E' la storia di Anastasia Edda Rossetti,
che oggi vive a
Casoli, ma all'epoca
aveva 7 anni e abitava ai Colli di Altino (CH).
Era ancora notte, quando la madre prese la conca in cucina e si
allontanò per andare a prendere l'acqua ad una fontana non molto
lontana dall'abitazione. Aveva deciso di preparare i dolci da
donare alla "conocchia" della
festa dei Santi Medici
Cosma e Damiano (che si festeggia anche nella vicina
Roccascalegna); molto probabilmente rimase sveglia tutta la
notte a causa delle
prime due scosse (una
all'1:15 e l'altra alle 3:11). I primi due eventi sismici però,
essendo di minore intensità, non destarono una forte
preoccupazione e quindi la donna lasciò la figlia dormire al
piano di sopra, accanto alla stanza dei nonni.
Non
poteva immaginare però, che dopo un'ora e mezza circa, sarebbe
arrivata la
terza onda sismica delle ore 4:33, sempre
con epicentro nella Maiella (classificata del
IX grado della scala Mercalli) che, con tutta la sua
violenza, proprio mentre si allontanò da casa, procurò il
crollo del tetto in corrispondenza
della stanza della bimba, la quale, dopo il forte boato, si
ritrovò al buio e chiusa in uno spazio molto ristretto formatosi
da tre porzioni di solaio del controsoffitto (con travetti in
ferro), caduti a capanna sul letto, formando in questo caso, una
specie di piramide protettiva, contro il crollo del resto della
copertura. Il letto si piegò in due chiudendo la bambina tra il
materasso: "
Ero al buio e circondata da circa 150 mattoni
-
racconta Edda -
ma ad un certo punto iniziai a vedere
il cielo attraverso le fessure". Restò immobile lì sotto
fino alle prime luci del sole, ci volle infatti qualche ora per
estrarla delicatamente dalle macerie, ma la sorpresa e la gioia
di vederla uscire illesa, senza un minimo graffio, fece subito
gridare i soccorritori al miracolo. Gli abitanti dei Colli che
ebbero gli edifici danneggiati, furono ospitati dai vicini e
così anche la famiglia di Edda si traferì temporaneamente in una
delle case che non subì danni.
Anche a Casoli ci
furono crolli e lesioni gravi ad alcuni edifici,
soprattutto nel Centro Storico, dove le case erano più antiche
rispetto a quelle di Corso Umberto I, dove però, due abitazioni
contigue, di fronte all'asilo delle Suore, si separarono aprendo
uno squarcio di circa 20-30 cm. Non subì invece nessun danno il
Palazzo Scolastico, allora in corso di costruzione e già
ultimato in tutte le sue parti strutturali. Ma di questo ne
parlammo abbondantemente già all'epoca della famosa votazione in
rete del 2003, il sondaggio aperto su casoli.org in seguito alla
chiusura dell'edificio nel 2002.
Al violento
terremoto del 26 Settembre del 1933, fu dato il nome di
“Terremoto della Maiella”. In passato sempre nella
stessa zona,
con epicentro nella Maiella, il 3 novembre del 1706
si erano avute altre scosse con
migliaia di vittime.
Quella
notte, come già accennato precedentemente, ci furono tre scosse.
La prima alle ore 1:15, la seconda più forte alle ore
3:11, che fu avvertita nei comuni delle province di
Chieti, L’Aquila e Pescara. La terza, più
potente ancora,
arrivò di mattina alle 4:33 e colpì maggiormente
i paesi ubicati alle falde della Maiella. "Fu classificata
del IX grado della scala Mercalli cioè 'distruttiva'
. - si
legge in un
articolo de 'Il Centro' del 29 Dicembre 2009,
uscito otto mesi circa dopo il sisma de L'Aquila -
I danni
maggiori si ebbero nei comuni di Lama dei
Peligni, Taranta Peligna, Fara San Martino e Civitella Messer
Raimondo, - continua l'articolo
- tutti
ricadenti nella Valle del fiume Aventino. I danni riportati
dagli edifici furono ingenti, con numerosi crolli, ma il numero
delle vittime fu limitato, anche perché le scosse precedenti
fecero allontanare la popolazione dalle loro case. L’ospedale di
Popoli composto da 17 vani, fu distrutto. I morti furono dodici,
di cui due a Casalincontrada, sette a Lama dei Peligni e tre a
Taranta Peligna. In definitiva furono 65 i comuni colpiti dal
sisma parzialmente o totalmente danneggiati."