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Articoli del 04/11/2006


Inserito da Redazione alle ore 19:17:23  Cronaca - visite: 15801 
Rotunno racconta come la Delverd

«Ho assistito impassibile alla distruzione di un gioiello»

«Io, Masciarelli e i mandanti occulti per distruggere la Delverde»

di Alessandro Biancardi e Alessandra Lotti per PrimaDaNoi.it

Fara San Martino - «Tanto di cappello a chi ha organizzato tutto questo. Non hanno sbagliato un colpo. Sono riusciti a distruggere un'industria fiorente con il chiaro obiettivo di farla sparire da Fara San Martino, o tali erano gli intenti».
La voce è ferma, lo sguardo pieno di rammarico e rabbia, Pietro Falco Rotunno, ex amministratore delegato del pastificio, nella sua anima da oltre 30 anni ha la Delverde, e l'anima della Delverde di allora era Rotunno. E' lui infatti che nel 1967 venne chiamato dalle Industrie Alimentari Levino Tavani &Co. e ricevette l'incarico di progettare e dirigere i lavori di costruzione dello stabilimento di quello che diventerà uno dei marchi più importanti del mondo.
A PrimaDaNoi.it , Rotunno racconta come il pastificio sia stato portato gradualmente al fallimento (poi dichiarato fallito il 17 febbraio 2005) senza una apparente e vera ragione.
Dalla fine del 2005 una nuova gestione, dell'imprenditore teatino Zappacosta, sta cercando di risollevare le sorti del marchio.
Pietro Falco Rotunno, dal '91 al 2002, portò l'azienda al successo fino ad un fatturato di oltre 50 milioni di euro, acquisì posizioni di mercato dominanti in Canada e negli Stati Uniti e con lui Delverde diventò sinonimo di qualità ma anche di Abruzzo.
Seppur «nauseato da questo losco affare», ha molta voglia di raccontare la sua verità, come sono andate le cose e spiegare le ragioni recondite dello sciacallaggio industriale che ha portato al fallimento il pastificio. Ma non lesina forti critiche nei confronti di chi non lo ha voluto ascoltare (giornali compresi).
Rotunno, è professionista stimato, in più di una occasione dice di aver rifiutato posti in aziende alimentari per non fare concorrenza alla sua «creatura».
Ancora oggi il suo rifugio e luogo di lavoro è una palazzina gialla dove ha sede la BioAlimenta Srl, che si trova esattamente di fronte al pastificio Delverde e al concorrente De Cecco. «La pasta è la mia vita», afferma.
Qui sta dedicando le sue attenzioni a produzioni di prodotti non contenenti glutine di frumento e, dunque, non in concorrenza con la Delverde. Dalla sua finestra, anche se prova ad ignorarlo, («per me ormai la Delverde, quella che ho vissuto fino al 30 maggio 2003, è solo un bel ricordo», ripete più volte) conta mentalmente i numeri di camion in transito, pieni di semola, che riconosce dal rumore.

I tanti attori del fallimento

«Dal 3 giugno 2003, le cose che avvenivano sotto i miei occhi non avevano senso e logica, non avevano una spiegazione. Tutta questa incredibile e delittuosa storia è paragonabile ad un immenso puzzle dove, seppur le immagini prendevano forma sempre più di giorno in giorno, non è stato possibile comprendere finché non è stato messo l'ultimo tassello».
La vicenda a cui fa riferimento è ovviamente il fallimento della Delverde che secondo Rotunno è stato possibile grazie all'ingegner Masciarelli ed ad un nutrito numero di «attori che consapevolmente o senza rendersene conto hanno fatto la loro parte». Tra gli attori, ovviamente, i componenti della Fira, ma anche la politica e la magistratura che ne ha decretato il fallimento ufficiale («senza volersi accorgere che le carte erano state manipolate»).
«Ho assistito impassibile alla distruzione di un gioiello», spiega Rotunno, «non c'è un punto di partenza in questa storia imbarazzante e stomachevole per come è stata vissuta, per l' indifferenza di chi non si è interrogato e non è riuscito a capirne le contraddizioni infinite».

Masciarelli: «è stato bravissimo a raggirarmi»

Dietro al fallimento della sua industria c'è l'ingegner Masciarelli, di questo Rotunno è certo.
Così come è certo che l'ex presidente della Fira, ora in carcere, non potesse agire da solo, ma guidato da una mente superiore, probabilmente politica, a sua volta guidata da logiche economiche.
E oggi come si sente Rotunno dopo l'arresto del manager Fira?
«Non mi interessa», spiega, «l'arresto è stata probabilmente una conseguenza inevitabile di quello che ha fatto ma purtroppo non porta niente alla Delverde che è stata fatta fallire».
Il primo incontro tra Rotunno e Masciarelli avviene il 30 maggio del 2003, «quando è stato attivato quello che in apparenza aveva tutte le sembianze di un "golpe" da parte del gruppo Tamma».
La situazione finanziaria del pastificio era problematica ma sostenibile («la svalutazione del dollaro USA e gli investimenti pesavano sul bilancio ma il marchio era forte, le commesse c'erano e, soprattutto, avevo predisposto e definito ogni dettaglio per far fronte alla svalutazione del dollaro e tutto quanto necessario per conseguire, come da budget 2003, un fatturato di € 53.306.879,00 con utili conseguenti»).
Ma la maggioranza del Consiglio di amministrazione, rappresentata a quel tempo dal defunto Ernesto Talone, dal presidente Francesco Tamma e dal figlio Raffaele, «fece credere il contrario» e, «al di là delle tante sceneggiate sulla opportunità di vendere l'azienda agli infiniti acquirenti di cui gli stessi allora ne dichiaravano l'esistenza, optò, con apposita delibera, per un allettante mutuo» che la Fira poteva concedere fino alla concorrenza di 52 milioni di euro.
«Appena dopo questa delibera, il presidente del collegio sindacale della Delverde Giustino Battistella iniziò a tampinarmi continuando a ripetermi che dovevo incontrare Masciarelli. Battistella era anche consigliere di amministrazione della Fira. Io la Finanziaria Regionale non la conoscevo, e lui continuava a ripetermi che se non avessi incontrato Masciarelli la Fira non avrebbe concesso il mutuo. Diceva "ti costa tanto? Dai, andiamo.." »
Rotunno decise di assecondare la richiesta ma oggi conferma: «non ho mai creduto in questo mutuo. Era indispensabile la mia presenza», continua Rotunno, «perchè c'era bisogno di una compagine sociale di riferimento che dichiarasse la propria disponibilità all'intervento e io e Tamma rappresentavamo la maggioranza qualificata. Così diedi la mia disponibilità a Masciarelli per poter procedere».
«Mi ha ingannato», ripete Rotunno con sguardo severo ricordando quegli attimi. E ripensa anche al primo incontro con l'ingegner Masciarelli.
«Insieme al Battistella andai all'appuntamento in Fira e fummo ricevuti dalla sua segretaria Caterina D'Antuono, (oggi investita dall'inchiesta Fira, ndr) sempre gentile e affabile con me, che ci accompagnò ad un ristorante sul lungofiume di Pescara dove Masciarelli ci avrebbe raggiunto, perché molto impegnato... un ottimo pranzo di pesce, lo ricordo ancora. Ebbi l'impressione che sapeva tutto dell'azienda, e diceva "le devo spiegare molte cose". Era un vulcano, logorroico, non si fermava mai. Una persona che sa come carpire la fiducia del prossimo....mi ha ingannato».
«Era un temerario», continua ancora, «oggi sono convinto che non avesse alcun interesse ad avere la Delverde, ma probabilmente aveva promesso il marchio ad una società estera… magari la Molinos Argentina che nel 1997 mi contattò per chiedermelo e io risposi che il marchio Delverde non era e non sarebbe mai stato in vendita. Fin dal primo incontro io spiegai a Masciarelli che non ci credevo in questo mutuo», continua Rotunno, «venivo fuori da una situazione giornaliera senza senso e incredibile, nessuno mi diceva in base a quale legge avremmo ottenuto questi soldi e quando lo chiesi a Masciarelli lui farfugliò qualcosa e poi disse che non aveva le carte davanti per spiegarmi tutto».

«Quel giorno a Roma: il viaggio più lungo della mia vita»

Le cose, come continuava a ripetere Masciarelli, stavano per concretizzarsi. Il fatidico mutuo era sempre più vicino, ma dal momento che Rotunno manifestava il suo scetticismo, «mi promise che avrei potuto accertarmene con un incontro con il Ministro delle attività produttive Antonio Marzano che lui avrebbe preso». E fu proprio nell'occasione del viaggio al Ministero che Rotunno incontrò per la prima volta Picciotti, imprenditore di Altino, attualmente in carcere perchè coinvolto nell'inchiesta "Bomba" sulla Fira e anche indagato per il fallimento Delverde nell'inchiesta vastese.
«Feci con Picciotti un viaggio interminabile, impiegammo più di 4 ore... Mi urtò dover fare il viaggio con una persona che non conoscevo» ma fu solo all'ultimo momento che Rotunno scoprì che avrebbe incontrato Masciarelli direttamente a Roma, al ministero.
«L'ingegnere mi chiamò la sera prima, mi disse che lui sarebbe andato a Roma con Vito Domenici perchè dovevano parlare di altri affari che riguardavano la Sanità e Tamma avrebbe raggiunto Roma da Foggia con il treno».
Arrivati al ministero, però non incontrarono il ministro: «aspettammo quindici minuti, poi ci dissero che il ministro aveva avuto un imprevisto. Parlammo con un sottosegretario che ci diede ogni assicurazione per la concessione del mutuo tramite la Fira, ci disse che era tutto a posto e che dovevamo sbrigarci a redigere il piano industriale che, se non fosse stato consegnato entro i primi giorni di febbraio non avremmo più trovato la disponibilità dei fondi».
Masciarelli insieme ad un altro relatore (l'ingegner D'Onofrio) stilò il piano per 15 milioni: «si arrivò a 20 il giorno in cui ce lo presentarono», precisa Rotunno, «inserendo il progetto di imbottigliamento delle acque minerali. L'ultima volta che li sentii mi rassicurarono che il piano stava per essere portato al ministero. Poi più niente».
Masciarelli scomparve nel nulla, Rotunno provò a contattarlo ma l'ingegnere era sempre impegnato. Ovviamente del mutuo nessuno sentì più parlare, «né i mass-media, che tanto hanno scritto anche su questo mutuo, hanno mai posto l'interrogativo nel merito».
Solo a posteriori Rotunno capì che «tra Masciarelli e Tamma (imprenditore pugliese e presidente del consiglio di amministrazione della Delverde) c'era un tacito accordo, così come l'ingegnere fece intendere».
Ma forse anche questo era solo uno degli inganni che permise di poter carpire la fiducia dell'imprenditore pugliese, fino ad un certo punto. Fu infatti proprio Tamma con una denuncia a dar vita alla inchiesta vastese sul fallimento della Delverde che ha scaturito il filone pescarese con gli arresti eccellenti.

La politica e le mani in pasta

Nel 2004, per salvare l'azienda Rotunno pensò che fosse importante avvisare anche il mondo politico. Aveva contattato sin dal luglio 2003 il segretario provinciale della Cgil Catena e, subito dopo, il sindaco di Fara San Martino Antonio Tavani (An) e, dopo l'avvento del nuovo socio Abruzzo Alimenti, il senatore Tommaso Coletti (Margherita), poi diventato presidente della Provincia di Chieti.
«In quei giorni», ricorda Rotunno, «Coletti era molto impegnato in vista della tornata elettorale. Mi sembrava ben disposto, diceva "voglio capire bene la storia di Delverde, fammi una relazione sulla situazione ivi compreso la composizione del capitale sociale anche perché voglio ben comprendere la posizione degli Alimonti", cose a cui provvidi nel giro di qualche giorno, seppur con imbarazzo dato che allora apparivano fatti e situazioni poco credibili».
Il materiale viene consegnato puntualmente e dopo qualche settimana, «appena dopo il suo insediamento in Provincia, accompagnato da un consigliere regionale di Pizzoferrato, del quale non ricordo il nome, nulla più ho saputo se non, con mia grande meraviglia, che anche per il senatore Coletti, l'unico modo per salvare la Delverde era accompagnarla all'Amministrazione Controllata».
Lo dimostrò anche qualche mese dopo quando promosse un incontro con imprenditori per fare il punto della situazione Delverde. «Si doveva valutare», precisa Rotunno, «su richiesta dei sindacati, come mai l'allora presidente ed amministratore delegato della Delverde, Giorgio De Gennaro, ritenesse opportuno chiedere l'amministrazione Controllata al Tribunale di Chieti», anziché accettare la ricapitalizzazione dell'Azienda che i soci di minoranza avevano offerto e le banche avevano accettata.
«Quell'incontro è documentato, Coletti lo iniziò con il buongiorno a tutti per poi dire subito "in ogni caso ho parlato con De Gennaro (ex ottico napoletano che ad un certo punto aveva preso la gestione del pastificio e "che si distinse per compensi e consulenze esose critiche per l'azienda") e condivido la scelta dell'amministrazione controllata decisa da De Gennaro per salvare l'azienda. Vi lascio, pertanto, alle attenzioni dell'On.le Di Fonzo e vi auguro buon lavoro».
«Coletti, a mio avviso, deve spiegare, il senso di quella riunione, il suo comportamento, il perché di questa sua improvvisa condivisione e di averla "caldeggiata" anche presso il Presidente del Tribunale di Chieti ben sapendo, come quanti ragionavano in quei momenti e come venne riaffermato con forza in quell'incontro da parte del socio di minoranza TMT, che la decisione dell'Amministrazione Controllata avrebbe rappresentato solo l'anticamera del fallimento dell'Azienda».
Ricollegando i pregressi e tutti i singoli episodi Rotunno si chiede ancora perchè la Delverde dovesse fallire per forza.
«La spiegazione più plausibile era quella di svuotarla per giustificarne la svendita a quell'imprenditore che l'avesse acquistata magari all'asta. Intanto sarebbe sparita da questo paese e dall'Abruzzo»

«Quell'azienda dava fastidio»

«Quell'azienda dava fastidio», lo ripete spesso, come un ritornello, raccontando di storie anche vecchie di decenni, di rivalità, invidie, malelingue e beghe di paese.
E' questa la ragione ultima che Rotunno si dà per spiegare tutto quello che è successo fino a qui, altrimenti inspiegabile, semplicemente danneggiare una industria forte. A vantaggio di chi?
C'è una inchiesta in corso su questo fallimento così strano. Tutti dovranno rispondere delle proprie responsabilità, così come Rotunno ex amministratore delegato e poi socio che dice «io ho dimostrato con documenti alla mano tutto quanto ho sostenuto, nessuno ne ha tenuto conto tranne, mi par di capire, la Procura di Vasto».
«Di un cosa sono certo: l'industria era fiorente, c'erano difficoltà naturali come il collasso dell'economia argentina, la svalutazione del dollaro. Il nostro fatturato era arrivato a 52 milioni di euro e il 65% derivava dai mercati esteri. La Delverde era leader del mercato canadese con una quota di mercato che valeva oltre 6 miliardi di lire. E' vero che l'azienda aveva una forte esposizione economica, ma ce la poteva fare benissimo. Era una esposizione dovuta ad investimenti strutturali, aggiornamenti tecnologici degl'impianti ed al marketing, indispensabili per la sopravvivenza e sicurezza futura del marchio. E invece è stata fatta apparire come una azienda che stava morendo, dai bilanci disastrosi. Sono state fatte relazioni false: molti non si sono accorti di nulla e/o tale atteggiamento hanno assunto, altri non hanno parlato, chi poteva intervenire per scongiurare questa assurdità non ha invece mosso un dito».

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Inserito da Redazione alle ore 19:15:58  Libri - visite: 5139 
"Il Monumento" di Alberto Del Pizzo

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Una cartolina di Casoli che ritrae il monumento ai caduti eretto dove oggi sorge il monumento agli emigranti (vedi anche le altre cartoline)

1957: una bella giornata di novembre (cap. 36)
«La mattina del Quattro Novembre sullo spiazzo dell'Assunta c'era tutto il paese. Una messa in chiesa, e subito dopo la cerimonia all'aperto. Ma alla messa andò poca gente: il gruppo delle autorità e delle famiglie dei Caduti, le bandiere del Comune e dell'Associazione Combattenti, e gli alunni delle scuole, anch'essi con le loro bandiere, e gli insegnanti in testa. Il grosso del pubblico confluì senza fretta verso l'Assunta durante la celebrazione della messa; poi, quando sulle scale della chiesa riapparvero le bandiere e dietro di esse le autorità, i combattenti (tutti in borghese, ma con le decorazioni e i nastrini sul bavero della giacca e, alcuni, anche con il cappello da alpino o il fez da bersagliere) e lo stuolo oscuro dei familiari dei Caduti, la folla fece semicerchio intorno al monumento e alla piccola banda musicale che aveva preso posto già da prima, su un lato. I ragazzi delle scuole, divisi per classi, con i grembiuli neri i maschietti, bianchi le femminucce, furono schierati invece dietro, nell'anfiteatro verde del prato.» ... continua»

E' il racconto di un evento che risale esattamente a  49 anni fa, il 4 novembre del 1957, giorno dell'inaugurazione del monumento ai caduti, di un piccolo paesino in provincia di Chieti, che lo scrittore Alberto Del Pizzo (vedi foto) descrive nell'ultimo capitolo del suo libro "Il Monumento" pubblicato nel 1969. Un riesame storico e sociale non solo di un paese ma di tutto ciò che accade dal 1927 al 1957 anche in Italia, quindi un riesame della società italiana oltre che abruzzese, un «pro memoria degli anziani e documento dei giovani e dei posteri». Uno «sfogo contro la retorica, la malafede e l'arrivismo che ci hanno offesi durante il fascismo e dopo; - dice l'autore - contro una piccola borghesia incolta e provinciale che si è lasciata menare per il naso, dai più cinici arruffapopoli, e dai più stupidi chiacchieroni.»  Tutto inizia dal 1927, quando si sente l'esigenza di erigere un monumento ai caduti della prima guerra mondiale e per la prima volta se ne comincia a parlare: «Siamo in un paesino della provincia di Chieti, - dice Teodoro Giùttari nella prefazione - mentre si fa orgia di retorici discorsi fascisti e si sciala in folcloristiche manifestazioni patriottiche (...), si pensa ad erigere un monumento ai caduti nella guerra 1915-'18. Ma i maggiorenti non si mettono d'accordo né su come scolpire il monumento né su dove collocarlo. Si scontrano soprattutto due concezioni diverse di monumento e di patria, entrambe retoriche: quella di un monumento e d'una patria imponenti sostenuta da don Carlo Pasquantonio, Podestà del paese, e quella di un monumento umile, "francescano", che fosse una sorta di altare votivo sul quale venerare i caduti per l'onore della Patria assurta a grandezza proprio con la guerra del 1915 -'18, sostenuta invece dall'ex combattente ed erudito professore (non laureato) don Pasqualino D'Intino, l'intellettuale del paese.»
Il monumento ai caduti, venne costruito esattamente vent'anni dopo ed i racconti che ruotano questa volta intorno a figure autorevoli come il barone Ferrari (Deputato democristiano al Parlamento) ed altre autorità e personaggi locali come politici, notai, avvocati, intellettuali, cappellani, ex combattenti, artigiani e bandisti, costituiscono la seconda parte del libro, quella in cui lo scrittore raccontando delle nuove «eterne dispute da caffé» per il monumento ancora da erigere, descrive tutto il periodo dal dopoguerra al 1957.

Leggi i cinque capitoli de il "Monumento" pubblicati sul sito»

 
I presidenti delle sezioni comunali Avis si riuniranno per difendere l'ospedale di Casoli

La riunione è prevista per Martedì 7 Novembre alle ore 21 nella sede Avis Casoli

Martedì prossimo, tutti i presidenti delle sezioni comunali Avis del comprensorio Sangro Aventino, si riuniranno alle ore 21 nella sede dell'Associazione di Casoli, per discutere del grave problema della sanità locale, che si è aggravato soprattutto in seguito alle ultime disposizioni del nuovo piano sanitario, che vuole trasformare il nostro presidio in "Ospedale di Comunità". La riunione avrà anche il fine di rendere partecipi tutti gli iscritti alla difesa del "Consalvi", che non può essere assolutamente destituito, per il  fondamentale ruolo che svolge in un vasto territorio, che vede al suo interno numerosi paesi montani già in difficoltà per la distanza e per le precedenti  riduzioni di servizi e funzioni indispensabili, che l'ospedale aveva in precedenza.
All'incontro, saranno presente anche alcuni presidenti di sezioni comunali non strettamente legati al Centro di Raccolta di Casoli (ma comunque vincolati all'ospedale per usufruire di altri servizi) e il presidente provinciale Sergio Di Tizio.   
L'Avis chiederà alla Regione Abruzzo e alle altre autorità competenti, di rivalutare la posizione del nostro ospedale all'interno del piano sanitario, al fine di  evitare che il declassamento previsto, porti  il "Consalvi" ad una chiusura definitiva.

 
Inserito da Redazione alle ore 16:43:11  Concorsi - visite: 11516 
Aperte fino al 10 Dicembre  le iscrizioni alla XII edizione della Rassegna dei Presepi

Chiunque può iscriversi gratuitamente entro domenica 10 dicembre

La "Rassegna dei Presepi", manifestazione promossa dal Circolo artistico e dal Comune di Orsogna si svolgerà dal 20 dicembre al 7 gennaio (giorno della premiazione). In programma anche la settima di "Rassegna di poesia dialettale"

Orsogna - Presepi in materiale riciclato, vetro, sughero, fil di ferro, inseriti dentro damigiane, persino su un campo di calcio: in undici edizioni la «Rassegna dei Presepi» organizzata dal Circolo artistico di Orsogna (Chieti) ha regalato centinaia di opere d'arte natalizie, da quelle più semplici e tradizionali a quelle più complesse e sorprendenti. Dal 20 dicembre al 7 gennaio prossimi si svolgerà la dodicesima edizione, che il Circolo artistico presieduto da Giustino Bartoletti - con la collaborazione di Lorella e Rocco Busdrago - promuove con il patrocinio dell'amministrazione comunale di Orsogna.
La mostra sarà allestita e aperta al pubblico nei locali del Centro polivalente, in piazza Mazzini, dietro l'ufficio postale. Chiunque - singolarmente o in gruppi - può iscriversi gratuitamente entro domenica 10 dicembre. Per informazioni è possibile rivolgersi alla sede del Circolo in via Trento e Trieste 125 o telefonare al numero 0871-86697.
I presepi possono essere realizzati liberamente, con qualsiasi tecnica o materiale, senza limiti per l'inventiva dei partecipanti. Anche quest'anno saranno coinvolti gli studenti e gli insegnanti della Scuola media inferiore «Raffaele Paolucci», che esporranno i loro lavori.
La cerimonia di premiazione dei presepi è prevista per domenica 7 gennaio 2007, alle ore 18.30, nel Teatro comunale «Camillo De Nardis». Tutti i partecipanti riceveranno un diploma di riconoscimento. All'interno della manifestazione si svolgerà la settima edizione della Rassegna di poesia dialettale, alla quale è possibile iscriversi fin da ora contattando il Circolo artistico.

Comunicato Stampa Comune di Orsogna

 

Immagini del 04/11/2006


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