Il libro di Sirovich è tato presentato a Trieste Venerdì 10 Ottobre,
alle 17:00 presso l'Auditorium del Museo Revoltella (Via Diaz 27) e Sabato 18
Ottobre a Verona, alle 16:30 nella sede dell'Istituto veronese per la storia
della resistenza e dell'età contemporanea (Via Cantarane 26).
"Della storia davvero inconsueta - dice l'autore del libro - di
questa maestra ebrea triestina ventitreenne (unica italiana medaglia d'oro al
valor militare, caduta in combattimento nella Resistenza) a Trieste parleranno
la prof. Tullia Catalan e l'autore del volume, introdotti dagli Istituti storici
della Resistenza di Verona e di Trieste.""Nel settembre del 1943,
- continua Sirovich - Rita si rifugiò nel Veneto con i genitori per
poi arruolarsi in una piccola unità partigiana autonoma a nord di Verona. Altri
personaggi del libro sono il suo fidanzato "Kubi", internato in un campo di
concentramento per ebrei stranieri in Calabria e poi in Abruzzo, da dove finì ad
Auschwitz con papà e mamma, e il bizzarro colonnello Ricca, compagno di Rita
nella guerra partigiana. Il libro si basa soprattutto sull'epistolario 1940-1943
tra Rita e Kubi, rinvenuto avventurosamente da Sirovich in un palazzotto
pericolante in Abruzzo, e sugli atti dei processi a carico dell'assassino di
Rita." |
Rita cerca di vincere la depressione, causatale dal forzato
abbandono della scuola, accentuando una falsa spensieratezza da adolescente e fa
qualche passo falso. Mille chilometri lontano, il fidanzato deve adattarsi
alle baracche ed al filo spinato di Ferramonti (CS) e poi alle umide camerate ed
agli usi di Casoli.
testo:
Fra i confinati sbattuti dai quartieri buoni di Trieste,
di Vienna o di Dresda nel presepe abruzzese, ci sono anche giovani in età
da moglie, ma non possono partecipare allo struscio [...]. Da
generazioni, fra le cinque e le sette il Corso diventa il poligono di tiro degli
sguardi fulminanti dei giovani maschi del paese. Qui si mira sparato negli
occhi e non si guarda la donna per un istante, ma per un minuto, e in un minuto
intero una donna - si dice - fa a tempo a salire al color rosso, garantito! Lei
non ricambia mai le occhiate, ma sai che a un certo punto... a un certo punto ti
ammicca dalle palpebre basse e allora tu devi farle «il» gesto, mentre dalle
soglie i genitori o i loro onnipresenti ed innumerevoli parenti ti stanno tutti
a guardare, senza darlo a vedere: ti passi la mano di sotto in su dai coglioni
al membro, e le dai l'occhiata finale, quella che le dà la vampa e la brucia
dalle dita dei piedi fino alla radice dei capelli. Vhum!, una sola fiammata come
il roveto ardente. [...] Ma, a parte la gelosia dello struscio,
l'ambiente non è ostile. Non ci sono antisemiti a Casoli, solo un paio di
fascisti sfegatati e quindi non ci vuole molto perché le più nominate famiglie
del paese comincino ad aprire discretamente le porte dei loro salotti a qualcuno
dei giovani stranieri dal contegno così distinto, ed imparino ad apprezzarli.
I due ragazzi non possono rivedersi né scambiare frasi troppo intime per paura
che i censori ne ridano. Così, mentre a Trieste sale la tensione antisemita e si
verificano alcuni veri e propri pogrom, nei lunghi mesi di separazione il loro
rapporto si sfilaccia e finisce. Continueranno a scriversi fino all’8
settembre del ‘43, ma solo da buoni amici.
Intanto, gli alleati risalgono la penisola, ma il ragazzo di Rita e i genitori,
ormai riuniti a Castel Frentano in Abruzzo, esitano a varcare le linee
per mettersi in salvo.
testo:
[...] Fa di nuovo freddo. 1940, 1941, 1942, 1943, è il
quarto autunno che vede i ghiaioni del Monte Amaro coprirsi di bianco e gli
aceri accendersi di giallo in mezzo al rosso cupo della faggeta della Majella
...il colore delle gite più ardite con Rita e con l'allegra compagnia di Trieste
nella Selva di Tarnova, prima che l'intolleranza scoppiasse di nuovo. Monte
Amaro, pochi chilometri da Casoli e da Castel Frentano, ma non c'è mai potuto
andare. Quant'è amara la vita.
Adesso, si combatte sotto Vasto e anche sul versante tirrenico
dell’Appennino; mentre, poco a nord di Trieste, in quella mitica Selva dove si
poteva andare a tagliare le stanghe di ghiaccio in grotta perfino in agosto, c'è
la guerriglia senza prigionieri. I partigiani sloveni colpiscono «a tradimento»
lasciando morti e feriti. L'Esercito italiano e le Camicie nere rispondono con
«fucilazioni esemplari», incendi di villaggi, finendo i partigiani feriti col
«colpo di grazia».
Cresce l'odio, la Bestia urla. |