Il futuro dell’Abruzzo è sempre più nero. Tra proclami e prese di posizione sembra avanzare sottotraccia il progetto di petrolizzazione della nostra regione
L’Abruzzo nero avanza, in commissione regionale la disciplina delle
royalties
La notizia è che arriva, mercoledì 30 settembre, in
commissione regionale il progetto di legge che disciplina la materia delle
royalties. In pratica il consiglio regionale ben presto sarà chiamato a decidere
in che modo ed in che misura dovrà dividere i guadagni derivanti dalle
estrazioni del sottosuolo gas e petrolio e non solo. Quale percentuale rimarrà
alla Regione, quanto alle Province ed ai Comuni?
Ma a che pro impegnare tempo e denaro per decidere qualcosa che poi non servirà
ad una regione che il petrolio non lo vuole, così come pure promesso più volte?
Sulla materia è scontro duro anche perché associazioni e comitati continuano la
loro battaglia conquistando sempre più spazio sui media di tutto il mondo.
Nei giorni scorsi interventi della studiosa ortonese Maria Rita D’Orsogna si
sono registrati sul Corriere della sera e su alcuni giornali della Gran Bretagna
e degli Stati Uniti.
Tutti parlano dell’Abruzzo che si prepara ad accogliere l’oro nero.
Ma non sono gli stessi stati dove la Regione ha speso centinaia di milioni di
euro in pubblicità per convincere gli indigeni a sbarcare nella “regione verde
d’Europa”?
Il progetto di legge che arriva in commissione bilancio è quello di Febbo-Chiodi
e farà discutere non poco, oltre ad aprire una pesante battaglia politica.
Strumentalizzazioni comprese, bisognerà in qualche modo stabilire che regione
sarà quella dei nostri figli: natura, verde, parchi e turismo oppure petrolio,
gas, bilanci rimpolpati dalle royalties, inquinamento e niente turismo.
Una decisione precisa ed inequivocabile farebbe peraltro risparmiare moltissimi
denari pubblici (perché continuare ad investire sul turismo se si decidesse per
il petrolio?)
«Si tratta di una legge imbroglio», dice Camillo D’Alessandro (Pd)
promettendo battaglia, «si dicono contrari all’estrazione del petrolio, ma si
preoccupano di come fare cassa, se pur modesta, dalla sua estrazione. Una legge
– incalza l’esponente del PD – senza senso perché siamo in attesa del
pronunciamento della Corte Costituzionale sulla Legge, approvata all’unanimità
nella precedente legislatura , che stabilisce il divieto di insediamento per
industrie che svolgano attività di prospezione, ricerca, estrazione,
coltivazione e lavorazione di idrocarburi».
Si tratta della legge D’Alessandro, primo firmatario, approvata ad ottobre dello
scorso anno, la legge n. 14/2008, da entrambi gli schieramenti e che il Governo
Berlusconi ha impugnato per presunti profili di illegittimità costituzionale. In
difesa della legge si è costituito in giudizio, se pur oltre i termini previsti,
la Regione Abruzzo.
«Chiodi aveva rassicurato in più occasioni la popolazione abruzzese»,
ricorda D’Alessandro, «sul fatto che l’Abruzzo non si sarebbe trasformata in
regione petrolifera, allora che senso ha prevedere una legge che disciplina le
royalities in attesa, tra l’altro, del giudizio pendente della Corte
Costituzionale?»
LA PROVINCIA DI CHIETI DIFENDE LA SUA COSTA (CON IL PARCO)
Dopo l'invio al Ministero dell'Ambiente, da parte del presidente della
Provincia, Enrico Di Giuseppantonio, delle osservazioni critiche sul progetto di
estrazione petrolifera in mare denominato “Elsa 2”, anche il Consiglio
provinciale assume un'iniziativa a difesa della costa teatina. Ieri sera,
infatti, nel corso della seduta consiliare, una mozione proposta dal consigliere
Franco Moroni (Pdl) e sottoscritta da tutto il centrodestra, è stata approvata
all'unanimità.
La mozione «impegna – si legge nel dispositivo dell'atto –
l’amministrazione provinciale, tramite il presidente Enrico Di Giuseppantonio,
ad essere parte attiva presso il Ministero dell’Ambiente per la posizione di
rifiuto sull’istallazione del pozzo estrattivo denominato “Elsa2” ed a proporre
al presidente della Regione Chiodi l’apertura di un tavolo congiunto per
realizzare un Piano di Gestione Integrata della Costa che stabilisca il non
posizionamento di impianti estrattivi marini nelle vicinanze delle coste e il
limite di collocazione degli stessi».
«L’Abruzzo – spiega il proponente nel dispositivo della mozione – ha
da tempo condiviso e consolidato le proprie scelte strategiche destinando
importanti territori a parchi, puntando sullo sviluppo dell’agricoltura e dei
suoi prodotti, valorizzando il turismo costiero e montano, creando nel contempo
una sorta di “marchio” di origine, che narra di un Abruzzo a garanzia di
genuinità e di rispetto del territorio e delle sue diversità.
Negli ultimi anni a causa di istanze, permessi e concessioni, l’Abruzzo
manifesta sempre più una nuova geografia, quella degli idrocarburi, totalmente
nelle mani e negli interessi delle compagnie petrolifere nazionali ed
internazionali. È urgente dare un importante segnale e intervenire sull’attuale
modello energetico che dipende troppo da fonti fossili altamente inquinanti, non
si può negare, infatti, che in Italia ci sia bisogno di investire nel settore
energetico ma di certo non nel petrolio, una fonte che va in direzione opposta
dagli impegni presi dal nostro paese con la firma del protocollo di Kyoto.
L’orientamento del Governo regionale e provinciale sia una condizione utile ad
avviare una riflessione sul futuro industriale ed energetico dell’Abruzzo che,
di fronte alla sfide globali dei mutamenti climatici, non può che essere
orientata alla qualità e all’innovazione ambientale.
Le linee programmatiche del mandato amministrativo del Presidente della
Provincia Enrico Di Giuseppantonio e quindi della maggioranza, all’articolo 13 e
17, portano avanti un preciso progetto da attuare nel quinquennio che è quello
del turismo come risorsa principale strettamente legato alle qualità naturali e
ambientali del nostro territorio».
Fonte:
www.primadanoi.it
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