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La Banda quest'anno cambia anche Maestro
Il nuovo Direttore Concertatore Giuseppe Casciato
Anche quest'anno, la stagione musicale della Banda di Casoli , inizia il 19 Marzo a San Martino sulla Marrucina, dove si esibirà sfilando per le vie del paese sin dalla mattina per poi terminare in un concerto serale in piazza. Da due anni l'ensemble di fiati presenta un programma rinnovato composto da un mix di musica colta e di musica leggera eseguendo musiche del repertorio tradizionale bandistico e melodie moderne di vario genere (pop, evergreen, folk, latino-americana, ecc.). Lo spettacolo si snoda attraverso l'alternarsi di musiche di tutti i tempi per soddisfare i gusti variegati del pubblico. I brani in programma, raccolti anche in quadri e medley, sono stati composti da grandi autori come G. Verdi, V. Bellini, G. Rossini, J. Strauss, G. Gershwin ed altri, o interpretati da celebri star internazionali come M. Bublè, M. Jackson, I Beatles, o resi eterni dal grande successo riscosso: O' sole mio, Stranger in the night, Lilì Marlen, Moonlight serenade, L'amore è una cosa meravigliosa, Mambo n. 5, ecc.
L'associazione musicale "Mosé Ricci", fondata nel 1978, svolge la sua attività nell'ambito dell'insegnamento della musica per i giovani e nel campo della diffusione della musica bandistica. Oltre alla scuola, gestisce una banda stabile formata da circa 50 elementi, denominata Complesso Bandistico "Salvatore Trovato" - Città di Casoli. Da qualche anno ha organizzato anche una formazione bandistica minore, di circa 20 componenti quasi tutti giovani, la cosiddetta "Fanfara". L'associazione, perciò, può offrire ai comitati feste ed agli organizzatori di altri eventi un ampio ventaglio di scelta. Le due formazioni bandistiche (la Banda Città di Casoli e la Fanfara) sono in grado di soddisfare al meglio le varie richieste musicali in occasione di questue, processioni, sfilate, cortei e concerti. Le due bande possono prestare servizio sia singolarmente sia in modo abbinato nell'ambito della stessa manifestazione, in funzione delle esigenze e delle disponibilità economiche degli organizzatori.
Quest'anno, la Banda ha anche un nuovo Direttore Concertatore. Gli impegni professionali di Luigi Belfatto, che si preannunciavano già numerosi prima della fine della scorsa stagione musicale, non hanno permesso all'ex Direttore di continuare a dirigere la Banda con la grande tenacia e professionalità che lo contraddistingue. Il nuovo direttore è Giuseppe Casciato. Diplomato in clarinetto presso il Conservatorio di Santa Cecilia a Roma, si dedica, appena dopo, allo studio della strumentazione per banda. Nel 1977 collabora con il Teatro dell'Opera di Roma e fino al 1990 ricopre la cattedra di solfeggio, clarinetto principale e musica d'insieme presso la Scuola Civica "F. Fenaroli" di Lanciano, città dove attualmente svolge l'attività di insegnante nelle scuole statali. Ha svolto attività concertistica ed ha avuto esperienze di direzione con bande e cori folcloristici abruzzesi. Dalla stagione 2006 ha assunto la guida della Banda di Casoli.
Inserito da Carmen alle ore 11:48:17 Libri - visite: 5917
A pubblicare il testo in formato pdf è stato il Notiziario Quattordicinale di "Cellule Staminali"
di Maria C. Ricci
La sua vita si è "fermata" quando una trombosi all’arteria basilare destra, l'ha colpito una Domenica di dieci anni fa, riducendolo a "vivere" imprigionato nel suo stesso corpo. All'inizio della malattia, comunicava con una palpebra, così come faceva il locked-in Jean-Dominique Bauby, che sbattendo le ciglia scrisse anche il suo libro autobiografico "Lo scafandro e la farfalla". Riacquistando un leggero controllo del movimento della testa, quel tanto che basta per "maneggiare" il suo PC, Severino oggi riesce a comunicare con il resto del mondo attraverso le E-mail. Non può parlare, non può mangiare e bere normalmente, ha problemi gravi anche con la vista, ma la sua malattia, non ha compromesso la sua lucidità mentale. Fin troppo lucido e con la sua determinata ed ostinata voglia di lottare per i suoi diritti e per quelli di tutti gli altri come lui, sta dimostrando di vivere i suoi anni infernali con più energia e profondità di qualsiasi altro essere umano normale: «Ho vissuto intensamente in questi 10 anni (nonostante sia un locked-in), mentre la maggioranza degli umani sta semplicemente vegetando, e non se ne accorge». In questa frase è racchiuso tutto il senso del libro, che non si limita ad essere solo un racconto autobiografico, ma vuole essere anche un messaggio, un appello rivolto ad una società ancora troppo estranea ed insensibile di fronte ai gravi problemi che affliggono i "diversamente abili" quotidianamente.
Dopo una breve introduzione, il libro inizia subito con la serata del 21 ottobre 1995: "Allora, da poco, il sabato era per me il giorno più bello della settimana: infatti, da gennaio di quell’anno, facevo la settimana lavorativa corta. Cioè, dovevo fare si i turni dal lunedì al venerdì (o mattina o pomeriggio), ma facevo pure due rientri lavorativi di tre ore, quando non ero di turno. Che bello perciò il sabato, in cui non dovevo recarmi più alla Università a fare l’odiato mestiere di bidello! E la mattina dopo era domenica: quindi, potevo riposarmi adeguatamente e riprendermi dai bagordi del sesto giorno. Così, quel 21 ottobre, mi alzai presto e notai con piacere che c’era il sole: meglio, pensai, perché, dopo la doccia e il pranzo a casa, andrò a Pescara, e farò una bella passeggiata in centro; poi, mi vedrò con Carlo, Massimo e Anna (miei colleghi di lavoro), per andare in pizzeria, come avevamo programmato in precedenza. Anna vuole chiudere la serata-nottata in discoteca e a me non piacciono questi posti, perché non mi piace danzare? Poco male: mi siederò in poltrona e li guarderò ballare, facendo da tappezzeria insomma. E feci esattamente tutto ciò, quell’ultimo giorno della mia vita. No, non sarei morto, ma sarebbe stato meglio, perché, tra 24 ore circa, sarebbe iniziata la trombosi alla mia arteria basilare destra. Di conseguenza, feci la mia ultima doccia e il mio ultimo pranzo. Poi, in auto, andai alla volta di Pescara, facendo piano, tanto non avevo fretta. Arrivato in città e parcheggiata la macchina, a piedi, feci la classica passeggiata in centro del sabato pomeriggio: nonostante fosse il 21 ottobre, si stava bene fuori e c’era ancora un bel sole. Girovagando, entrai nella libreria Feltrinelli, curiosando tra gli scaffali; comprai un libro di Mario Vargas Llosa, scrittore a me molto gradito; non ricordo il titolo dell’opera, ma fu l’ultimo mio acquisto e certamente non potrò mai leggerlo in cartaceo ... Continua» ".
Nel libro, Severino ricorda questi suoi dieci anni vissuti nella disperazione, aiutato quasi sempre solo dalla propria famiglia. Tuttavia, nel testo non mancano propositi di speranza, quel sogno che accomuna un po' tutti i malati gravi come lui: la guarigione (o anche solo un lieve miglioramento). Severino ha affidato questa sua speranza al progresso ed agli sviluppi della ricerca scientifica, che ultimamente si sta concentrando sulle Cellule Staminali, ma è ancora troppo ostacolata, qui in Italia.
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