L'icona
realizzata da Suor Petra Clare contenente
la reliquia di San Gilberto donata dai caorlotti agli inglesi
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ingrandire
"An English Saint Returns
Home" (Un Santo inglese torna a casa) è il
titolo dell'articolo pubblicato sul sito della
Chiesa del Buon Pastore di Woodthorpe, Nottingham, (vai
alla pagina dell'articolo) dove si
sono svolte le celebrazioni per la collocazione
di un'icona contenente un frammento delle
ossa di San Gilberto di Sempringham proveniente
dall'Italia.
«Da quando il convento di
Sempringham con il suo Santuario è stato distrutto
per la dissoluzione dei monasteri nel 1538, fino a
poco tempo fa, il luogo di ogni reliquia di San
Gilberto era rimasto
un mistero» dice l'articolo dedicato al "ritorno a
casa" di San Gilberto.
Un evento importante dunque, per
gli inglesi, che avevano perso le tracce del loro Santo
sin dal XVI secolo, quando, dopo la soppressione
dell'ordine religioso di San Gilberto da parte di
Enrico VIII, i monaci Gilbertini fuggiti
dall'Inghilterra vennero a Roma, portandosi dietro le
reliquie del Santo che avevano in custodia e qui, incontrarono il Cardinale Gian Pietro Carafa
(futuro Papa Paolo IV, già Vescovo di Chieti
nel 1505 subentrando allo zio Oliviero Carafa) che, molto
probabilmente conosceva già l'Ordine dei Gilbertini
dopo la carica di Nunzio d'Inghilterra
avuta nel 1513 sotto Leone X (come si legge in "Storia
Di Paolo IV" di Carlo Bromato, Ravenna, 1748).
Il Cardinale
nel 1539, assegnò
ad un gruppo di monaci Gilbertini il monastero di San Pancrazio di
Roccascalegna, abbandonato dai
Benedettini sin dal 1527 a causa della peste. Dopo quasi 30 anni, durante la Visita
Pastorale dell'arcivescovo Giovanni
Oliva effettuata il 24 Maggio del 1568, San Pancrazio
presentava segni evidenti di un luogo in rovina già
da molto tempo;
nel resoconto si parla infatti, di infiltrazioni d'acqua
nella chiesa e di numerose stanze del
monastero tutte scoperte e
rovinate: "Nella chiesa ce piove per tutto, et
per questo se vede che le porte son fracite ed
minacciano roina, per lo stabio et vestigie se vede
serve per mantre de vacche, pecore, et capre (...).
Ce sono molte stantie et appartamenti, ma tutte
discoperte e arrivinate ".
Da questo resoconto
si evince che il monastero non continuò per molto
tempo ad essere la dimora dei monaci Gilbertini e
tanto meno divenne luogo della sua diffusione,
nonostante l'amministrazione religiosa del luogo,
rimasta senza giurisdizione, fosse affidata proprio
a questi
monaci Gilbertini conosciuti in zona più come Agostiniani
(per la regola di San Agostino che seguivano non
avendone una propria).
Fu
così che uno di loro, dopo la morte
degli altri fratelli forse in seguito ad una
pestilenza, portò le reliquie del Santo nella vicina
Altino. Di questo ne parla Gabriele Obletter in "Santi
Beati e morti in fama di Santità delle Diocesi di
Chieti e Vasto" nel 1924, dove si legge anche
che il busto-reliquiario di San Gilberto che
si trovava a Casoli, conteneva nel suo interno resti
regolarmente autenticati, ed erano il
cranio e le tibie. Queste notizie furono trasmesse
a Obletter oralmente da don Giuseppe Colanzi
(parroco di Casoli da Gennaio del 1905 a Luglio del
1936), secondo il quale i resti del Santo si trovano
nella nostra Parrocchia da quando un sarcerdote di
Casoli (che si recava nella vicina Altino rimasta
senza parroco), trafugò le reliquie e le portò nel
nostro paese.
Sempre nel resoconto della la Visita Pastorale del 1568
(riportata nel volume "I Vescovi di Chieti e i
loro tempi" di Gaetano Meaolo - ed. Il Nuovo,
anno 1996), che descriveva lo stato di abbandono e degrado del
Monastero di San Pancrazio, si legge
che
ad Altino vi era una chiesa dedicata a San
Gilbeto, ma all'epoca della visita era una
grangia dell'Arcipretura scoperta e senza porte.
Ne "Il Catasto Onciario di Casoli 1750",
ed. Tinari, anno 2005, alla pagina 481, tra i luoghi
Pii Laicali situati nel territorio di Casoli
troviamo anche la Cappella di San Gilberto.
Dopo
quasi 500 anni dalla soppressione dell'ordine in
Inghilterra e più di 900 anni dalla nascita di San
Gilberto, qualcosa spinge un'Oblata Gilbertina di
Memphis nel Tennessee,
a venire in
Italia per condurre una ricerca sul Santo
e tutto ciò accade, quando
un'immagine su Internet la stupisce e la incuriosisce
ed incredula (come tutti gli altri Oblati
di San Gilberto) vuole constatare e confermare di
persona la veridicità della presenza in Italia e,
proprio qui da noi in Abruzzo nel chietino, delle
reliquie del Santo e come vi sono arrivate.
La figura che l'Oblata
Gilbertina trova sul web in seguito ad una ricerca
su San Gilberto, non è altro che l'antico busto-reliquiario
rubato a Casoli nel 1984, che noi pubblicammo su casoli.org nel
2011 (entra nella pagina
del 1 Ottobre 2011).
Secondo voci indiscrete, il
furto del busto e di una croce in argento,
avvenne quando gli oggetti sacri della chiesa di
Santa Maria Maggiore furono tradferiti nella chiesa di Santa Reparata,
in seguito alla chiusura al pubblico della Parrocchia
dopo le due scosse di terremoto del 7 e
l'11 Maggio del 1984.
Il destino ha voluto che l'antico busto ligneo dorato con raggiera
d'argento sul capo (che conteneva,
come già accennato nel paragrafo precedente, il
cranio e le
tibie del Santo),
venisse rubato proprio un anno dopo la
celebrazione dei 900 anni dalla nascita di
San Gilberto e proprio nell'anno della
nascita degli Oblati di San Gilberto. Fotunatamente, altri frammenti
delle ossa si conservano ancora a Casoli
in un altro reliquario che ogni anno viene portato
in processione durante le feste in onore di Santa
Reparata e San Gilberto e ad Altino,
in un reliquiario simile.
Grazie alla caparbietà dell'Oblata
Gilbertina Trudy Hoch-Mong,
venuta in Europa dall'America nel 2013
(guarda
l'intervista del 29 Marzo 2013) per
condurre la
sua ricerca tra l'Italia e l'Ighilterra, anche per conto
del gruppo laico "Oblati di San Gilberto"
sorto nel 1984 (con a capo frate
Ilario Costello, dell'Ordine dei
Cistercensi della Stretta Osservanza dell'Abbazia di
Monte San Bernanrdo a Shepshed nella contea del
Leicestershire), sono venute a galla tante altre
notizie nuove ed interessanti intorno alla presenza
delle reliquie di San Gilberto in
Abruzzo e nel Veneto.
Gli altri resti del corpo di
San Gilberto infatti, si conservano oltre che a Casoli ed
Altino, anche nel Duomo di Caorle
(dedicato
a Santo Stefano Protomartire) in
provincia di
Venezia e sono le due ossa del femore consevate in
una teca di vetro; di queste
reliquie ne parla Trino Bottani in
"Saggio di storia della città di Caorle"
del 1811. Molto probabilmente i monaci Gilbetini,
fuggiti dall'Inghilterra si divisero in due gruppi
stabilendosi con le reliquie in località diverse
dell'Italia. A condurre l'Oblata Gilbertina nel
Veneto, sono state proprio le notizie contenute in
questo libro e, in seguito
alla sua visita a Caorle,
riesce a concretizzare quella che all'inizio era
solo un'idea, cioè: riportare in Inghilterra
un frammento osseo di San Gilberto, ed è
così che nel 2013, con il consenso
del Prefetto delle Reliquie di Venezia, i caorlotti
donano alla
Chiesa del Buon Pastore di
Woodthorpe, Nottingham, un frammento di reliquia inglobato in una bella icona realizzata
dall'iconografa di Shrewsbury
Suor Petra Clare.
«Ci sono molte storie
connesse ai Gilbertini nella vita di Gian Pietro Carafa
- osserva Trudy Hoch-Mong durante
una conversazione con don Gennaro Marinucci
-
è stato Nunzio d'Inghilterra e
Vescovo
di Chieti, inoltre il Cardinale Carafa detestava i
protestanti.»
«Carafa visse nel periodo della
scomunica di Lutero, -
dice don Gennaro Marinucci
rispondendo a questa affermazione - e durante la riforma luterana, forse ciò poteva
apparire normale, ed è per questo che molto
probabilmente il Cardinale ebbe un buon rapporto con i
Gilbertini».
Ma un'altra storia a mio avviso connessa, è il
soggiorno del Cardinale Carafa
nella Repubblica di Venezia
per sfuggire al Sacco di Roma.
Molto probabilmente, nel 1539,
mandò il secondo gruppo di Gilbertini che aveva in
custodia il resto delle reliquie del Santo, in un luogo
diverso dal primo gruppo (che venne in Abruzzo). Un
luogo che lui ormai conosceva bene per averci
trascorso quasi dieci anni della sua vita. Fino a tre anni
prima dell'arrivo dei Gilbertini infatti, Carafa si trovava ancora nella
Repubblica di Venezia, dopo essere "fuggito da Roma in seguito al sacco
della città compiuto dai Lanzichenecchi di Carlo V,
era infatti giunto a Venezia nel giugno 1527,
installandosi con i suoi teatini - l’ordine
religioso da lui stesso fondato, assieme a Gaetano
Thiene, nel 1524 - presso l’oratorio di San Nicola
da Tolentino. A Venezia Gian Pietro Carafa era
rimasto fino al 1536, allorché fu richiamato a Roma
da Papa Paolo III Farnese" (così scrive
Daniele Santarelli dell'Università di
Napoli in "Paolo IV, la Repubblica di Venezia e
la persecuzione degli eretici").
Questa ipotesi relativa al legame
tra la vita di Carafa trascorsa nella Repubblica di
Venezia e i Gilbertini arrivati nel Veneto, potrebbe essere
una buona base di partenza per condurre una
ricerca approfondita anche sulle reliquie che si
trovano a Caorle, al fine di capire
come le ossa del Santo siano arrivate nel Duomo di Santo Stefano Protomartire.
«In America e in Inghilterra sono
tutti molto impazienti di sapere cosa abbiamo
scoperto noi in Italia, - ci disse più di un anno
fa Trudy Hoch-Mong in merito alla
ricerca sulle reliquie del Santo portata avanti con
il nostro aiuto e di altre persone del posto - perchè
ci avevano fatto
credere che tutti i resti fossero stati distrutti.
Vorremmo promuovere
ed iniziare un pellegrinaggio qui in Italia; a me ed altri otto Gilbertini farebbe molto piacere
partecipare alla processione delle Feste di Santa
Reparata e San Gilberto indossando l'abito della
nostra congregazione». Un pellegrinaggio che
speriamo si concretizzi presto, unitamente ad un
eventuale gemellaggio tra le località nazionali ed
internazionali interessate.
Ma cosa dice l'articolo
pubblicato sul sito
della Chiesa del Buon Pastore in occasione dell'istallazione dell'icona con le
reliquie di San Gilberto?
Ecco la traduzione:
«Le
celebrazioni si sono svolte presso la Chiesa del Buon Pastore,
Woodthorpe, Nottingham dove è stata installate l'icona con la
reliquia
di S. Gilberto di Sempringham, solennemente benedetta dal parroco
Philip Ziomek. - dice il
testo dell'articolo - Alla cerimonia erano presenti i parrocchiani e i membri
degli Oblati di S. Gilberto. L'icona realizzata dall'iconografa di Shrewsbury
Suor Petra Clara, raffigura il santo circondato
sulla destra dalle prime sette donne
che chiesero di entrare nell'ordine come
gli altri fratelli raffigurati sulla sinistra che
sono cistercensi di San Bernardo
e di San Malachia,
favoevoli alla diffusione dell'Ordine di S. Gilberto.
Sulla destra, in alto, c'è Papa Eugenio III che consigliò a San Gilberto
di andare avanti con il proprio ordine, piuttosto
che unirsi ai cistercensi come il Santo aveva voluto
in quel periodo. In alto al centro, sulla torre
della chiesa di Sant'Andrea di Sempringham (dove
nascono i Gilbertini) l'icona mostra il
Nostro Signore e alla base
dell'icona, c'è un piccolo reliquiario circolare che racchiude
un frammento delle ossa.
E' stato a Sempringham - continua l'articolo - che le "sette
fanciulle" si stabilirono sul
lato nord della chiesa per iniziare la loro vita da contemplative nel
1131. La chiesa è lì oggi, in piedi, isolata nella pianura, a sud di
Lincolnshire vicino a Bourne, e la Messa si celebrata lì ogni anno,
solitamente nel mese di Settembre dal 1985.»
«Fino a poco tempo fa, - si legge ancora
nell'articolo - il luogo di ogni reliquia di San Gilberto
era rimasto un
mistero, ciò da quando il convento di Sempringham con il suo Santuario è stato
distrutto per la dissoluzione dei monasteri nel 1538. Tutto quello che resta
ora del priorato che ospitava circa duecento canonici, fratelli
laici e suore, sono alcuni cumuli di terra e il sito dell'ex
peschiera al servizio del priorato. Il compito dell'Oblata Trudy
Hoch-Mong venuta da Memphis, è stato quello di fare una ricerca per
sapere cos'è
successo al Santuario e alle sue reliquie. Il suo viaggio l'ha portata in
Italia e alle chiese di Altino e Casoli ed è a Casoli che ha
saputo che le reliquie erano state prese in custodia da tre monaci venuti da
Roma con l'intenzione di continuare l'ordine in un antico monastero
benedettino (questo mai avvenuto secondo Trudy).
I Gilbertini appartenevano ad un ordine monastico
inglese veramente unico, -
conclude
l'articolo - è uno dei primi ad
avere una doppia dimora, cioè aree separate del priorato per gli uomini
e per le donne, ciascuna sotto l'osservanza di un
priore e du una badessa. E' stato nel 1984, a
seguito degli eventi dell'anno precedente celebrati nella
cattedrale
di Lincoln in occasione dei 900 anni dalla nascita di S. Gilberto, che
un gruppo di parrocchiani della Chiesa del Buon Pastore
ha voluto ricordare questo uomo del posto in modo che
il suo pensiero possa essere adattato a vita
moderna; da qui nascono gli Oblati di San Gilberto
(un'associazione laica di
uomini e donne) sotto la guida spirituale di padre Hilary
Costello
OCSO (Order of Cistercians of the Strict Observance) dell'Abbazia
di Mount St Bernard.»
Di seguito il testo origiale in inglese
An English Saint Returns Home
Celebrations were held recently at the Good Shepherd
Church, Woodthorpe, Nottingham where the icon
and a
relic of St Gilbert of Sempringham were installed
and solemnly blessed by Canon Philip Ziomek the
parish priest. Members of the Oblates of St Gilbert
and parishioners were present at the ceremony. The
icon made by the Shrewsbury based iconographer
Sister Petra Clare, depicts the saint surrounded by
his first seven women members of the order along
with the canons and brothers. Also included on the
left are the Cistercian St Bernard and St Malachy
(holding the staff), who were supportive to
St Gilbert in establishing his Order. On the far
right is Pope Eugenius III who advised St Gilbert to
continue with his own order rather than unite with
the Cistercians as St Gilbert had wished at that
time.
The apex of the icon shows Our Lord
overlooking the tower of St Andrews Church
Sempringham – the birthplace of the Gilbertines,
and
at the base of the icon a small clear compartment
enclosing the relic. It was at Sempringham that the
'seven maidens' were enclosed on the north side of
the church to start their lives as contemplatives in
1131. The church is there today standing isolated in
the flat south Lincolnshire fenlands near Bourne,
and Mass has been celebrated there annually, usually
in September since 1985.
Until recently the
whereabouts of any relic of St Gilbert remained a
mystery as the priory at Sempringham along with his
Shrine was destroyed at the Dissolution of the
Monasteries in 1538. All that remains now where the
priory that housed around two hundred canons, lay
brothers and nuns, are some earth mounds and the
site of the former fishponds that served the priory.
Memphis based Oblate Trudy Hoch-Mong, has made it
her research task to follow what happened to the
Shrine and its relics. Her journey took her to Italy
and to churches in Altino and
Casoli and it was in
Casoli that she discovered that the relics had been
taken by three of the monks via Rome for safekeeping
with the intention of continuing the order in an old
Benedictine monastery – this never happened
according to Trudy.
The Gilbertines were the only
truly English monastic order and one of the first to
have double houses, separate parts of the priory
for men and women, each under the observance of a
prior and a prioress. It was in 1984 following
events the previous year at Lincoln cathedral that
celebrated 900 years since St Gilbert's birth, that
a group of parishioners at The Good Shepherd wished
to remember this local man and his way that could be
adapted to modern day living; hence the
Oblates of
St Gilbert, (a lay association of men & women) was
born under the spiritual guidance of Fr Hilary
Costello OCSO of Mount St Bernard Abbey.