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Redazione il 25/07/2015 alle ore 14:36:17 - sez.
Storia - visite: 2300
Il Campo 78 è ancora inaccessibile
Tanti sono gli ex prigionieri che sono tornati negli anni a rivedere il Campo di Fonte D’Amore, ma viene aperto al pubblico solo in occasioni particolari
Il Campo 78 è ancora inaccessibile
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Una decina di anni fa accompagnammo nella visita al
Campo 78 il signor Jack
Goody, un grande intellettuale britannico, un famoso antropologo. Morto a Londra
quasi centenario proprio una settimana fa, il 16 luglio scorso. Pregando il
custode, riuscimmo a farlo entrare nel Campo. Si diresse subito alla sua
baracca. Sostò, raccolto, a ricordare. Restammo a distanza, anche noi pensosi.
Poi ci disse che avrebbe voluto visitare l’interno della baracca. Ci rivolgemmo
al custode. Fu irremovibile. Disse che per aprirla sarebbe stato necessario il
permesso, nientemeno, del Ministero della Difesa! Questo era ieri.
Oggi ,
dopo un decennio, dopo la costituzione di una Fondazione per il Morrone, la
situazione è ancora la stessa.
In questi giorni, ho il privilegio di avere ospiti i figli, John e Susan, di un prigioniero speciale del Campo,
Joseph S.
Frelinghuysen, autore di un bellissimo libro di memorie, "Passages to Freedom",
che sto curando per la pubblicazione. Racconta la sua prigionia prima a Chieti e
poi a Sulmona, e, infine, la fuga dal Campo 78.
Mr. Frelinghuysen è il
discendente di una eminente famiglia del New Jersey. Capitano di artiglieria in
Africa nord-occidentale nel settembre 1943. Con un altro prigioniero americano
riuscì a fuggire strisciando sotto il filo spinato.
Nella loro avventurosa
peregrinazione, ebbero la fortuna di incontrare, al di là della Maiella, una
giovane coppia, Berardino e Letizia Digiacomantonio, che li ha aiutati. Anni
dopo, Frelinghuysen ha accolto la famiglia Digiacomantonio negli Stati Uniti.
In questi giorni avrebbero voluto visitare il Campo che aveva “ospitato” Joseph.
Niente da fare. Come dieci anni fa per Goody. Alla mia richiesta, la
Soprintendente per i Beni Storici, Artistici ed Antropologici de L’Aquila, mi
risponde così:
”Come lei già sa ho inoltrato la sua precedente richiesta allo
Stato Maggiore dell' esercito a Roma con esito negativo. Infatti il campo viene
aperto al pubblico in occasioni particolari come visite didattiche per le
scuole, gruppi numerosi di visitatori a seguito di manifestazioni organizzate
che giustificano la venuta dei militari da Chieti detentori delle chiavi e
responsabili della sicurezza del campo. Purtroppo io non ho i mezzi in questo
momento per accontentarla. Mi dispiace, spero per lei e per i suoi amici che ci
possa essere un'altra occasione. Cordiali saluti, dott.ssa Anna Rita Glisenti”
C’è da disperarsi di fronte ad una mentalità e ad una organizzazione così
pervicacemente burocratica. E pensare che il ministro della Difesa,
Pinotti,
allora sottosegretario, nella sua visita a Sulmona, era il 2013, promise
pubblicamente che le caserme e il Campo sarebbero passati al Comune!
Ezio
Pelino
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