Di Domenica risponde alle dichiarazioni della Asl
Osservazioni alle verifiche effettuate dalla ASL nei confronti della RSA di Lanciano come dall'articolo apparso su "il Centro" di ieri
Di Domenica risponde alle dichiarazioni della Asl
Con riferimento alle affermazioni della Asl contenute nel
seguente articolo, uscito il 2 Ottobre c.m. sulla cronaca di Lanciano della
testata giornalistica “il Centro”, non posso non provare che stupore e amarezza,
nell’apprendere dalla dichiarazione dell’ASL, con la quale la struttura in
questione è convenzionata, che le “diverse ispezioni effettuate”, non hanno
evidenziato nulla di particolare. Vorrei chiedere ai sigg. ISPETTORI cosa
hanno controllato?
Non hanno notato che i terapisti che fanno
riabilitazione al terzo piano nelle stanzette adibite a palestre erano solo
due e i pazienti oltre quindici?
Non hanno notato che gli attrezzi per lo stretching erano
camere d’aria di biciclette?
Non hanno notato che il pavimento non è a norma poiché
vi sono piastrelle con fuga larga sulle quali, per esempio, il
sottoscritto, direttamente, più volte ha rischiato di cadere perché le
rotelline del girello s’intoppavano?
Non hanno notato che in questo piano non c’è un telefono
per comunicare con la struttura salvo che non sia presente la Dottoressa che ne
ha uno chiuso a chiave nella sua stanza?
Non hanno notato che l’ingresso della struttura è in
salita e chi usa una carrozzina, non può aprire la porta senza ritornare
indietro con il rischio di rovesciarsi? Non hanno notato al primo piano
(dormitorio) le stanzette ospitanti tre letti senza che una carrozzina
potesse muoversi agevolmente per avvicinare i letti?
Non hanno notato che
gli infissi delle finestre, sempre al primo piano, sono fatiscenti e che alcune
di esse non si chiudono bene tanto che chi capita sotto la finestra rischia di
prendersi una bronchite?
Non hanno notato che i bagni sono puzzolenti e vecchi?
Non hanno verificato, che la notte vi è presente solo una
persona a piano e che quando la collega del secondo piano o viceversa chiede
aiuto per sollevare un paziente, il reparto rimane sguarnito e i pazienti
rimangono soli e quindi in pericolo?
Non hanno verificato ogni quanto tempo si cambiano le
lenzuola (mi dicono ogni 15/20 giorni vi sembra normale in una clinica che costa
circa 300 euro al giorno per paziente)?
Non hanno verificato se a preparare i pranzi c'è un cuoco di professione?
Dopo tutto questo, credo che le possibili risposte siano solo
due: o gli ispettori, chiaramente pochi confidenti con la disabilità (per cui si
consiglia un corso di formazione) erano oltretutto uno splendido inserimento
lavorativo di quote riservate alla disabilità e specificatamente alla sensoriale
con problemi di vista, oppure, come per “miracolo” tutte queste problematiche,
nel momento dell’ispezione, erano sparite, magari con l’intervento di un
“uccellino canterino e ben foraggiato”. C’è anche un’altra possibilità, forse la
più probabile: che le regole per l’accreditamento presso le ASL, seppure
formalmente e legalmente corrette, permettano simili cose. In questo caso il
problema è veramente grave perché viene da chiedersi chi ha deciso queste
regole, con che criterio? Sono stati interpellati dei veri disabili esperti per
la stesura? Cari amici politici e giornalisti direi che le domande che vi ho
posto siano sufficienti per confermarvi la mia amarezza, poi non meravigliamoci
se di tanto in tanto nella nostra regione qualcuno è arrestato! Quando
prenderete seriamente in considerazione l’idea che, vi auguro il più lontano
possibile nel tempo, forse anche a voi personalmente potrebbe capitare di finire
in queste strutture? Con grande amarezza devo ammettere ancora una volta che, in
questa regione, noi poveri disabili siamo alla mercé di questi “zelanti”
ispettori. Detto questo spero che sia avviata nei confronti di questa struttura
un’accurata indagine interrogando i pazienti che si sono avvalsi fino ad ora
della riabilitazione di questa struttura e, che siano finalmente riviste le
“regole” in un’ottica di funzionalità per le persone e non per gli “affari”.
Rimango in paziente attesa di una risposta in merito.
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