Martedì 10 Luglio 2012, comitati, amministratori e
cittadini tornano tutti a L'Aquila per esprimere davanti al Comitato
regionale per la V.I.A. le ragioni del no all’impianto per l’estrazione e la raffinazione del gas a valle della diga di
Bomba
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La protesta dei Sindaci del 3 Luglio
Di seguito il
Comunicato Stampa di "NUOVO SENSO CIVICO"
Quando siamo stati ammessi ad esprimere davanti al Comitato regionale per la V.I.A. le ragioni del no all’impianto per l’estrazione e la raffinazione del gas a valle della diga di Bomba, oltre gli effetti di inquinamento, abbiamo sottolineato con forza gli effetti della subsidenza, ma lo abbiamo fatto ponendo tale inevitabile conseguenza dell’estrazione in relazione alla fragilità del suolo in tutta la zona circostante il lago di Bomba. Insomma abbiamo messo in luce che tutta la zona è da sempre investita da frane e perciò l’abbassamento del suolo in seguito all’estrazione del gas può innescare fenomeni catastrofici, mettendo anche a repentaglio la stabilità del diga. E tuttavia, nella sintesi redatta dal Comitato di quanto era stato detto in sede di V.I.A., si è omesso di parlare di frane.
Agli immemori vogliamo ricordare quanto i cittadini di quel territorio sanno fin troppo bene. Per non andare troppo indietro nel tempo, cominciamo con la frana del 1819, che travolse metà del paese di Bomba.
Ci fu poi quella del 1929 ed ancora una volta mezzo paese fu trascinato a valle: fu allora che costruirono i tre ordini di arconi che continuano a sostenere l’abitato.
Nel 1973 una frana travolse il comune di Colledimezzo e costrinse l’Impresa INCISA, che stava realizzando il tratto di strada di Fondovalle Sangro, a rifare il progetto scavando una lunga galleria da Bomba a Colledimezzo.
In quell’anno era stato terminato un imponente viadotto sulla superstrada e che aveva le fondamenta in un’area detta
Lago Maurino. In questa occasione i contadini della zona avevano detto ai costruttori che era una follia poggiare sul quel terreno, pieno di torrenti sotterranei, gli imponenti piloni del viadotto, ma gli ingegneri avevano risposto che sulla base delle analisi fatte il terreno di posa risultava sicuro. Appena l’opera fu terminata, una frana sotterranea spezzò uno dei piloni centrali del viadotto che, successivamente fu fatto crollare. Sul posto restano le macerie di un viadotto spezzato in due parti,
autentico monumento all’umana insipienza. Questi resti si trovano a poche centinaia di metri dall’area Forest. Allora bisognò fare una grande curva per baipassare il viadotto e la strada è rimasta così ormai a 40 anni dal disastroso evento.
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Tra il 1974 e 1975 ci fu una ennesima grande frana da Buonanotte (oggi Montebello sul Sangro) a Pennadomo che spezzò e travolse la strada di collegamento tra Pennadomo e Villa S. Maria. La strada non si è mai potuta aggiustare perché la frana è sempre in movimento.
Un’ultima frana, nel 1992, ha di nuovo investito a monte il paese di Bomba e solo per l’intervento immediato, con numerosi mezzi meccanici, si è riusciti a circoscrivere il fenomeno franoso che aveva già lambito le prime abitazioni.
Sempre nel 92 L’AGIP rinunciò alla concessione per l’alta sismicità della zona, per l’estrema fragilità geologica del territorio e per il fondato timore di compromettere la stabilità della diga.
La strada di accesso alla diga è del tutto dissestata.
Anche la strada ricostruita nel 2009 sul lungolago tra Bomba e Colledimezzo, per i Giochi del Mediterraneo, è per larghi tratti già franata.
E’ proprio vero che non c’è peggior sordo…
L’espressione “sfasciume pendulo” con cui Giustino Fortunato indicò la Calabria, si adatta perfettamente al territorio circostante il lago di Bomba. Per scongiurare il pericolo che le estrazioni scatenino nuove frane, la soluzione indicata dalla Forest di… aumentare il numero dei sensori, appare ridicola. Ed anzi a tal riguardo la superficialità della Forest appare sconcertante. Ed infatti intende insediarsi in un territorio di cui mostra di non sapere nulla, tant’è vero che si affanna ad assicurare che l’abbassamento del terreno sarebbe di poco conto, ma nulla dice, nei documenti prodotti e nelle 90 pagine del ricorso T.A.R., sui pericoli derivanti dalle caratteristiche geologiche dell’area, risultanti da eventi degli ultimi due secoli.
E nelle dichiarazioni alla stampa, l’amministratore delegato Giorgio Mazzenga usa anche qualche plateale bugia, cioè che il gemello dell’impianto che si vuole realizzare a Bomba è stato costruito a Cupello senza alcun problema. La verità l’aveva già detta in incontri con i cittadini di Bomba e cioè che un impianto similare esiste solo nel Texas, a ben 500 miglia dal più vicino centro abitato.
La Forest infine ha dichiarato alla stampa di essere restata “allibita” per i toni della manifestazione da parte degli ambientalisti davanti agli Uffici regionali. In verità di ambientalisti ce n’erano pochi, poiché si trattava soprattutto di cittadini di Bomba e del Sangro giustamente preoccupati di non essere ascoltati, come già accaduto per il viadotto.
Per tutto quanto sopra detto, siamo convinti che il comitato per la V.I.A. non si rimangerà il parere negativo espresso sul progetto in questione, salvo che voglia assumersi ben più gravi responsabilità di quelle risibili prospettate dalla Forest Oil.
Clicca qui per scaricare le foto di alcune frane nei pressi del lago di Bomba
Comunicato Stampa - NUOVO SENSO CIVICO