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Il “Sentiero della libertà” è giunto felicemente alla
XII edizione. A chi quel sentiero lo ha ideato tornano i ricordi della
prima edizione. Era tanto allora l’ entusiasmo ma altrettanta era la
preoccupazione. C’era tutto da inventare. A cominciare dal percorso. Gli
ex prigionieri inglesi , nostri interlocutori, volevano raggiungere e
guadare il mitico Sangro, il fiume di frontiera bagnato di sangue, noi
raggiungere Casoli, nel ricordo delle ardite traversate della Majella e
delle eroiche guide sulmonesi. Appariva più che problematico, un impegno
ciclopico per una scuola, traghettare centinaia di persone attraverso la
Majella, assicurare loro pasti caldi e ospitalità per la notte in paesi
le cui amministrazioni comunali, nel migliore dei casi, erano
impreparate, nelle peggiori, erano infastidite, se non ostili. Ma non ci
scoraggiammo. Gli incontri, le riunioni, le concertazioni si
susseguirono. Si coinvolsero istituzioni, enti, associazioni,
volenterosi. Mi galvanizzò, ci galvanizzò, la telefonata di Arrigo Levi
che ci annunciava che il Presidente della Repubblica aveva accolto con
entusiasmo l’invito e che Ciampi, per l’occasione, si era ricordato del
suo diario sulla traversata della Maiella con Carlo Autiero e il
fratello e ci informava che quella preziosa testimonianza ci era stato
spedita. La pubblicammo immediatamente e successivamente se ne interessò
la Laterza che provvide ad una seconda edizione. La logistica per la sua
complessità fu affidata ad un esperto. A chi, se non a un generale? Il
generale Fontecchio, che svolse egregiamente il suo arduo compito.
Finalmente arrivò quel giorno festoso e solenne del 17 maggio del 2001.
La piazza era piena di gente. Centinaia erano gli ex-prigionieri con i
loro famigliari. Erano inglesi, canadesi, sudafricani, neozelandesi. E,
sul palco, Carlo Azeglio Ciampi. Era tornato nella terra che, fuggiasco,
lo aveva accolto. Era dal 1957 che Sulmona non ospitava un Capo dello
stato. Se la visita di Gronchi era legata al Bimillenario ovidiano,
quella di Ciampi aveva tutt’altra storia. Veniva a ricordare e ad
inaugurare quel sentiero che, nel marzo del ’44, egli stesso aveva
percorso per ricongiungersi al suo reparto e partecipare alla
liberazione dell’Italia. Era il sentiero dei prigionieri alleati evasi e
di coloro che fuggivano l’oppressione nazista. E il Presidente ricordò:
“Anch’io fui uno di loro. Lasciai Sulmona, lasciai coloro che mi avevano
accolto come un fratello, la sera del 24 marzo del 1944. In quelle
giornate, in quei mesi di tragedia e di gloria, le popolazioni di queste
regioni diedero prova di straordinario eroismo e di grande spirito
umanitario”.
Anche quest’anno, da oggi 27 aprile, centinaia di giovani si mettono in
cammino, attraverso la Majella, dentro l’epopea degli uomini, dentro la
storia. Sui passi di coloro che fuggivano dalle terre abruzzesi divenute
“straniere”, che violavano la micidiale linea Gustav, presidiata dai
tedeschi. Il sentiero racconta tante storie. Molti, comprese le guide,
finirono prigionieri e furono deportati in Germania. Una lapide al
valico del Guado di Coccia, già rimossa per la costruzione della
seggiovia, ricollocata dalla scuola, ricorda un eroe solitario, il
tenente dell’aeronautica Ettore De Corti, ucciso dai tedeschi perché
reagì sparando con la pistola ad una pattuglia tedesca, mentre i
compagni fuggirono e qualcuno, poi, si inventò una banda armata mai
esistita. A Taranta Peligna, il sacrario testimonia l’incredibile storia
della Brigata Maiella, che ripercorrendo il sentiero in senso contrario,
volle continuare a combattere per l’Abruzzo e oltre l’Abruzzo, fino a
Bologna.
Ezio Pelino