Clicca sull'immagine per leggere la Bozza del decreto legge
Leggi le considerazioni dell'Avv. Simone Dal pozzo
Entro 60 giorni da questo decreto viene adottato e
diventa legge il Piano sanitario 2011-2012. Lo prevede la bozza
della manovra economica appena resa nota (dunque ancora non votata).
Altro che commissariamento della sanità: il provvedimento – se giovedì
passerà in Consiglio dei ministri – sarà uno schiaffo non solo alla
sovranità dell’Abruzzo (e delle altre Regioni commissariate), ma a tutte
le regole del Diritto.
Dice la bozza: le Regioni interessate dai
Piani di rientro debbono rimuovere gli ostacoli, anche legislativi, che
si oppongono al raggiungimento degli obiettivi di risanamento. In questo
caso il Commissario porta in discussione alla Regione i nuovi
provvedimenti e li fa approvare entro 60 giorni. Se non vengono
approvati, provvede il Governo con i poteri sostitutivi previsti dalla
Costituzione. Per l’Abruzzo in particolare (che merita un comma tutto
suo) il Programma operativo 2010 diventa legge ed entro 60 giorni
viene adottato il Piano sanitario 2011-2012. Dove il Commissario non
riesce a vincere (vedi le numerose sentenze del Tar che hanno bocciato
tutti i provvedimenti adottati dal duo Chiodi-Baraldi) interviene il
Governo che cambia le regole del gioco mentre è in corso la partita.
Il Tar aveva rilevato l’illegittimità dei
provvedimenti amministrativi del Commissario che chiudevano i piccoli
ospedali, mentre ci sono leggi regionali (la 5 e la 6) che li
prevedono aperti? Queste sentenze sono carta straccia, le proteste
popolari vengono bypassate, saltano le speranze anche bipartisan di un
ripensamento per la chiusura dei piccoli ospedali. Da Guardiagrele a
Tagliacozzo, da Pescina a Gissi, a Casoli, ma anche ad Agnone in Molise
o nel Lazio e dovunque i Commissari hanno decretato le chiusure
(chiamate per pudore: riconversioni), gli ospedali chiudono subito,
appena approvato il decreto.
Incredibile, se non fosse vero, tutto scritto e chiarito in due
paginette destinate a deflagrare come una bomba anche nel sonnacchioso
clima politico dell’Abruzzo. Si tratta di un provvedimento in
controtendenza rispetto al federalismo di cui si parla: invece di
delegare al territorio le decisioni, qui si accentra sempre di più e si
commissaria non solo la sanità, ma tutto il Consiglio regionale.
Quasi peggio che ai tempi dei Romani, dove ai vari governatori delle
province si delegava la riscossione delle tasse e dei tributi, ma si
lasciavano in vigore le leggi locali, come insegna Ponzio Pilato. Con
questa bozza di decreto del Governo, in Abruzzo si va ancora più
indietro nel tempo, all’epoca dei Babilonesi, quando la regina
Semiramide rese lecita per decreto legge ogni sua lussuria per evitare
la condanna morale da parte dei sudditi. In Abruzzo avviene la stessa
cosa: qualunque cosa venga in mente al Commissario ad acta ed al suo
ufficio diventa legge, con buona pace di tutti quelli che si appellavano
alle leggi o ai giudici. Di fatto, questo provvedimento ancora in
bozza è la prosecuzione del verbale di incontro tra Chiodi ed il
Governo, avvenuto il 24 maggio scorso, dopo sentenze del Tar che
bocciavano la chiusura dei piccoli ospedali e pezzi importanti del
Programma operativo.
La polpetta avvelenata viene servita ieri
sera, quando i primi a scaricare le bozze della manovra economica del
Governo dal Corriere.it si imbattono in questi provvedimenti. A
lanciare l’allarme è l’avvocato Simone Dal Pozzo, che ha vinto tutti
i ricorsi presentati contro il commissario Chiodi per conto della lista
civica “Guardiagrele il bene in comune”. «Temevamo in
effetti – spiega l’avvocato - che il Governo potesse superare
quanto il Tar aveva detto e cioè che il potere di programmazione
sanitaria spetta alla Regione e così purtroppo è stato. Ovviamente si
tratta di una bozza, ma se il tutto si trasformasse nel decreto legge
annunciato per giovedì, questo significherebbe che in pochi giorni
l’ospedale di Guardiagrele sarebbe chiuso e quelli che, pur essendo
disattivati, sono stati salvati, perderanno definitivamente la speranza
di tornare a funzionare».
Come noto, infatti, un decreto appena dopo la firma del Presidente della
Repubblica, è esecutivo ed ha efficacia immediata anche prima della
conversione in legge che deve avvenire in Parlamento entro sessanta
giorni dalla sua adozione. La vicenda si chiude qui?
«No. Forse salta l’appello al Consiglio di Stato presentato da
Chiodi, essendo cessata la materia del contendere perché il Programma
Operativo come atto amministrativo non esiste più – annuncia Dal
Pozzo – ma noi impugneremo immediatamente queste norme davanti
alla Corte Costituzionale. Inoltre faremo appello al Presidente
Napolitano perché non firmi il decreto dove demolisce in un solo
colpo i princìpi più importanti della Costituzione in tema di autonomie:
sussidiarietà e leale collaborazione».
Resta però l’incognita del comportamento dei parlamentari abruzzesi,
quelli del Pdl in particolare, al momento del voto sulla manovra
economica, se cioè voteranno a favore del Governo e per la morte
certa dei piccoli ospedali, oppure se ascolteranno le proteste dei
cittadini.
LE REAZIONI: «PROPOSTA ASSURDA»
ABRUZZO. «Pur di non portare le riforme in
Consiglio regionale, il centrodestra vuol far correre all'Abruzzo il
rischio di precipitare in un caos ancora più grave. Perché questa norma
è palesemente incostituzionale, e se venisse approvata esporrebbe
l'Abruzzo ad una serie di nuovi ricorsi».
Il commento è quello del segretario regionale del Pd Silvio
Paolucci sulla proposta relativa alla sanità abruzzese
contenuta nella bozza di manovra del governo nazionale.
Per Paolucci dal punto di vista politico «saremmo di
fronte al commissariamento del commissario, e dunque ad una scelta di
tipo feudale che offende la dignità degli abruzzesi. Ci opporremo con
tutte le nostre forze, sempre più convinti che prima si chiude la
stagione di Chiodi e meglio sarà per l'Abruzzo».
«Chiodi ha il dovere di portare in Consiglio gli
atti sulla sanità» sottolinea il capogruppo del Pd in Consiglio
regionale Camillo D’Alessandro, «perché i cittadini
abruzzesi non sono sudditi. Se cercherà scorciatoie per non farlo,
sappia fin da ora che saremo noi a portare tutto in Consiglio di fronte
agli abruzzesi».
Per il segretario regionale Prc Marco Fars
la bozza «oltre ad essere iniqua e vessatoria continuando a spremere
le fasce più deboli della popolazione, serve una polpetta avvelenata per
l'Abruzzo».
Secondo Fars «ancora una volta a pagare sono le
fasce deboli: ticket per tutti e chiusura dei piccoli ospedali in
Abruzzo, stabilita per legge. Il duo Chiodi-Baraldi in difficoltà nel
far avanzare le loro proposte in Abruzzo in tema di chiusura dei presidi
ospedalieri, ricorrono al Governo per imporre da Roma le loro scelte.
Tutto ciò passando sulla testa e la volontà dei cittadini e degli
amministratori locali che per ora sono riusciti bloccare gli intenti
della coppia Chiodi-Baraldi, attraverso i ricorsi vinti al Tar».
Per il consigliere regionale dell'Italia dei Valori,
Carlo Costantini, invece, il decreto «contribuisce a rendere
incontrovertibili due verità, che devono costituire oggetto di una
profonda riflessione politica. La prima è che Chiodi, dopo aver
contestato tutte le critiche che in questi mesi gli sono piovute
addosso, riconosce di aver sbagliato; se fosse stato convinto delle sue
ragioni avrebbe, infatti, presentato gli appelli al Consiglio di Stato,
senza scomodare il Governo per un decreto “ad personam”. La seconda,
ancor più grave», continua Costantini, «è che la Regione Abruzzo
– proprio all’indomani della pubblicazione della sentenza della Corte
Costituzionale n. 182, che ribadisce che il legislatore statale può
imporre alle Regioni vincoli alle politiche di bilancio, senza però che
tali vincoli possano minimamente condizionare il diritto delle Regioni
di osservarli con la più ampia libertà di allocazione delle risorse tra
i diversi ambiti ed obiettivi di spesa – è la prima ed unica Regione
in Italia che, in controtendenza rispetto a tutte le altre, chiede al
Governo di invadere le proprie competenze ed addirittura di sostituirsi
ad essa».
CHIAVAROLI: «CONFRONTO CON CITTADINI»
«Siamo pronti - dice Ricardo
Chiavaroli, portavoce del Pdl- ad incontrare (e possiamo
farlo a testa alta come peraltro facciamo da due anni), i cittadini
abruzzesi, per illustrare nel dettaglio la disastrosa situazione del
sistema sanitario regionale che abbiamo ereditato».
«Siamo pronti - prosegue il portavoce - a dimostrare carte
alla mano, quello che fuori dai confini del centrosinistra è ormai noto
a tutti, ossia che il sistema sanitario abruzzese, con le azioni del
presidente Chiodi e il sostegno del Pdl sta uscendo dal tunnel buio in
cui altri lo avevano fatto immergere; siamo pronti ad illustrare come e
perchè non chiudiamo ospedali ma facciamo riconversioni di alta
professionalità a tutela dei cittadini; siamo pronti - prosegue
Chiavaroli - a dimostrare dati alla mano come, a fronte di un'offerta
quantitativa e qualitativa che abbiamo aumentato a favore degli
abruzzesi, il bilancio sanitario comincia ad arrivare al pareggio
nonostante i disastri economici e gli sprechi del passato; siamo pronti»
afferma infine il portavoce del gruppo.
Fonte:
primadanoi.it del 29-06-2011