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Le memorie di un Driver AFS
La guerra in Abruzzo vissuta da un volontario della Croce Rossa

Le memorie di un Driver AFS

Divulghiamo la traduzione di alcune pagine di un dattiloscritto di Charles P. Edwards, conosciuto anche con il nickname: "Fox", disponibile in XII capitoli in lingua inglese sul sito www.intercultura.it, dal titolo "An AFS Driwer Remembers - Le memorie di un Driver AFS", 700 pag., 1999. Questo libro riguarda delle reminescenze e dell'esperienza dei driver di AFS nella Seconda Guerra Mondiale ed è illustrato da 168 fotografie di John C. Cobb ed include anche i suoi Poemi di Guerra.
In questa sede tratteremo del primo capitolo: il secondo paragrafo e gli spunti più interessanti del terzo, ed infine del settimo capitolo: il terzo paragrafo.

«Autunno del 1914, scoppio della prima guerra mondiale. Un gruppo di giovani americani a Parigi organizza una rete di ambulanze in appoggio all'ospedale americano di Neuilly. Julien Green in "Partir avant le jour" ricorda il suo arrivo al parco dov'erano parcheggiate venti ambulanze: "l'ultima, in fondo, era la mia". Da questo nucleo di intellettuali nascerà American Field Service (AFS) . Molti di essi diventarono successivamente illustri scrittori, come Malcolm Cowley, Louis Bromfield, John Dos Passos, Ernest Hemingway, e ricordarono l'esperienza con AFS nelle loro opere. Dal volontariato nella sanità a quello nell'educazione; in un bollettino di AFS del 1919 si leggeva: "per quattro anni abbiamo cercato di far capire l'America ai francesi e la Francia agli americani: questo sforzo non deve finire con la guerra; non dobbiamo diventare un club di reduci: ci è stato suggerito di creare delle borse di studio per francesi in America e per americani in Francia". Comincia così la storia di AFS come associazione per lo scambio interculturale.
Nel 1939 la Francia e l'Inghilterra dichiarano guerra alla Germania: dal quartier generale di AFS a New York parte l'ordine di riattivare il servizio di ambulanze per il fronte francese.
Il 23 marzo 1940 i primi volontari si imbarcano a New York per la Francia e il 18 aprile viene legalmente costituita AFS francese. Nel 1940 le ambulanze AFS arrivano in Inghilterra; nel 1941, 50 ambulanze giungono in Grecia prima della capitolazione ai tedeschi; nello stesso anno troviamo AFS in Palestina al seguito degli inglesi. E poi, nel 1942, in Nord Africa con la battaglia di Bir Hakeim e con El Alamein: da quel momento, quasi ovunque nel mondo vi fosse una guerra, là vi erano unità AFS in azione.
Nel 1943 i volontari AFS sbarcano a Napoli, a Salerno e a Taranto. Si formano due colonne che risalgono l'Italia: una segue la costa adriatica, fino a Lanciano; l'altra risale verso Roma, Firenze e Bologna. Nel 1944, dopo la presa di Roma, le ambulanze entrano in Firenze.
Finisce la guerra nel 1945; le Nazioni Unite si costituiscono. Nel 1946 l'esperienza di scambio interculturale iniziata fra le due guerre riprende, ma questa volta su scala mondiale e viene allargata agli studenti più giovani. Gli inizi sono lenti ma già nel 1950 si costituiscono numerose associazioni dei volontari ed ex borsisti; si strutturano i programmi di borse di studio e si precisa l'intervento preferenziale nelle scuole medie superiori.
» 


"Le memorie di un Driver AFS" di Crales P. Edward

Primo capitolo, 2° e 3° paragrafo  (traduzione di Nico Mastrangelo)

2 La nascita dell' American Field Service. 1914

AFS., all'inizio American Ambulance Field service, venne creata dalla spinta idealistica di alcuni americani che vivevano a Parigi, e dalla loro devozione verso lo causa della libertà sull' esempio della Francia. L'AFS includeva personale medico dell' American Hospital ed altri cittadini americani.

Dopo che le arrembanti armate del Kaiser raggiunsero il fiume Marna, questi americani, come unica barriera rimasta a protezione di Parigi, riunirono tutti i veicoli e i rifornimenti che poterono e si offrirono in soccorso dei pressati soldati francesi. Tuttavia fu solo dopo l' arrivo a parigi,nei primi mesi del 1915 di A. Piatt Andrew, e il suo accordo con il governo francese riguardo i compiti che dovevano svolgere al fronte che l' organizzazione fu stabilita con il Sig. Andrew (più tardi Colonnello) come suo fondatore. Di conseguenza la parola “ambulanza” venne tolta dal nome e di qui AFS.

Da questo piccolo inizio, un totale di 2500 autisti/volontari dell'AFS e quasi 1000 delle loro ambulanze di “latta” della Ford, sostenute da un ufficio di supporto negli Stati Uniti a Boston, fornirono quasi tutto il quadro delle ambulanze delle armate francesi in prima linea, 1914 – 1918, servendo quasi 30 divisioni. Quando le Forze degli Stati Uniti raggiunsero la Francia nel 1917 sotto la guida del Generale Pershing il personale e i mezzi dell' AFS furono riuniti nell' U.S. Army Ambulance Corps e quindi di nuovo “prestate” alla Francia.
Nel periodo fra le due guerre (1918 – 1939), e per un breve periodo dopo la guerra, l'AFS mantenne un' organizzazione e promosse scambi Franco-Americani sponsorizzando borse di studio per universitari americani in Francia
e per studenti francesi presenti negli Stati Uniti, un totale di 223 in tutto. Questo avvenne precedentemente all' iniziativa di gran lunga più a largo raggio a livello mondiale dell'AFS Internazionale/Interculturale iniziata nel 1947 dopo la seconda guerra mondiale e ora denominata “AFS Intercultural Programs” (Programmi Interculturali dell'AFS).

3 L' AFS nella Seconda Guerra Mondiale

Quando Hitler scatenò il suo Blitzkrieg dapprima in Polonia (Ottobre 1939), in seguito in Francia, l'AFS si mise in azione, richiamandosi ai suoi legami culturali e spirituali con la Francia, mobilitando la sua organizzazione e i suoi veterani della Prima Guerra Mondiale, specialmente Stephen Galatti che aveva rilevato il comando, nel 1936, da A. Piatt Andrew, il genio organizzatore e fondatore dell'AFS nel 1915. Le unità e le ambulanze dell'AFS raggiunsero allora la Francia e si comportarono in modo eroico prima che la Francia capitolasse nel giugno del 1940...

...Nel mentre che i Tedeschi avanzavano in Francia nel 1940, l'AFS aveva accumulato fondi da enti generosi e singoli donatori, e ottenne e trasportò in Francia delle ambulanze. Gli uffici di New York e altri uffici furono invasi da volontari che chiedevano di partire con l'AFS. Con la capitolazione della Francia nel 1940, il servizio verso la Francia dovette essere cancellato.

L'AFS non capitolò con la caduta della Francia nel 1940, in parte grazie alla sua rete di associazioni, e grazie alla devozione che aveva ispirato negli Stati Uniti sin dal 1914;...

...Chi erano questi autisti/volontari dell'AFS? La composizione della vasta Unità 1 ME di 100 uomini è significativa. La loro età andava dai 18 anni ai 64 anni, venivano da 22 Stati ed erano laureati o studenti di 44 università e collegi statunitensi e europei, avevano 36 diverse professioni.
...Al personale dell'AFS non era richiesto di portare armi ed era riconosciuto sotto i termini della Convenzione di Ginevra della Croce Rossa riguardante il personale medico militare in periodo di guerra. Nel tempo altre variazioni agli accordi base furono negoziati a seconda della necessità.

...Per gran parte della guerra in Italia, l'AFS ebbe 264 ambulanze (circa il 15% delle ambulanze di tutto il Paese) ed un personale di 550 uomini (compreso quello dei Quartieri Generali). Contando i vari turni e rimpiazzi il personale si avvicinava a 1100 uomini.

“Autista” dell' AFS – Designazione e descrizione del compito 

Eravamo conosciuti durante la Seconda Guerra Mondiale con l'appellativo di Autisti (Driver), un termine derivato dalle Compagnie d'Ambulanze Britanniche. Era tuttavia un termine amorfo che si poteva applicare a chiunque sedesse dietro un volante e guidasse un qualsivoglia mezzo meccanico, sia in ambito di guerra che civile. In breve, non si adattava secondo il mio punto di vista ai rischi che ci prendevamo e ad alcune delle responsabilità che avevamo come autisti dell'AFS.

Un altro termine impiegato era “Volontario”. Molti di noi erano di fatto volontari sebbene non arruolati, e nessuno era pagato a parte una modesta indennità mensile. Tuttavia anche quest'altro termine amorfo non si adattava veramente ai nostri compiti.

Trattai di questa questione in una corrispondenza con Arthur Howe. Art Howe era una delle luci più brillanti dell'AFS. (Segue un' ampia descrizione di Art Howe, delle più alte onorificenze, sia americane che inglesi, attribuitegli dopo essersi distinto in varie battaglie "El Alamein, campagna di Tunisia atc.")

In una mia lettera a Art, avevo suggerito che il termine “Medic” (membro del corpo della sanità, nel gergo militare) impiegato per le truppe mediche dell' Armata Americana al fronte era più appropriato di “Driver”. In realtà noi ricevevamo nozioni di pronto soccorso e di primo intervento e li usavamo, ma (come è ovvio) non eravamo certo all'altezza di un medico dell' Esercito Americano.
Art fu d'accordo con me quando rilevavo che facevamo molto più che “guidare”. In una sua missiva scrittami il 27 Gennaio 1999, egli enumera sei azioni che tutti noi al fronte eravamo chiamati a compiere e che “dovevano essere svolte in tempi di emergenze, di perdite pesanti e in circostanze isolate”. Questo, ovviamente, in aggiunta al guidare, che già di sé richiedeva una grande perizia, resistenza e coraggio verso le situazioni che tutti affrontavamo. Ecco la lista di Art che, credo aiuti a definire in modo più corretto e comprensibile la descrizione del lavoro di un “Autista” dell' AFS, in aggiunta ai compiti estremamente significativi e vitali del guidare specialmente nelle condizioni del fronte: 1) barelliere ...2) assistenza nei trattamenti medici e chirurgici 3) servizi personali per verso individui che si trovano in condizioni disperate (spesso prossime a morire) come consegna di lettere ai loro familiari e presa in consegna di oggetti personali 4) trasporto di messaggi e di personale medico tra postazioni di soccorso e postazioni di campo 5) aiuto nelle sepolture 6) provvedere a viaggi ai fini di un “aiuto morale”


"Le memorie di un Driver AFS" di Crales P. Edward

Settimo capitolo, 3° paragrafo  (traduzione di Nico Mastrangelo)

Data la posizione strategica al centro della linea, come base delle truppe e dei rifornimenti, Lanciano costituiva un obbiettivo primario dell’ artiglieria Tedesca. I nostri avamposti si dispiegavano da Lanciano verso il mare da un lato, e verso la catena montuosa della Maiella a ovest dall’ altro. Un’ intera Sezione del nostro Plotone era stanziata nella cittadina collinare di Casoli o nelle sue vicinanze, pressappoco a dieci miglia ovest di Lanciano, in linea d’ aria.

Le tradizionali costruzioni in pietra di Casoli, alta su una collina dall’ aspetto perfettamente conico, sembravano spuntare direttamente dai fianchi stessi della collina. Per raggiungere il paese la strada si arrampica in modo ripido su curve dalla forma di forcine per capelli. Le mura e le torri di un castello intatto incoronano la sommità della collina, accessibile da un uomo solo a piedi o da una capra di montagna. Da questa torre si ha l’impressione di poter raggiungere e quasi toccare gli strapiombi dei fianchi orientali del massiccio della Maiella che incombe così vicino ad occidente; le profonde vallate dell’ alto Sangro  si fanno strada attraverso le colline ad est.
 

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Sezione del Plotone C. Ambulanze in fila sotto Casoli

Casoli , cittadina collinare dell’ alto Sangro. Fronte adriatico. Gennaio-Giugno 1944

Francesca Ricci, una delle belle figlie del Barone Ricci

Uno dei nostri autisti, Pierre Bourdelle, si innamorò di Francesca, purtroppo un amore non corrisposto, ma come potete biasimarlo? Pierre  era un artista di talento

  Le evacuazioni dal settore di Casoli verso gli ospedali da campo e le medicherie in Lanciano erano difficili e pericolose. Le valli e le strade vicino Casoli erano riparate dal fuoco diretto dei Tedeschi dalle colline, ma la strada andava oltre queste colline fino ad un crinale montuoso e di nuovo giù verso Lanciano. La stessa catena montuosa era direttamente esposta allo sguardo e ai cannoni tedeschi ad Orsogna, e questo tratto di strada si guadagnò presto l’appellativo dubbio di “miglio folle” (mad mile). Anche le evacuazioni notturne erano rischiose. Vi erano strade secondarie fuori dalla vista, che prendevano un percorso più lungo verso la valle del Sangro. In un’ emergenza gli autisti che attraversavano il miglio folle si affidavano alla Croce Rossa, e alla fortuna.

Eravamo alla metà di Marzo del 1944. Le montagne in alto erano coperte da neve, ma le colline e le valli erano pulite. Tutte le ambulanze del nostro plotone si erano spostate in avanti lungo il fronte Adriatico dalla costa verso il massiccio della Maiella che incombeva su Casoli. Noi del Lucky 13 Sezione 3 eravamo collocati in postazioni lungo questa linea. Jock Cobb fu assegnato alla più occidentale di tutte, ad un’ Armata Indiana di ricognizione posta in Civitella, un piccolo paese di montagna.

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Ufficiali dell’ Indian Reccy che osservano postazioni nemiche

Questa unità era comandata da un ufficiale Sikh, il Capitano Ragaul. Jock fotografò il Capitano il quale stava in piedi contro un muro che fungeva da guard rail, che attraversava tutta Civitella, e ridava sulla vallata e le ripide pareti della montagna. La didascalia di Jock recita:

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Il Capitano Ragaul, Sikh dell’ Armata Indiana “Reccy” di stanza a Civitella dove ero stato assegnato. Marzo 1944

Civitella era uno di una serie di paesini di montagna nella sfera di Jock, incluso Fara San Martino vicino Civitella e Lama dei Peligni circa tre miglia a sud. Questi e altri paesini avevano la sfortuna di essere stati edificati lungo la strada che costeggiava il massiccio stesso dalla parte meridionale lungo i passi est-ovest sotto il Sangro verso il fiume Pescara e la strada che conduce a Roma, e soggetta al fuoco Tedesco. La didascalia di Jock a proposito di Civitella recita:

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Civitella dove ero assegnato con un’ unità dell’ Armata Indiana di ricognizione. In primo piano, distruzione ad opera dei tedeschi

Civitella, e altri paesi di montagna erano, collegati da una stretta strada,che appariva come una ferita lungo i fianchi e i picchi delle montagne. Era una strada meravigliosa; costituiva anche un possibile percorso per l’ ottava Armata nella sua avanzata da Termoli. Per prevenire ogni azione in questo senso i Tedeschi demolirono tutti i paesi lungo la via, bloccando così la strada con tonnellate di macerie. Questo fu fatto durante il programma di “terra bruciata”, che rase al suolo ponti, ferrovie e linee elettriche, strade e altre strutture nel cammino di avanzamento dell’ ottava Armata.

Carri armati dell’ Armata, riadattati come bull dozers  liberavano la strada dalle macerie mentre i tedeschi venivano respinti verso la linea Gustav, ma l’ orrore e gli effetti della distruzione Tedesca restavano tutti, come mostrano di seguito le fotografie di Jock

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L’ ambulanza di Jock tra le rovine di Fara S. Martino

Le rovine di Fara San Martino, un paese vicino a Civitella, erano ugualmente drammatiche. Oggi Fara San Martino, inerpicata sulla nobile montagna, è una gemma il prosperoso centro di produzione della migliore pasta al mondo fatta con pura acqua di sorgente montana e la migliore semola di grano duro italiana.

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Fara San Martino, distruzione ad opera dei tedeschi,italia, Marzo 1944. In primo piano l’ ambulanza di Jock

Le ostinate popolazioni montanare avevano deciso di ritornare a vivere nei loro sconquassati paesi, aiutando a pulire le strade, nell’ opera di ricostruzione delle infrastrutture meglio che potevano, di condividere spazi ristretti in edifici ancora in piedi. C’ erano naturalmente alcuni servizi come l’ acqua corrente e l’ energia elettrica.

Jock fotografò una giovane donna di Civitella mentre portava dell’ acqua in un largo contenitore posto sul suo capo, e accompagnata da un’ altra donna con una bambine. Nello sfondo due delle più alte cime della Maiella, che s’innalzano fin circa ai 10.000 piedi.

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Ragazze che trasportano acqua a Civitella

Per fortuna, le azioni che si svolsero in montagna nel marzo 1944 furono leggere. In una lettera datata 14 Aprile scritta da Napoli , da dove ci salutava nel suo viaggio di ritorno a casa, Jock aveva scritto: “Ho quasi dimenticato la guerra, il luogo che ho lasciato nelle alte montagne, un paesino difeso da alcuni carri blindati con nulla se non una coppia di pattuglie e la enormità della Maiella tra noi e Jerry” .

Per la metà di Marzo Jock e tutti noi della “Lucky 13” avevamo quasi completato i 18 mesi di lavoro all’ estero. Sotto contratto con l’AFS, avevamo l’opzione di poter terminare tutto il periodo o lasciare dopo un’ anno, oppure dopo aver compiuto l’ anno ad intervalli di sei mesi. Avendo superata la prova di ammissione alla Harvard Medical School, Jock decise di terminare ai primi di Aprile e di tornarsene a casa.

La sua felicità per questa incredibile opportunità per la quale si era sforzato per molti mesi era tuttavia venata da qualche rimpianto. Mentre “in attesa della nave che mi riportasse a casa” aveva scritto da Napoli (14 Aprile): “In qualche modo non bene perché (Civitella negli Appennini) era il luogo più interessante dove fossi mai stato…”

L’ interesse di questo posto non derivava certo dall’ essere stato assegnato ad un’ unità dell’ Armata Indiana, ma da un lavoro, come spiegò, “lo faccio per me stesso”. Era un impiego svolto con un medico italiano, il Dr. Sepal, nell’ assistere col dottore i suoi pazienti italiani.

Pieno di risorse e determinato Jock non si lasciava scoraggiare dalla inazione sul fronte militare quando c’ era da compiere molto lavoro e colmare le molte necessità in favore di questi paesani. Jock lo spiegò con parole sue in una lettera del 14 Aprile:

Ero stato in quella cittadina (Civitella) presso una postazione di ricognizione, e avevo incontrato il medico civile, una persona magnifica, che tutti i giorni si faceva a piedi diverse miglia per visitare i suoi pazienti… Sua moglie era stata portata via dai Tedeschi e anche i suoi attrezzi e le medicine erano andati persi, ma riuscì a trovare diversi oggetti dei più disparati che gli erano utili tra le macerie dei paesi distrutti così da poter essere ancora di grande aiuto per i civili che hanno sofferto per molti mesi, le loro città totalmente distrutte, i rifornimenti di cibo tagliati fuori, e con seri disagi che iniziavano a diffondersi.

La lettera di Jock continua:

Incontrai l’ ufficiale dell’ AMG il quale era un americano e fu contento di incontrarne un’ altro. Il suo compito era di proteggere i civili e far fronte al gran numero di rifugiati e sfollati. Quando gli dissi che avrebbe probabilmente potuto avere un’ ambulanza d’ aiuto se ne avesse fatto richiesta, ne fu felice. Col suo aiuto, e con l’ aiuto di un ragazzo del Gruppo Sollievo della Croce Rossa americana, e dopo aver avuto diversi colloqui con altri ufficiali impegnati in questo settore, stabilii che ero assegnato all’ AMG con preciso compito di aiutare i civili.

Jock e la sua ambulanza, con l’ autorizzazione dell’ AMG, andò ad operare con gran determinazione in favore di queste intrepide popolazioni dei paesi di montagna e del loro medico personale, il Dr. Cipolla. Il dottore fu così in grado di raggiungere un gran numero di paesi lungo la strada di montagna, e dove necessario evacuare alle migliori strutture di Casoli. Nelle poche che settimane che rimase con lui, prima di essere richiamato ai suoi compiti precedenti, jock svolse un eccellente lavoro con il dottor Cipolla.

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Il Dottor Cipolla, medico civile italiano, mentre visita i suoi pazienti a Lama dei Peligni, Marzo 1944.

Jock notò di primo acchito lo spirito di comunità di questi montanari; scrisse da Napoli (14 Aprile):

Alcuni gruppi si sono offerti volontariamente di ripulire le strade dai detriti, e ancora altri di lavorare negli ospedali civili senza alcun compenso. Per concludere, lo spirito che ho incontrato in questa parte dell’ Italia è qualcosa di totalmente diverso dalle mie precedenti esperienze.

Il suo apprezzamento per queste genti dell’ Appennino dell’ Italia centrale è comparabile agli encomi contenuti nelle memorie di Eric Newby sulle sue esperienze nell’ Appennino del nord Italia. Jock scrisse dopo (14 Aprile):

Ero contento di poter fare qualcosa per quelle persone di contro esse per quel poco che potevo fare mi ricambiavano portandomi nelle loro case, mi davano alloggio, mi sfamavano, mi rallegravano con del vino con le loro canzoni e i loro balli. Mi pareva strano e non riuscivo ad apprezzare pienamente i loro divertimenti, dopo aver visto tanta miseria e sofferenza per le quali c’ era poco che si potesse fare.

 

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Trasporto di pazienti civili italiani dalle rovine di Lama dei Peligni alla mia ambulanza. Marzo 1944

Jock elogiò anche lo spirito combattivo di questi montanari di cui fu testimone. Scrisse (da Napoli,14 Aprile dopo aver svolto il suo servizio nelle montagne):

Nel caso non vi sia mai capitato di sentir parlare della guerriglia o patrioti come si definiscono, questi duri civili dei paesini semi-distrutti i quali si sono raggruppati per aiutare gli alleati. Indossano abiti civili, girano furtivamente armati, e cercano di danneggiare il più che possono. Ammiro il loro spirito, che è mancato finora … in Italia. Hanno preso l’ iniziativa e hanno fatto qualcosa per aiutare se stessi. 

Una di queste bande, ben organizzata e comandata responsabilmente, era la “Maiella Brigade” di Ettore Troilo , che un giorno sarebbe stato Prefetto a Milano nell’ Italia democratica.

Sebbene queste popolazioni erano in grado di riprendersi da queste sciagure e nutrivano grande fiducia nei propri mezzi, avevano tante necessità, alleviate dall’ assistenza delle loro nascenti rappresentanze assistite dal Governo Militare Alleato e dalla Croce Rossa Americana

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Assistenza pubblica. Bob Read della Croce Rossa Americana. Distribuzione di abiti ai profughi

Assistenza pubblica. L’ ospedale Civile di Casoli

Orfanotrofio. Lanciano

Ai primi di Aprile del 1944, Jock Cobb alla sua ambulanza al quartier generale del Plotone a Lanciano, e ottenne il permesso di andare a Napoli per il suo ritorno a casa alla Medical School.

Prima di partire, riuscì a fotografare un concerto di cornamuse e tamburi nella piazza centrale di Lanciano, un’ esperienza eccitante e di gran frastuono.

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Lanciano, suonatori di cornamusa, fine Marzo 1944

E infine, uno degli ultimi servizi di Jock a Civitella fu di aiutare a servir messa la Domenica delle Palme nella chiesa del paese, uno dei pochi edifici sfuggiti alla distruzione.

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Foto Domenica delle Palme a Civitella, 1944

In aggiunta alle postazioni dell'area di Casoli ad ovest di Lanciano, le nostre ambulanze erano raggruppate in postazioni lungo l’ area del “miglio folle” vicino al centro del fronte Adriatico, e anche lungo le linee delle vallate e dei monti del settore di Lanciano che andavano a nord e ad est della città. Codeste postazione erano RAP o ADS dell’ ottava Divisione Indiana, la quale venne sostituita dalla quarta Divisione Indiana in Aprile.


Fonti

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Artese, Giovanni, La Guerra in Abruzzo e Molise 1943-1944 Vol. I (Lanciano, Casa Editrice Rocco Carabba, 1993); Vol. II (Teramo, Edigrafftal S.P.A. - Edition Grafiche Italiane, 1995).

Broch, Georg, Editor, The AFS Story ... 1914*1947*1997 (AFS Norge ... 1997)

Brokaw, Tom, The Greatest Generation, (NY, Random House, 1998).

Cobb, John C., Photographs (per captions in text)

Cobb, John C., Letters (selected, in text)), 1942-1944.

Edwards, Charles P., Letters Edwards to family, 1942-1945, including Letters Tunisia Campaign, printed, Milton, August 1943.

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Edwards, Charles P., PHWO/AMG. Italy. Spring 1944, documented statement by Edwards, in AFS application for Veterans' Status prepared by AFS Veterans Committee (Jody Brinton, Historian) Chap. 9, pp. 776 ff.

Edwards, Licia S., Letters, to Charles P. and families, 1944-1945.

Eisenhower, Dwight D., Crusade in Europe (NY, Doubleday, 1948).

Goodwin, Doris Kearns, No Ordinary Time: Franklin and Eleanor Roosevelt - the Home Front in World War II, ( NY, Simon and Schuster, 1994).

Hale, Thomas, The Cauldron --- 1943-1945, Vineyard Haven, 1990.

Hamilton, Nigel, Monty: The Making of a General. 1887-1942 (NY, McGraw-Hill, 1981), and Master of the Battlefield: Monty's War Years, 1942-1944 (NY, McGraw-Hill, 1983).

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Inserito da Redazione il 10/02/2008 alle ore 18:44:44 - sez. Storia - visite: 11432