“Sulle ali della memoria”. Il nuovo libro della collana sulla Brigata Maiella
Nel libro di Gilberto Malvestuto, la guerra vi è narrata quasi giorno per giorno. C’è la morte, la fame, la sporcizia, i pidocchi, il freddo, la pioggia, il fango, la stanchezza, la nostalgia dei luoghi e delle persone care
E’ piuttosto raro che i politici mantengano promesse
e propositi e perseverino nel realizzarli. Suscita per questo ammirazione
l’Amministrazione provinciale dell’Aquila che ha preso l’iniziativa di
curare una collana editoriale di testimonianze dei protagonisti della
Brigata Maiella e che ogni anno puntualmente dà alla luce un nuovo libro di
memorie. La presidente Stefania Pezzopane, avendo compreso la specificità
tutta abruzzese della Brigata Maiella, ha voluto che il ricordo di quegli
uomini e della loro singolare esperienza non andasse disperso.
Si tratta , infatti, dell’ unica formazione partigiana
che non si è limitata a combattere per la liberazione del proprio
territorio, ma ha proseguito la sua missione accanto agli Alleati risalendo
la Penisola, paese dopo paese, battaglia dopo battaglia, fino a Bologna.
L’unica formazione a non essersi caratterizzata per il colore politico, come
le pur gloriose formazioni comuniste, socialiste, mazziniane, cattoliche.
Ebbe una sola connotazione, di carattere istituzionale: era repubblicana ed
antimonarchica, tanto da rifiutare il rituale “saluto al re”, ritenendo
quest’ultimo complice del fascismo e corresponsabile della disastrosa
guerra. Anche i simboli la facevano diversa. Esibiva sul bavero, al posto
delle stellette, le mostrine tricolori e sul braccio lo scudetto su cui
campeggiava la Maiella innevata, sullo sfondo azzurro del cielo. E’ stata,
infine, l’unica unità partigiana ad essere insignita della medaglia d’oro al
valor militare. Nel triennio 2006-2008 sono state pubblicate le memorie dei
reduci Marcello Liberatore, del più giovane membro della Brigata, Ennio
Pantaleo, e di Giovani Ricottilli. Nel 2009 avrebbe dovuto vedere la luce il
libro del tenente Gilberto Malvestuto. Ma in quell’anno di morte e
distruzione, il sisma non ha risparmiato nemmeno il libro che, pronto per la
presentazione in occasione del 25 aprile 2009, è finito sotto le macerie di
un palazzo della dannata via XX Settembre. Anche la tipografia GTE , che
curava la collana, è rimasta danneggiata, tanto che la ristampa è stata
affidata ad un’ altra tipografia, la Fabiani Stampatori. Ma sono andate
perdute le numerose fotografie di guerra che lo arricchivano.
Il libro di Gilberto Malvestuto è prezioso anche
perché riproduce in gran parte, cioè fino al febbraio del 1945, il suo
diario di guerra. Il racconto, quindi, conserva la freschezza e la
suggestione propria della cronaca diretta. E la guerra vi è narrata quasi
giorno per giorno. C’è la morte, la fame, la sporcizia, i pidocchi, il
freddo, la pioggia, il fango, la stanchezza, la nostalgia dei luoghi e delle
persone care. C’è l’eroismo, la “follia” di quei giovani volontari che
rischiano la vita per un ideale patriottico, un ideale risorgimentale, che
oggi , purtroppo, appare molto appannato. Si dorme in case private offerte
generosamente dalla popolazione. Ma si dorme anche, e forse più spesso,
nelle stalle, nelle mangiatoie , come Gesù Bambino.
Solo uno stralcio del diario: “Giorno 11
(dicembre) a riposo per alcuni giorni a Brisighella. Doccia fredda e cambio
di abiti dopo ben ventinove giorni senza spogliarsi mai. Il 16 dic. 44
conquista di Monte Mauro, dove cade eroicamente combattendo alla testa dei
suoi uomini il Capitano dott. Mario Tradardi, sostituto procuratore del Re
presso il Tribunale dell’Aquila.[…] Il 18 dicembre partecipo ai funerali del
Giudice Tradardi, portandone il feretro a spalle con altri tre ufficiali
della Majella dalla Chiesa del Suffragio di Brisighella. Il 20 torno al
fronte, in linea a casa Crivellari. Qui la notte sul 21 il 3° plotone della
2^ Compagnia è attaccato ed accerchiato dai tedeschi. Mio intervento alle 10
del 21 con le mitraglie poste ai Crivellari per spezzare il cerchio nemico.
Nebbia fitta e piovigginosa. Sotto la pioggia in postazione. I tedeschi ci
contrattaccano con i micidiali “spandao”. Con una pattuglia della 2^
Compagnia, il 3° plotone si sgancia con tre feriti.”
Vengono rinvenuti tredici tedeschi morti, si provvede
alla loro sepoltura. “La notte sul 21 sempre in piedi in postazione e
sempre in allarme vicino al telefono da campo. La sera del 21 alle ore 19,
cambio con i cinesi ed indiani che prendono le nostre posizioni. Verso le
ore 22 raggiungo, attraverso Monte Mauro con venti centimetri di fango e
grandi fossi e ripide discese, la Villa Spada con i miei mitraglieri e i
mortaisti”. E così, puntuale, quasi minuto per minuto, procede la sua
cronaca di guerra. Quando liberano un paese, c’è la popolazione che li
accoglie, li “ospita con affetto” e “ammirazione” e offre loro “ristoro e
conforto”. Si tengono , nelle case, persino feste danzanti, e vi vengono “
invitati con intenso calore”.
Ma il diario di Gilberto è anche una testimonianza
d’amore per la sua fidanzata, conosciuta sui banchi di scuola. Sono
pagine struggenti in cui lo assale la nostalgia per la sua città, per la
mamma e, soprattutto, per la sua Leda, un amore profondo che lo accompagnerà
per tutta la vita. Festoso, trionfale, commovente è l’ingresso in Bologna
liberata. La Maiella è fra le prime formazioni ad entrare e Gilberto è in
testa alla Brigata. Una folla enorme. Si fa fatica a farsi strada. “Dalle
finestre e dai balconi migliaia di bandiere e drappi tricolori sventolano al
vento di primavera” mentre migliaia di volantini che inneggiano alla
Resistenza e alla libertà “coprono il cielo”. La gente piange anche, mentre
una ragazza, fendendo la folla lo raggiunge di corsa e lo stringe forte a sé
e poi gli dice: “ Grazie, tenente”. Lo bacia a lungo e poi scompare, mentre
suona per la prima volta dopo tanto tempo il campanone del capitano del
popolo.
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