Inserito da Redazione il 24/04/2018 alle ore 08:52:52 - sez. VideoStoria - visite: 2570
VIDEO DEL SEMINARIO SU ALGERI MARINO
Video del seminario 'L'Esplorazione dei confini della comunicazione' organizzato dall'Istituto 'A. Marino' per il Cinquantenario dalla scomparsa dell’ing. Algeri Marino
VIDEO DEL SEMINARIO SU ALGERI MARINO
Il servizio completo è di Antonio Calabrese
(Abruzzo Web TV)
INTERVISTE RELATIVE AL SEMINARIO E AL "PREMIO ALGERI MARINO" TERZA EDIZIONE
Il Seminario - si legge sul sito
dlel'Istituto "A. Marino" - è stato organizzato per il Cinquantenario
dalla scomparsa dell’ing. Algeri Marino avvenuta il 12 ottobre 1967,
a cui l'Istituto deve la sua intitolazione. A soli due mesi dalla morte,
egli fu insignito della medaglia d’oro dal Comune di Genova, nel corso
dell’annuale Convegno delle Comunicazioni e, nel discorso di apertura del
Congresso, fu definito dal ministro delle Poste e Telecomunicazioni, Giovanni
Spagnolli, “l’apostolo dell’elettronica” perché dell’apostolo ebbe la modestia
della vita e l’entusiasmo per quella scienza in cui fermamente credeva. Ma
dell’apostolo egli aveva anche il carattere improntato all’umiltà, alla
benevolenza e alla completa disponibilità nei confronti di tutti. Dalle
testimonianze di chi lo ha conosciuto emerge il ritratto di un uomo buono e
mite, profondamente legato alla famiglia, instancabilmente dedito al lavoro e
alla ricerca, un uomo di Scienza che non negava a nessuno un suo
consiglio disinteressato e competente.
Esordì
precocemente come ricercatore e studioso, pubblicando, a soli 18 anni,
la sua memoria sulla rivista ”La lumiere electrique” descrivendo un sistema di
trasmissione elettrico delle immagini che lui stesso aveva ideato. Nel 1916,
chiamato alle armi, dovette abbandonare gli studi universitari, ma anche in
guerra, benché molto giovane, gli furono affidati incarichi nell’assicurare e
dirigere il servizio aeronautico nella zona di Venezia, poiché aveva già
dedicato la sua attenzione alla radiocomunicazione, nascente branca
dell’ingegneria. Nel 1917 venne trasferito a Roma in qualità di capo del
laboratorio radio dell’Aeronautica, riprese gli studi e si laureò brillantemente
nel 1919. Alla fine della guerra intraprese dapprima la libera professione e,
in seguito, con la nomina a capitano in S.P.E. del Genio aeronautico cominciò la
seconda fase della sua attività, durata oltre un ventennio al servizio
dell’Aeronautica Italiana. Tra le più importanti realizzazioni tecniche di
questi anni vanno ricordate il progetto e la realizzazione dell’impianto radio
sui dirigibili Norge e Italia. Nel secondo impianto l’uso di un tipo di
accumulatore con protezione termica, da lui studiato insieme a Pontremoli, rese
possibile il funzionamento della stazione campale del radiotelegrafista Biagi
sulla banchisa polare e il conseguente salvataggio da parte dell’equipaggio.
Dal 1928 al 1943 egli fu capo della divisione Radio D.S.S.E.
dove furono da lui progettati e realizzati i prototipi di numerosi
apparati, uno di questi fu impiegato, con ottimi risultati, durante l’ultima
crociera atlantica. In questa occasione ricevette un’attestazione di stima da
Balbo che con un telegramma si complimentava con lui per il geniale lavoro.
Nel 1934 partecipò con Marconi sull’Elettra ad una serie di esperienze sulla
propagazione delle microonde intese a dimostrare la possibilità di guidare una
nave attraverso uno stretto passaggio in assenza di visibilità. Promosso
Maggiore, il professor Marino fu nominato nel 1934 Direttore del Laboratorio
Radio di Guidonia dell’Aeronautica Militare, compito che svolse fino al 1943.
Il professor Marino era l’anima di quell’organizzazione e, benché la divisione
radio avesse dimensioni limitate rispetto ai grandi laboratori stranieri, per
quel che concerne la qualità ed il livello del lavoro eseguito essa non temeva
confronti. Il risultato di queste attività furono apparecchiature
radioelettriche di bordo e di terra, radiogoniometri, ricetrasmettitori,
radiotrasmettitori, dispositivi di guida ed assistenza al volo, tutto il
materiale elettrico necessario ad una flotta aerea, materiale di qualità allora
eguale o migliore di quella delle nazioni più progredite. A Guidonia aveva
creato un’atmosfera di cameratismo e di interesse al lavoro: la stima reciproca
e il sincero affetto che legavano il Professore e i suoi collaboratori
rappresentarono la base per la costituzione a Guidonia di un gruppo di lavoro
affiatato ed efficiente. La disfatta pose fine alle attività del professor
Marino in questo campo: il laboratorio di Guidonia fu distrutto dalla forza di
occupazione tedesca, dovette allontanarsi da Roma e si rifugiò a Casoli, suo
paese natale.
Non tutti i risultati conseguiti in venti anni di
lavoro andarono perduti, infatti la possibilità di contare su tecnici
preparati e su validi laboratori fu un fattore importante nella decisione presa
dal governo, nell’immediato dopoguerra, di rifiutare di affidare ad industrie
straniere il progetto e la ricostruzione della rete telefonica italiana, come
era stato proposto, e di intraprendere il compito con le forze nazionali. Nel 1946 lasciò il servizio attivo con il grado di Maggiore Generale ed
iniziò così la terza fase della sua vita professionale che può
suddividersi in tre settori principali. L’attività didattica presso l’Università
di Roma e presso l’I.S.P.T., l’attività scientifica che si svolse principalmente
in seno a numerosi organismi e Commissioni ed infine la sua opera di consulenza
e di guida presso il Consiglio Superiore Tecnico delle Telecomunicazione che
tanta parte ebbe per la ricostruzione del nostro paese. Fu Presidente
della federazione Ugo Bordoni, organizzazione che incoraggia gli studi
di comunicazione, per quindici anni fu Presidente della Rassegna Internazionale
dell’EUR a Roma: la raccolta dei suoi discorsi di inaugurazione dei Congressi
Scientifici costituisce una documentazione di eccezionale interesse
sull’evoluzione dell’elettronica e delle telecomunicazioni, evoluzione da lui
anticipata. Una particolare attenzione rivolse ai problemi della
ricerca per quanto riguarda l’automazione; fu il primo in Italia a
richiamare l’attenzione sui problemi riguardanti questa importante branca della
tecnica, a dare impulso ed attività di studio di indagine, di ricerca, ad
ispirare iniziative, a seguirne gli sviluppi. L’introduzione della tecnica dei
ponti radio permise la realizzazione del P.R. Roma-Pescara che costituì il primo
esempio in Europa di cavo herziano a grande traffico. La sua attività in seno
al CSTT si è manifestato con risultati di grande rilievo nei riguardi della
radiodiffusione e del servizio di televisione che ha reso possibile l’avvio in
Italia della televisione in bianco e nero prima che in altre nazioni Europee. La morte lo colse all’improvviso, nella sua casa di Roma, il 4 dicembre
1967 quando ancora molto avrebbe potuto dare nel campo della ricerca.
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