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Gli scavi di Collelongo
Ultimata la terza campagna di scavi nel sito Eneolitico di Roccascalegna. Si potrŕ visitare il sito Archeologico fino al 9 Agosto

Gli scavi di Collelongo

di Maria C. Ricci

Una mostra sugli scavi di Collelongo diretti dal Prof. Tomaso Di Fraia (del dipartimento di Scienze Archeologiche dell'Universitá di Pisa), sarà aperta oggi nel Castello medioevale di Roccascalegna.  Nell'occasione, alle ore 19 si terrà  una conferenza che illustrerà gli esiti dell'ultima campagna di scavi. Il sito Eneolitico di Collelongo, potrà essere visitato tutti i giorni fino al 9 Agosto dalle ore 9 alle ore 11.

Il sito Archeologico ritrovato su un terreno attualmente coltivato a uliveto, dista circa 25 km dalla costa Adriatica e a 250 m s.l.m., quindi a breve distanza dal mare, principale via di comunicazione dal Neolitico in poi e principale via di scambio tra Puglia e Abruzzo, che nella Valle del Sangro, avveniva anche tramite la transumanza, (ai pastori si spostavano dall'Appennino al Tavoliere) si ipotizza quindi, che il fenomeno di scambio tra Abruzzo e Puglia avvenisse fin dall'Eneolitico per affermarsi  nell'età del bronzo.
Gli scassi per i nuovi impianti di olivi (iniziati otto anni fa quindi nel 1994) hanno intaccato l'impianto archeologico che si trova ad una profondità di 80-90 cm, riportando alla luce numerosi reperti.
Il terreno è parte pianeggiante e una parte presenta un pendio, verso un corso d'acqua (il fiume Sangro).
La prima segnalazione fu del Sig. Giosa Menna nel 1999 (quindi ben cinque anni dopo l'impianto) che grazie alla sua attività esplorativa, vide che il terreno era ricco di selce e di piccoli reperti  (numerosi  pezzettini di ceramiche), ormai frantumati, sparsi su tutta l'area dalla lavorazione del terreno tramite i mezzi meccanici.
Nel 2000 fu fatto un sondaggio in profondità che confermò la presenza di terreno antropico.
Nel 2001, sotto la direzione del Prof. Tomaso Di Fraia  è stata effettuata la prima campagna di scavi, furono effettuate sei trincee esplorative ma solo una (l'ultima) dette esito positivo. Nella parte scavata, a circa 80 cm dal piano di campagna, si individua uno straterello naturale di pietre medio-piccole, sotto il quale, comincia il terreno antropico, di colore grigio, Il giacimento è stato scavato per un spessore medio di circa 25 cm, suddivisi in 7 tagli seguendo un reticolato di quadrati di 1 m.
La disposizione dei reperti, è finora casuale, quindi non è stata individuata nessuna particolare connotazione durante il loro ritrovamento, e nessuna struttura particolare, se non una certa inclinazione da SE a NO. E' stata rilevata una forte concentrazione di carboni di dimensioni apprezzabili e di notevole consistenza.
La fortissima presenza di selce, la loro fisionomia tipologica e lo stato non finito di parte dei manufatti, fa pensare, che l'attività principale degli abitanti del sito, fosse la produzione di manufatti e strumenti litici, la fonte di approvvigionamento del materiale era il greto del il fiume Sangro.
Resta quindi la problematica degli elementi del Bronzo antico che potrà essere stabilita soltanto procedendo in profondità nello scavo.

La ceramica

Tra i reperti, spicca la ceramica di impasto grossolana o fine, con decorazione a squame ( tipica dell'età del rame 3.500 a.c.- 2.300 a.c.), sulla parte superiore del vaso , le anse sono quasi sempre piatte (a nastro liscio) e qualche vaso è dotato di beccuccio, sono state ritrovate anche numerose fuseruole di dimensioni medio-grandi di cui tre biconiche e due biconvesse. Quindi, gli unici due manufatti in ceramica sono i contenitori e le fuseruole. I contenitori sono da portata (dalla forma e dalla lavorazione pi¨ semplice ) e da tavola (dalla forma più raffinata e decorata rispetto ai primi).
La presenza di alcune anse con bugne o bottoni e alcuni frammenti decorati con linee parallele fanno spostare in avanti l'ultima fase di vita dell'insediamento (età del bronzo 2.300 a.c. - 1000 a.c.).

L'industria litica

Nel sito, sono stati ritrovati anche numerosi frammenti di roccia calcarea (forse appartenenti a macine per la frantumazione del frumento ecc..)  sono stati ritrovati anche frammenti di probabili levigatoi in arenaria e numerosissime selci  lavorate o provenienti dalla lavorazione di oggetti vari : Becchi, Raschiatoi, Perforatori, Grattatoi, Punte, Cuspidi di frecce, Accette, Picconcini ecc..

L'industria ossea 

Tra le ossa lavorate, è stato ritrovato 1) uno strumento in corno, che presenta l'asse di immanicatura parallelo al filo dell'estremità funzionale, ottenuto con un unico taglio obbliquo, trattasi non di una zappa ma di un'accetta asimmetrica; 2) una sorta di punteruolo in zanna di suino; 3) numerose spatole e punteruoli; 4) un grosso frammento di Trithon.

I resti umani e animali

Tra i resti umani, è stato ritrovato un solo mento umano, appartenete ad un uomo giovane tra i 20-30 anni , si capisce dall'unico dente conservato ( un premolare ) perchè  gli altri sono andati persi dopo la sua morte. La forma del mento è squadrata con una struttura robusta. I resti animali ( 797 frammenti ) appartengono principalmente ad Ovini, Suini, Bovini e Cani, raramente sono stati ritrovati ossa Lepus, Testudo e Aves.
Le notizie sul sito Eneolitico di Roccascalegna in località Collelongo, sono state tratte da una monografia del prof. Tomaso Di Fraia  e da quanto è stato detto ed illustrato alla conferenza del 29-08-2002 tenuta a Roccascalegna dallo stesso Prof.  Di Fraia.

Inserito da Carmen il 02/08/2003 alle ore 16:19:02 - sez. Archeologia - visite: 7044