Risorgimento e Liberazione sono termini che si
richiamano e stanno insieme a connotare la tormentata storia del nostro
Paese, giacchè segnano l’inizio e la conclusione di quel lungo percorso
che porta all’unificazione e all’ indipendenza della patria, attraverso
la conquista della libertà.
Nell’ Ottocento si combatte principalmente per l’eliminazione di una
costrizione esterna, rappresentata dalle interferenze di potenze
straniere che impediscono all’Italia di essere una, indipendente e
sovrana; nella prima metà del XX secolo, a partire dal ventennio
fascista, si combatte per non essere soggetti, entro i confini della
patria, all’arbitraria volontà altrui che conduce al fanatismo e alla
coercizione.
<< Libertà da >> o << Libertà di >>, in ogni caso si combatte sempre
contro un’oppressione che, di fatto, prova ad offuscare le coscienze e a
limitare le condizioni di possibilità dell’autodeterminazione.
Questa sete di libertà, che ha contraddistinto il primo e il secondo
Risorgimento, è stata soddisfatta a caro prezzo, con il sacrificio di
tante vite umane: come sanno bene le popolazioni che vivono alle falde
della Maiella.
Non a caso le vicende vissute dalla nostra gente durante il primo e il
secondo Risorgimento chiamano in causa il nostro patrio monte, << alla
cui ombra si è consumato l’ olocausto di infiniti martiri della patria
>>.
Infatti il nome “La Maiella” fu scelto a simbolo di libertà, prima da
Gian Vincenzo Pellicciotti, l’ animatore del movimento liberale
chietino, per il suo giornale che vide la luce nei convulsi giorni del
maggio 1848, e poi da quella brigata di coraggiosi, formatasi intorno a
Ettore Troilo e Domenico Troilo, che si coprirà di gloria nella lotta di
liberazione dal Nazifascismo.
Siamo vigili, dunque, e sempre pronti a difendere la libertà così
faticosamente riconquistata, tutelando quei principi solenni della
nostra Costituzione che garantiscono i diritti fondamentali della
persona. Perché la Maiella torni ad essere il simbolo della fierezza
degli Abruzzesi, insofferenti di ogni coercizione.
Questo è il monito che si leva dalla celebrazione del XXV aprile. (Il
Comitato Provinciale A.N.P.I. Chieti)
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