Conservare per sopravvivere
Una lettera inviata alla Soprintendenza, invita alla riflessione e pone l'accento su alcune problematiche legate alla conservazione del patrimonio edilizio esistente
Con questa lettera voglio porre
"Conservare per sopravvivere" è il titolo
dell'intervento di "nadezhda"
(utente del Forum di casoli.org) che trasferiamo nella sezione "Beni
culturali" delle News, vista la natura e la rilevanza dell'argomento.
L'utente del Forum ha pubblicato una lettera spedita alla Soprintendenza il 2
settembre 2008, che per conoscenza è stata inviata via e-mail anche al Sindaco.
«Ora voglio renderla pubblica - dice l'autrice - e la riporto
integralmente per sapere se, sugli argomenti in questione, c’è qualcuno che
condivide le mie idee.»
Noi, come redazione del sito, oltre a condividere pienamente il contenuto della
lettera, aggiungiamo che, il palazzetto di Piazza San Rocco, oltre a rivestire un
ruolo importante nell'antico tessuto urbano di appartenenza (dovuto anche alla
sua morfologia ed ai caratteri costruttivi e stilistici), è legato alla memoria storica di un personaggio nato e vissuto in
quella casa:
Cecchino Pelone, un umanista, uno studioso molto amato e apprezzato dai
casolani, un uomo di grande cultura, amante della storia e dei monumenti, tant'è che nel 1949, su "Terra Madre"
tramite un articolo inerente la chiesa di S. Reparata, lanciò un appello in
favore del nostro Monumento Nazionale (leggi).
Si segnala che il PRG vigente, nella Tav. 9g denominata "Riqualificazione
delle cortine edilizie dei principali tracciati", individua per ogni
particella un tipo di intervento. Sia per "Casa Pelone" (contrassegnata con
il n. 80) che per il "Palazzo Scolastico", gli interventi consentiti sono
limitati alla Manutenzione Ordinaria e Straordinaria, è escluso
quindi, qualsiasi intervento di demolizione e ricostruzione (anche se fedele
all'esistente) degli edifici in questione. Tuttavia, a parte l'interesse
storico che l'edificio Pelone ha all'interno dell'antico tessuto urbano, il Comune, non potrà mai rilasciare un
Permesso di Costruire ad una Committenza Privata se il progetto è in contrasto con il PRG e non vi sono i
presupposti per un rilascio in deroga. Per quanto attiene al "Palazzo
Scolastico", essendo un immobile che riveste un interesse importante a causa
del suo riferimento con la storia delle istituzioni pubbliche e collettive,
grazie al nuovo
Codice dei
Beni Culturali, qualsiasi decisione in contrasto con
il PRG, potrà essere presa in considerazione solo se la Verifica dell'Interesse
Culturale da parte della Soprintendenza darà esito negativo.
In qualsiasi edificio, è possibile
ridurre il rischio sismico attraverso interventi di restauro, consolidamento,
straordinaria manutenzione e ristrutturazione, senza necessariamente ricorrere alla
"Demolizione e Ricostruzione", anche se oggi, quest'ultima categoria
di intervento può essere denominata
"Ristrutturazione Edilizia".
La demolizione va lasciata solo agli edifici senza
interesse storico, alle case molto fatiscenti e ai ruderi.
Di seguito il contenuto integrale della lettera che una
cittadina di Casoli ha inviato alla Soprintendenza:
Con questa lettera voglio porre l’attenzione su alcuni
interventi svolti, o per cui sono avviate iniziative, su beni pubblici e privati
che presentano le caratteristiche sufficienti per essere tutelate dal
Codice dei Beni Culturali, nella cittadina di Casoli (CH). Ci tengo a
precisare che la mia posizione non scaturisce da una sorta di opposizione
“politica” all’Amministrazione Comunale che decide in merito o avalla iniziative
di privati, ma solo dalla volontà di fare chiarezza, rivolgendomi a chi di
competenza opera nel settore. Con questo obiettivo, mi pongo come semplice
cittadina che ha a cuore la conservazione e tutela dell’originalità del proprio
paese, caratterizzato da un particolare Centro Antico (sviluppo a spirale del
percorso principale che da Piazza del Popolo conduce al Castello Ducale) e da un
esteso Centro Storico (che oltre a fare da corona al nucleo antico, dalla stessa
Piazza del Popolo scende e prosegue lungo Corso Umberto I fino alla chiesa di
Santa Reparata), nonché come persona con un minimo di competenza in merito;
pertanto, indirizzo tale lettera, alla Soprintendenza perché è l’organo
chiamato in causa, e per conoscenza all’Amministrazione Comunale per una
questione di correttezza e trasparenza.
Forse guidate da un’illusoria idea di ammodernamento del paese, le iniziative
“estemporanee” (che, a mio avviso, sono scempi nei fatti o nelle idee) su cui
voglio porre l’accento sono le seguenti:
1) Sostituzione di una pavimentazione in ciottoli
(superstite a interventi sostitutivi precedenti) con lastre di porfido nel
tratto di strada antistante il Castello Ducale ovvero nella parte più antica del
paese.
2) Realizzazione di un murales (insegna in
mosaico), per segnalare la presenza della pescheria, sulla facciata realizzata
in fasce di bugnato di mattoni di un edificio storico nei pressi di Villa San
Francesco.
3) Sondaggio di opinione, promosso
dall’amministrazione comunale, sulle sorti dello storico palazzo scolastico per
cui si propongono 4 soluzioni (consultabile anche sul sito ufficiale del
Comune).
4) Progetto di abbattimento e rifacimento nei volumi di
un palazzetto prospiciente Piazza San Rocco per la realizzazione di un
centro parrocchiale, su iniziativa del Parroco.
PUNTO 1)
La motivazione con cui si è giustificata la sostituzione della
pavimentazione è stata la richiesta di alcuni cittadini residenti in edifici
prospicienti la strada perché ritenevano pericolosi i ciottoli che potevano
indurre a scivolare. Non si è considerato, forse, che la strada è un bene
pubblico che appartiene a tutti, ai cittadini che vi risiedono ed a quelli che
risiedono altrove, ai cittadini odierni ed a quelli che verranno. Soprattutto,
però, non si è considerato che il pavimento in ciottoli costituiva il tessuto
connettivo da cui emergevano il Castello Ducale ed il tessuto edilizio
costituendo insieme ad essi un tutt’organico quindi, non solo andava tutelato
ma, eventualmente, anche risarcito laddove un ciottolo fosse mancante.
Il percorso
precedentemente in ciottoli, partendo da largo Santa Maria
Maggiore, sale raggiungendo l’ingresso al Castello Ducale
caratterizzato da gradini in ciottoli (finora salvi) e prosegue
nel tessuto edilizio. La sostituzione dei ciottoli con il
porfido, stridendo con le superfici delle costruzioni ha
prodotto una frattura nell’organismo costruttivo medievale che
non sarà più recuperabile; il materiale, il colore, la forma, le
dimensioni insieme con la rigida regola dispositiva degli
elementi lapidei non armonizzano con tutto il resto ma,
imponendosi visivamente, lo mortificano. |
PUNTO 2)
Trovo veramente piacevole il murales a cuore che saluta ed
accoglie all’ingresso del paese; mentre diversi, con altre tematiche sono stati
realizzati da alcuni anni su edifici del centro antico. Fintanto che il supporto
sia un muro intonacato, l’iniziativa se non condivisibile è quanto meno
tollerabile anche perché il ripristino della parete bianca intonacata non è
difficile da riproporre ma, la disinvoltura con cui sono stati usati i colori,
in virtù di una moda dilagante, sul muro di mattoni disposti a fasce di bugnato
dell’edificio della pescheria in prossimità di Piazza del Popolo, non si riesce
proprio a mandare giù. Il piccolo edificio di un solo piano, realizzato circa
ottanta anni fa, costituisce la fine della cortina che partendo da Piazza del
Popolo termina in adiacenza a villa San Francesco; si presenta (ma sarebbe
meglio dire si presentava) molto dignitoso nelle fattezze e discreto
nell’immagine tanto da meritare una maggiore sensibilità per la sua
conservazione e fruizione. Come è “decorato” attualmente non ha niente da
invidiare a quei monumenti la cui dignità è stata compromessa da atti vandalici
che ne hanno sporcato le superfici, fermo restando il rispetto per chi, su
commissione, ha prodotto il disegno. Poiché Casoli risulta segnata in molti
punti da muri in c.a. controterra, sarebbe il caso di orientare questi atti
creativi sopra di essi, che, non avendo niente di storico né tantomeno di
gradevole da dover tutelare, possono rappresentarne il giusto supporto, come
risulta verificabile osservando il “muraglione” sotto l’ospedale civile che da
poco ospita un altro murales.
L’edificio che ospita la
pescheria, fu realizzato circa ottanta anni fa per arginare il
terreno che in quel punto era scosceso, su di esso fu sistemato una
sorta di belvedere verso valle che attualmente è utilizzato come
parcheggio. La sua facciata presenta un basamento in pietra su cui
si sviluppano fasce di bugnato di mattoni interrotte da bucature ad
archi ribassati caratterizzati da cunei molto evidenti. Come si può
vedere il disegno realizzato, non solo si scontra con la facciata
ma, dalla facciata stessa, viene sminuito; pertanto un intervento
che voleva essere di valorizzazione si legge come un elemento che
genera una sorta di inquinamento visivo soprattutto nella percezione
dell’equilibrio ritmato della facciata. |
PUNTO 3)
Da quando l’edificio scolastico è stato dichiarato inagibile e chiuso
all’uso pubblico esteso (infatti ultimamente sembra aver recuperato parte
della robustezza, persa a causa della paura dovuta al crollo della scuola di
San Giuliano di Puglia, ed è stato riaperto per poche associazioni che nel
palazzo trovano sede) la sua sorte costituisce argomento di discussione che,
ultimamente, ha alimentato una querelle tra le ipotesi proposte in un
sondaggio promosso dell’amministrazione comunale:
a) Miglioramento sismico (o antisismico?) dell’edificio
b) Realizzazione di una pubblica piazza
c) Realizzazione di un edificio ex novo ed aree pubbliche
d) Miglioramento (anti)sismico con variazione della sagoma dell’edificio
Il sondaggio viene giustificato come la scelta di una progettazione
partecipata: “per la prima volta a Casoli la decisione su un intervento da
realizzare passerà attraverso una pratica di democrazia partecipativa
diretta, dove l’opinione dei cittadini del nostro paese orienterà
l’amministrazione comunale verso la soluzione migliore per un Bene Comune
importantissimo come il Palazzo Scolastico e l’area circostante”
Tra le quattro ipotesi fatte, tre (di cui una potrebbe essere la migliore)
propongono la demolizione parziale o totale dell’edificio trascurando la
convinzione sopra esposta che si tratta di un Bene Comune importantissimo. A
parte la grande contraddizione che emerge dall’opuscolo che propaganda
l’iniziativa (consultabile anche sul sito ufficiale del Comune), credo che
la decisione non possa essere delegata ai cittadini, soprattutto perché
esiste un organo preposto competente e se si facessero un po’ di conti,
l’edificio (progettato nel 1908 e realizzato tra il 1927 ed il 1933) rientra
a pieno titolo tra quelli tutelati da qualsiasi forma di intervento prima
che la Soprintendenza dichiari o meno l’apposizione del vincolo. Non è
condivisibile, per ovvi motivi , la metodica di richiedere l’opinione della
Soprintendenza solo a conclusione di un sondaggio popolare, come pubblicato
sul trimestrale della parrocchia “Casoli Comunità”. L’opinione dei
cittadini, dando per scontato che l’edificio è da conservare, dovrebbe
essere coinvolta per decidere a quale funzione pubblica destinarlo attuando
quella forma di recupero nonché valorizzazione che, per attuazione di un
progetto armonico ed equilibrato fa incontrare la “vocazione” dell’edificio
con le “esigenze” sociali, realizzando quella che si definisce
“conservazione integrata”.
L’edificio scolastico visto
dal Castello Ducale |
PUNTO 4)
Da qualche numero, il trimestrale “Casoli Comunità” parla di un centro
parrocchiale da realizzarsi nell’edificio centrale prospiciente piazza San
Rocco. L’iniziativa, promossa dal Parroco in seguito alla donazione di un
privato di parte dello stabile, sarebbe condivisibile se il servizio venisse
collocato nell’edificio rispettandolo nella sua natura e nei suoi limiti ma,
l’idea ne prevede l’abbattimento e la ricostruzione di uno uguale nei volumi
ma che, internamente, si presenterebbe più spazioso grazie al sistema
costruttivo in c.a. L’edificio che rischia di essere demolito, è un
palazzetto dagli stilemi neoclassici che si pone come conclusione di testata
dell’aggregato che a destra si avvia a salire verso Piazza del Popolo, a
sinistra è limitato dalla stretta via san Giacomo, in alto si chiude su via
da Sole. A parte il fatto che si tratta di un edificio storico contemplato
dal Codice dei Beni Culturali, pertanto intoccabile fino alla valutazione
della sovrintendenza, bisogna tenere conto anche del contesto in cui
l’edificio stesso sorge. Piazza San Rocco è l’unica vera piazza di Casoli
definibile tale, ossia uno spazio aperto costruito tramite un’attenta
disposizione degli edifici che lo definiscono; sulla destra della piazza
troviamo la piccola chiesa di San Rocco, sulla sinistra una cortina di
edilizia residenziale, mentre di fronte al palazzetto si apre il
Novecentesco corso Umberto I che raggiunge la chiesa di Santa Reparata;
quindi la “sostituzione di un elemento costituente” ne comprometterebbe
l’autenticità producendo un falso non solo dal punto di vista architettonico
ma anche dal punto di vista urbanistico. La demolizione dell’edificio,
inoltre, non sarebbe neppure “scusata” (perché di scusa si tratterebbe e non
di motivo) da un eventuale precario stato conservativo; infatti, in tal caso
l’impegno dovrebbe essere rivolto ad un intervento di restauro, non solo per
conservare il palazzetto ma, per salvaguardare l’integrità del “luogo” dove
sorge, ossia la piazza.
Il palazzetto con la sua
facciata dagli stilemi neoclassici conclude la cortina di
costruzioni e si pone come testata di termine della stessa,
mettendo in evidenza la volontà di creare il fronte a Piazza San
Rocco per chi arriva dalla parte a valle di Corso Umberto I. Sul
lato sinistro della piazza è situata la piccola chiesa di San
Rocco a fianco di cui si apre un vicolo tra il fitto tessuto
edilizio, mentre il lato destro della piazza è segnato da
edifici di civile abitazione. La realizzazione del progetto,
prevedendo la demolizione del palazzetto per ricostruirne uno
identico nell’ingombro e negli stilemi, produrrebbe un clamoroso
falso storico ingiustificato. |
* * *
A proposito di piazza, tenendo conto del giusto significato
della definizione, voglio porre l’accento sul lavoro di riqualificazione di
un’area pubblica in contrada Selvapiana, all’inizio del bivio che conduce alla
stazione ferroviaria. La valorizzazione dell’area è stata ottenuta con una
perimetrazione ad andamento irregolare di parte di essa, mentre la restante è
adibita a parcheggio. Lo spazio perimetrato, caratterizzato dalla presenza di
uno storico cipresso, da un’opera scultorea inserita in un’aiuola, da una
piccola fontana in pietra e da numerosa panchine, è stato intitolato alla
memoria del filosofo Pasquale Salvucci che, figlio del capostazione, passò la
giovinezza nella contrada. Benché un lato dell’area, confina con la strada
nazionale n° 84, il crocevia su cui si innesta, rappresenta il centro vitale di
Selvapiana, ed è molto frequentato da pedoni quindi, l’area si vive come zona
di sosta e di incontro. Da qui , probabilmente è scaturita l’idea di chiamarla
piazza ma, forse, sarebbe il caso di rivedere tale definizione; e siccome per le
persone che vivono il luogo, fermarsi a scambiare due chiacchiere costituisce
una pausa tra le attività del quotidiano, il mio suggerimento è quello di
chiamare l’area …pausa… si, proprio… pausa, “…pausa…Pasquale Salvucci -
filosofo” e per ricordare al meglio la persona a cui è intitolata, si potrebbe
cogliere l’occasione e, tra le tante idee di ammodernamento inserire una
...pausa... di riflessione.
La visione, seppur parziale dell’area
pubblica recintata in contrada Selvapiana, è sufficiente per
capire che non può trattarsi di una piazza. Utilizzando una
definizione incongrua non solo si chiama uno spazio con un nome
sbagliato ma, si rischia di svuotare di significato il termine
stesso che, in questo contesto, ha bisogno di essere sospeso e
recuperato per un uso appropriato. |
Area commenti di FaceBook
questo vostro lavoro è lodevole, il porfido ha reso le nostre città delle penose e tristi contenitrici di desolazione. il lavoro è duro contro delle amministrazioni cieche e poco preparate, italia nostra come wwf si stanno sostituendo agli enti preposti nel controllo del territorio, "le stanze del potere" sono vuote. per qualsiasi azione possiamo collaborare, io sono sempre disponibile, soprattutto per una gradevole e accogliente cittadina come Casoli
In riferimento al centro parrocchiale, non so se le proprietà degli enti ecclesiastici siano di pubblica utilità, credo di no, perché non possono accedere ai POR, non essendo pubblici, per cui la valenza pubblica va valutata, anche se oggi con gli sportelli unici (suap) si fanno cose turche (le ho fatte anche io). Occhi aperti!!!
Inserito da giovanni ciuci
il 20/07/2009 alle ore 16:00:13