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Impianto estrazione gas al lago di Bomba, dal 13 Marzo parte la mobilitazione pubblica
I cittadini contro l’insediamento dell’impianto Forest Oil a Bomba si preparano alla mobilitazione generale con un'assemblea pubblica e un presidio permanente contro l’impianto Forest Oil
Impianto estrazione gas al lago di Bomba, dal 13 Marzo parte la
mobilitazione pubblica
di Daniela Di Cecco
Il Comitato “Gestione partecipata territorio” ha
infatti presentato, nel corso di una conferenza stampa, due iniziative
che si terranno nei prossimi giorni.
Domenica prossima, 13 marzo, si svolgerà l’assemblea
pubblica sul tema “Il parere del territorio sul progetto Forest”.
All’incontro, in programma alle 17 presso la Sala
Pluriuso del Comune di Bomba, sono stati invitati a partecipare i
sindaci del comprensorio, i consiglieri regionali eletti nella
circoscrizione di Chieti, il presidente della Provincia, Enrico Di
Giuseppantonio, e quello della, Regione Gianni Chiodi.
L’incontro servirà per fare il punto sullo stato di
avanzamento del progetto, ma soprattutto per far conoscere all’opinione
pubblica il punto di vista del territorio dove l’impianto dovrebbe
sorgere.
La seconda iniziativa riguarda invece l’attivazione
di un presidio informativo permanente nei pressi del campo pozzi, uscita
di Bomba della fondovalle Sangro, dove i rappresentanti del Comitato –
tutti ragazzi di Bomba e dintorni che gratuitamente si sono attivati per
salvaguardare il loro territorio – saranno a disposizione di chiunque
voglia saperne di più sul progetto.
ENTRO DUE MESI LA DECISIONE DELLA VALUTAZIONE IMPATTO AMBIENTALE
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Ma a che punto è il progetto tanto contestato dal
Comitato? Sull’insediamento della ditta americana Forest Oli di Denver,
che vorrebbe realizzare un impianto per sfruttare il giacimento di gas
naturale che si trova sotto la diga di Bomba e trasformarlo in metano,
pende un ultimo passaggio.
E’ quello dell’approvazione del progetto da parte
della Via (Valutazione Impatto Ambientale) della Regione, che dovrebbe
pronunciarsi nel giro di due mesi, e comunque entro l’estate. Se
arriverà l’ok, non ci sarà più nulla da fare e la Forest Oli procederà
con il suo insediamento. Alla decisione della Via partecipano diversi
enti regionali: Genio Civile e Settore Urbanistica della Provincia di
Chieti, Corpo Forestale della Stato, Difesa del suolo, Autorità di
bacino, Gestione rifiuti, Comitato Ente Parco, Arta Abruzzo.
«Una procedura anomala – ha sottolineato nel corso
della conferenza stampa il presidente del comitato, Massimo Colonna –
perché, solo per fare un esempio, l’Arta, che è la massima autorità per
la tutela dell’ambiente, è entrata a far parte della Via solo dopo
nostre sollecitazioni».
Dipenderà solo dalla Via, dunque, il futuro del
comprensorio di Bomba.
Questo nonostante lo scorso dicembre il progetto
sembrava aver subito una battuta d’arresto e nonostante le
molteplici prese di posizione,
molte contrarie, che si sono registrate nel tempo.
Sull’impatto che l’impianto potrebbe avere sul
territorio di Bomba – la Forest prevede di scavare cinque pozzi di
estrazione del gas e di realizzare un impianto di trattamento del gas,
una vera e propria raffineria per la desolforazione, con
un inceneritore alto 44 metri – si sono pronunciati non soltanto
comitati e cittadini.
Anche le Amministrazioni comunali del comprensorio
hanno detto no a quest’opera, tanto che ben tredici Comuni hanno
approvato delibere contro il progetto. Tra questi il Comune di Bomba,
che ha espresso parere contrario allo
Studio di impatto ambientale presentato dalla stessa ditta Forest Oli.
Anche la Provincia di Chieti si è espressa contro
l’insediamento e lo stesso presidente Enrico Di Giuseppantonio ha in più
occasioni ribadito la sua posizione.
Un parere simile è stato pronunciato dal senatore Idv,
Alfonso Mascitelli, che ha presentato sull’argomento
un’interrogazione parlamentare.
TROPPI RISCHI, POCHI BENEFICI
Nel corso della conferenza stampa i rappresentanti
del Comitato hanno ricordato gli aspetti critici e problematici che
stanno dietro al progetto. In particolare hanno sottolineato che i
benefici che si potrebbero ottenere dall’insediamento – royalties di
120mila euro al Comune di Bomba e 40mila euro agli altri Comuni, oltre a
un risparmio sulla bolletta del gas delle famiglie bombesi di 6 euro al
mese – non sono abbastanza rispetto ai rischi che si corrono.
Per esempio i rischi idrogeologici:
Il giacimento di gas è localizzato in un area a forte rischio
idrogeologico e sotto un lago artificiale da 60 milioni di metri cubi di
acqua. Tutta l'area è a rischio idrogeologico per la
presenza di frane e dissesti. I pozzi e l'impianto di
raffinazione, tra l’altro, verranno realizzati in area gialla
(pericolosità elevata) della Carta di pericolosità del
Piano per l'Assetto Idrogeologico (Pai).
Il rischio sarebbe determinato anche dal fatto che
parte del paese di Bomba (soprattutto l’area intorno a via
Roma) è classificata come P3, cioè zona a pericolosità molto elevata per
la presenza di frane attive.
Tutta l'area del giacimento, compresi i versanti su
cui poggia la diga, inoltre, è interessata da pericolo idrogeologico
elevato o molto elevato (aree gialle e rosse).
Ci sarebbero poi secondo i comitati anche i rischi
per la salute e la tutela dell’ambiente: l’impianto sorge a 500
metri dal centro abitato e quindi rappresenta un serio rischio per la
popolazione a causa
delle emissioni in atmosfera di polveri sottili e sostanze
tossiche: idrogeno solforato, biossido e triossido di zolfo, ossido
nitrico, biossido di azoto, monossido di carbonio.
Il progetto presentato dalla Forest prevede di
scavare cinque pozzi di estrazione del gas e di realizzare un impianto
di trattamento del gas con un inceneritore alto 44 metri. Tutto questo
perché il gas presente nel giacimento è molto sporco è ricco di idrogeno
solforato, sostanza acida e molto tossica, che
deve essere trattata sul posto e non può essere trasportata altrove.
BASSISSIMA PRODUZIONE DI GAS
Il Comitato “Gestione partecipata territorio” ha
ribadito la sua posizione contro il progetto anche perché, per dirla con
una frase nota, il gioco non vale la candela. L’impianto è piccolissimo
e tecnologicamente scarso, tanto che necessita di un inceneritore e 6
punti di emissione.
Secondo le valutazioni fatte dal Comitato – che si
sono basate sullo Studio di impatto ambientale realizzato dalla stessa
Forest - il giacimento, inoltre, contiene una quantità di gas che in un
periodo di estrazione che va dai 12 ai 20 anni di sfruttamento, potrà
produrre metano in grado di coprire il fabbisogno nazionale di appena
5-6 giorni.
Nei 20 anni di coltivazione la
Forest Oil estrarrebbe complessivamente circa 1.776.000.000 metri
cubi di gas. In Italia si consumano circa 236
milioni di metri cubi di gas al giorno e 85 miliardi di
metri cubi l’anno. Tutto il gas prodotto a Bomba in 20 anni coprirebbe
(se usato in Italia) il fabbisogno nazionale di circa 6-7 giorni, e la
produzione giornaliera del giacimento sarebbe pari allo 0,27% del
fabbisogno giornaliero nazionale di gas.
L’impatto sul turismo. Alla
conferenza stampa ha partecipato anche Rosaria Nelli, presidente del
Consorzio Valsangro Promotional Tour, che ha puntato l’accento
sull’impatto che l’impianto potrebbe avere sul turismo e sul rilancio
promozionale del territorio.
«Ho interesse a preservare il territorio – ha
sottolineato – a fronte di oltre trent’anni di lavoro e impegno per lo
sviluppo di quest’area di grande valore naturalistico, ambientale e
turistico. Sappiamo che siamo in un momento di difficoltà economica ma
non vogliamo soccombere a questo progetto – ha precisato Rosaria Nelli –
perché significherebbe riportare la nostra zona ad essere la “Valle
della morte“ che era qualche decennio fa».
Fonte:
www.primadanoi.it 05-03-2011
Area commenti di FaceBook
Ma è possibile che tutto ciò che è negativo deve avere la meglio sul positivo??? Perchè la Forest Oil non può essere fermata?
Inserito da Anto
il 09/03/2011 alle ore 11:06:13
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