|
|
Di seguito gli Articoli, i Video e le Immagini pubblicati nella giornata richiesta.
Dell’inizio Tra musica e pensiero - Un’esplorazione dell’origine
attraverso le note di uno strumento, la scienza e la filosofia
L’associazione RATI, Rete di Abruzzesi per il Talento
e l’Innovazione, fondata con l’intento di promuovere il talento, la
creatività e l’innovazione, propone una serie di iniziative culturali
per mettere in connessione l’universo giovanile con il mondo del lavoro
e dell’impresa.
Dopo il grande successo di Cupello, con "Verdi ed il
Risorgimento", l'iniziativa si sposta questa sera ad Altino, presso
l'Anfiteatro
del Centro Storico, dove Luigi Belfatto (Musicista e
Compositore), Marco Casucci (Ricercatore di Filosofia presso
l'Università di Perugia) e Italo Stante (Ingegnere e Direttore
d'orchestra), parleranno:
Dell'inizio Tra musica e pensiero - Un'esplorazione
dell'origine attraverso le note di uno strumento, la scienza e la
filosofia
L'iniziativa si svolge con il patrocinio del Comune
di Altino. In caso di pioggia l'evento si trasferirà presso la Sala
Consiliare.
One night in the Castle. Casoli 2 agosto 2011 ore 21.00
L'evento su
FaceBook
Goffredo Mameli, l’eroe della Repubblica Romana, un plagiario?
di
Ezio Pelino
Goffredo Mameli (Genova 5 settembre 1827 - Roma
6 luglio 1849)
Su “Il Centro” del 15 giugno scorso, è apparso un
articolo a firma di Bruno Dante dal titolo “Il bluff di
Benigni sull’inno nazionale” in cui si sostiene che l’inno
nazionale non sarebbe di Mameli, dell’eroe mazziniano della
Repubblica romana, ma sarebbe stato scritto dal frate scolopio
Atanasio Canata, un patriota monarchico di cultura
cristiano-liberale e giobertiana. Il giovane Goffredo Mameli, che
sarebbe stato ospite del religioso al Collegio degli Scolopi a
Carcare, in provincia di Savona, si sarebbe impadronito,
spacciandola per sua, della poesia “Il canto degli italiani”, poi
diventato l’inno nazionale.
Forse in un qualsiasi paese del mondo la notizia
avrebbe procurato scandalo, reazioni indignate, smentite. Invece, da
noi, niente, nessuna reazione. Silenzio. Eppure quell’articolo offende
gravemente la memoria di Mameli, da sempre e da tutti ritenuto autore
dell’inno. Da padre della patria, nonostante la sua morte in giovane
età, a plagiario, a ladro. A leggere la notizia sembra che la “scoperta”
sia dello stesso estensore dell’articolo. Invece, non è così. La tesi
è dello storico di fede monarchica Aldo A. Mola, esposta
nell’introvabile volume “Storia della monarchia in Italia”,
Bompiani. Lo storico non esibisce a sostegno della sua tesi , come
avrebbe dovuto, alcuna documentazione. Non contrappone, infatti, il
manoscritto del frate scolopio a quello di pugno del Mameli, che, con
correzioni e postille, è conservato nei musei del Risorgimento di Genova
e Torino. La presunta prova del plagio sarebbe, invece, riposta
nei seguenti versi del frate: “A destar quell’alme imbelli/ meditò
robusto un canto; / ma venali menestrelli/ si rapian dell’arte un
vanto/sulla sorte dei fratelli/ non profuse allor che pianto/ e
aspettando nel suo core/ si rinchiuse il pio cantore”.
Come si vede, si tratta di versi ermetici,
addirittura cifrati, e peraltro senza destinatario. Una “prova” del
tutto ridicola. Da uno storico ci si aspetterebbe molto di più. E, poi,
perché il frate vittima di plagio non denunciò la cosa?
Secondo il Mola non lo fece per non offuscare la memoria dell’eroe.
Ma quale memoria? Per tutto il 1848 Mameli era vivo e il suo inno
veniva cantato dall’esercito piemontese durante la I guerra di
Indipendenza e dal popolo sulle barricate delle Cinque giornate di
Milano.
E visse ancora, il Mameli, per la metà del 1849 ed
ebbe tempo per scrivere un secondo inno (anche questo copiato?) ,
intitolato “Inno militare”. Un inno che riecheggia, per stile,
immagini, retorica, i Fratelli d’Italia. Basta l’incipit a confermarlo:
“Suona la tromba , ondeggiano / le insegne gialle e nere. / Fuoco per
Dio sui barbari,/ sulle vendute schiere”.
Che Mameli fosse tutt’altro che uno sconosciuto
poetastro è nientemeno Giuseppe Verdi a testimoniarlo, egli, infatti,
apprezzò il testo tanto da musicarlo. D’altra parte, Mameli è stato
oggetto negli anni di numerose biografie. Fra le prime quella di Arturo Codignola, che, per il Comitato Nazionale per le onoranze nel centenario
della nascita, ha esplorato con passione e meticolosità certosina gli
archivi genovesi, liguri e italiani, pubblicando nel 1927 l’ opera ”G.
Mameli. La vita e gli scritti”. Recentemente ha visto la luce “Goffredo
Mameli, Una vita per L’Italia” di Massimo Scioscioli, per l’Istituto per
la storia del Movimento repubblicano. Molte sono, inoltre, le edizioni
delle poesie di Mameli. La prima è del 1850, a Genova, con introduzione
di Giuseppe Mazzini. E nessuno, tanto meno l’Istituto Mazziniano Bianca
Montale, ha avuto da avanzare il minimo dubbio sull’autenticità
dell’opera poetica del Mameli e sulla genesi dell’inno. Peraltro, non è
nemmeno accertato che Mameli sia mai stato al collegio degli Scolopi,
manca, infatti, ogni documentazione in proposito, mentre è certo che ci
fosse il fratello.
|
|
|
|
casoli.org è un sito pubblicato sotto
Licenza Creative Commons |
Dove non specificato diversamente, è possibile riprodurre il
materiale: non alterandolo, citando sempre la fonte e
non
traendone vantaggi economici. |
|
Riferimento
legislativo sulla privacy |
Legge 633 del 22 aprile
1941 e successive modifiche ed integrazioni
Protezione del diritto d'autore e di altri
diritti connessi al suo esercizio
SEZIONE II
Diritti relativi al ritratto.
Art. 97
Non occorre il consenso della persona ritrattata
quando la riproduzione dell'immagine è
giustificata dalla notorietà o dall'ufficio
pubblico coperto da necessità di giustizia o di
polizia, da scopi scientifici, didattici o
culturali, o quando la riproduzione è collegata
a fatti, avvenimenti, cerimonie
di interesse pubblico o svoltisi in pubblico.
Il ritratto non può tuttavia essere esposto o
messo in commercio, quando l'esposizione o messa
in commercio rechi pregiudizio all'onore, alla
reputazione od anche al decoro della persona
ritratta. |
|
Nota (ndr): per quanto
attiene il ritratto di minori, la
pubblicazione nei termini e modi indicati nel
precedente Art. 97, è vietata solo per i minori
coinvolti in vicende giudiziarie (art.13
D.P.R. 22/09/88 n.448 ed art.50 D.L. 30/06/03
n.196, che estende il divieto anche ai casi
di coinvolgimento a qualunque titolo del minore
in procedimenti giudiziari in materie
diverse da quella penale). |
|
| Torna in alto | |
|
|
Content Management System powered by
dBlog ® Open Source . Modifiche e WebDesign by
casoli.org
|
Sito aggiornato ad intervalli
irregolari in base alla disponibilita' e alla reperibilita' dei materiali,
non iscritto al registro stampa ai sensi della Legge
n.
62/2001 (Art.1 comma2)»
|
|
|
|
Utenti online sul sito: 1589 .
|
|
20/09/2025 ore 23:06:20
reso in 39 ms
|
|
.
|