui fermamente credeva. Ma dell’apostolo egli aveva anche il carattere improntato all’umiltà, alla benevolenza e alla completa disponibilità nei confronti di tutti. Dalle testimonianze di chi lo ha conosciuto emerge il ritratto di un uomo buono e mite, profondamente legato alla famiglia, instancabilmente dedito al lavoro e alla ricerca, un uomo di Scienza che non negava a nessuno un suo consiglio disinteressato e competente.

Esordì precocemente come ricercatore e studioso, pubblicando, a soli 18 anni, la sua memoria sulla rivista ”La lumiere electrique” descrivendo un sistema di trasmissione elettrico delle immagini che lui stesso aveva ideato. Nel 1916, chiamato alle armi, dovette abbandonare gli studi universitari, ma anche in guerra, benché molto giovane, gli furono affidati incarichi nell’assicurare e dirigere il servizio aeronautico nella zona di Venezia, poiché aveva già dedicato la sua attenzione alla radiocomunicazione, nascente branca dell’ingegneria.
Nel 1917 venne trasferito a Roma in qualità di capo del laboratorio radio dell’Aeronautica, riprese gli studi e si laureò brillantemente nel 1919.
Alla fine della guerra intraprese dapprima la libera professione e, in seguito, con la nomina a capitano in S.P.E. del Genio aeronautico cominciò la seconda fase della sua attività, durata oltre un ventennio al servizio dell’Aeronautica Italiana. Tra le più importanti realizzazioni tecniche di questi anni vanno ricordate il progetto e la realizzazione dell’impianto radio sui dirigibili Norge e Italia.
Nel secondo impianto l’uso di un tipo di accumulatore con protezione termica, da lui studiato insieme a Pontremoli, rese possibile il funzionamento della stazione campale del radiotelegrafista Biagi sulla banchisa polare e il conseguente salvataggio da parte dell’equipaggio.

Dal 1928 al 1943 egli fu capo della divisione Radio D.S.S.E. dove furono da lui progettati e realizzati i prototipi di numerosi apparati, uno di questi fu impiegato, con ottimi risultati, durante l’ultima crociera atlantica. In questa occasione ricevette un’attestazione di stima da Balbo che con un telegramma si complimentava con lui per il geniale lavoro.
Nel 1934 partecipò con Marconi sull’Elettra ad una serie di esperienze sulla propagazione delle microonde intese a dimostrare la possibilità di guidare una nave attraverso uno stretto passaggio in assenza di visibilità.
Promosso Maggiore, il professor Marino fu nominato nel 1934 Direttore del Laboratorio Radio di Guidonia dell’Aeronautica Militare, compito che svolse fino al 1943.
Il professor Marino era l’anima di quell’organizzazione e, benché la divisione radio avesse dimensioni limitate rispetto ai grandi laboratori stranieri, per quel che concerne la qualità ed il livello del lavoro eseguito essa non temeva confronti. Il risultato di queste attività furono apparecchiature radioelettriche di bordo e di terra, radiogoniometri, ricetrasmettitori, radiotrasmettitori, dispositivi di guida ed assistenza al volo, tutto il materiale elettrico necessario ad una flotta aerea, materiale di qualità allora eguale o migliore di quella delle nazioni più progredite.
A Guidonia aveva creato un’atmosfera di cameratismo e di interesse al lavoro: la stima reciproca e il sincero affetto che legavano il Professore e i suoi collaboratori rappresentarono la base per la costituzione a Guidonia di un gruppo di lavoro affiatato ed efficiente.
La disfatta pose fine alle attività del professor Marino in questo campo: il laboratorio di Guidonia fu distrutto dalla forza di occupazione tedesca, dovette allontanarsi da Roma e si rifugiò a Casoli, suo paese natale.

Non tutti i risultati conseguiti in venti anni di lavoro andarono perduti, infatti la possibilità di contare su tecnici preparati e su validi laboratori fu un fattore importante nella decisione presa dal governo, nell’immediato dopoguerra, di rifiutare di affidare ad industrie straniere il progetto e la ricostruzione della rete telefonica italiana, come era stato proposto, e di intraprendere il compito con le forze nazionali.
Nel 1946 lasciò il servizio attivo con il grado di Maggiore Generale ed iniziò così la terza fase della sua vita professionale che può suddividersi in tre settori principali. L’attività didattica presso l’Università di Roma e presso l’I.S.P.T., l’attività scientifica che si svolse principalmente in seno a numerosi organismi e Commissioni ed infine la sua opera di consulenza e di guida presso il Consiglio Superiore Tecnico delle Telecomunicazione che tanta parte ebbe per la ricostruzione del nostro paese.
Fu Presidente della federazione Ugo Bordoni, organizzazione che incoraggia gli studi di comunicazione, per quindici anni fu Presidente della Rassegna Internazionale dell’EUR a Roma: la raccolta dei suoi discorsi di inaugurazione dei Congressi Scientifici costituisce una documentazione di eccezionale interesse sull’evoluzione dell’elettronica e delle telecomunicazioni, evoluzione da lui anticipata.
Una particolare attenzione rivolse ai problemi della ricerca per quanto riguarda l’automazione; fu il primo in Italia a richiamare l’attenzione sui problemi riguardanti questa importante branca della tecnica, a dare impulso ed attività di studio di indagine, di ricerca, ad ispirare iniziative, a seguirne gli sviluppi. L’introduzione della tecnica dei ponti radio permise la realizzazione del P.R. Roma-Pescara che costituì il primo esempio in Europa di cavo herziano a grande traffico.
La sua attività in seno al CSTT si è manifestato con risultati di grande rilievo nei riguardi della radiodiffusione e del servizio di televisione che ha reso possibile l’avvio in Italia della televisione in bianco e nero prima che in altre nazioni Europee.
La morte lo colse all’improvviso, nella sua casa di Roma, il 4 dicembre 1967 quando ancora molto avrebbe potuto dare nel campo della ricerca.

Inserito da Redazione il 24/04/2018 alle ore 08:52:52 - sez. VideoStoria - visite: 2612