Anche quest’anno, il 23 aprile, centinaia di giovani e meno giovani si metteranno in cammino
Taranta Peligna, 17-5-2001. Il Presidente Ciampi
incontra alcuni ex combattenti della Brigata "Maiella", dopo aver reso
omaggio al Sacrario di Taranta Peligna. Foto tratta da
www.quirinale.it
Lo ricordiamo bene
quel giorno festoso e solenne del 17 maggio del 2001. La piazza piena di
gente, giovani, meno giovani e vecchi di varie nazionalità, italiani ed
ex-prigionieri inglesi, canadesi, sudafricani, neozelandesi. E, sul palco,
il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Era tornato
nella terra che lo aveva accolto fuggiasco, disobbediente all’arruolamento
fascista della Repubblica di Salò. Dal 1957 Sulmona non riceveva la
visita di un Capo dello stato. Se la visita di Gronchi era legata al
Bimillenario ovidiano, quella di Ciampi aveva tutt’altra storia. Egli veniva
a ricordare e ad inaugurare quel sentiero che, nel marzo del ’44, aveva
percorso, con una sessantina di ardimentosi, per ricongiungersi al suo
reparto e partecipare alla liberazione dell’Italia. Era il sentiero dei
prigionieri alleati e di coloro che fuggivano l’oppressione nazista e
cercavano un oggi e un domani libero e diverso. E il Presidente ricordò: “Anch’io
fui uno di loro. Lasciai Sulmona, lasciai coloro che mi avevano accolto come
un fratello, la sera del 24 marzo del 1944. In quelle giornate, in quei mesi
di tragedia e di gloria, le popolazioni di queste regioni diedero prova di
straordinario eroismo e di grande spirito umanitario. In verità i sentieri
della libertà attraversarono tutta l’Italia, da nord a sud, di montagna in
montagna, di casolare in casolare, percorsi da migliaia di uomini e donne”.
Per tutti i nove mesi dell’occupazione tedesca, dal
settembre del ‘43 al maggio del 44, il sentiero della Maiella portava al sud
liberato. Mentre nel giugno quello stesso sentiero veniva risalito dalla
“Banda patrioti della Maiella”, il nucleo originario di quella che poi si
chiamò “Brigata”, per liberare Sulmona e la Valle Peligna. E’ per questo,
per ricordare e onorare quel Corpo straordinario di volontari, che
quest’anno, in occasione del decennale si è voluto invertire la direzione di
marcia: partire da Casoli per raggiungere Sulmona.
Anche quest’anno , il 23 aprile, centinaia di giovani e
meno giovani si metteranno in cammino. Attraverso la Maiella. A piedi, con
lo zaino in spalla, dentro l’epopea degli uomini, dentro la storia. Sui
passi di coloro che fuggivano dalle terre d’Abruzzo divenute “straniere”.
Bisognava attraversare il micidiale fuoco della linea Gustav. Le chiamavano
le “traversate”. Solitamente li guidavano pastori e cacciatori che
conoscevano la montagna. Ma che non potevano evitare le insidie più
terribili , quelle dei tedeschi che presidiavano i valichi. Molti, comprese
le guide, finivano a volte prigionieri e deportati in Germania. Sull’avventura della traversata, Ciampi ha scritto un diario prezioso ed
unico. Racconta di uomini malvestiti e male attrezzati, delle sue
scarpe
sdrucite, di una terribile tormenta di neve, delle stesse guide
disorientate, di compagni esausti persi per strada, dell’amico sfinito che
chiede di essere lasciato sulla neve. Il sottotenente Ciampi ha avuto un
incarico importante: consegnare alla Laterza un manoscritto sul
liberal-socialismo del suo amico filosofo Guido Calogero, “confinato” a
Scanno. Lo porta nascosto nei calzettoni. L’apparire di un turbante sarà il
segnale della salvezza. E’ di un ufficiale indiano. Radio Londra annunciò la
riuscita della spedizione con la frase in codice “Una stella sulla Maiella”.
Ma l’avventura di Ciampi non era finita: gli inglesi, a causa di un timbro
tedesco sul passaporto, sospettano che sia una spia. Il sentiero racconta
tante altre storie. Una pietra al valico del Guado di Coccia ricorda un eroe
solitario, il tenente dell’aeronautica, Ettore De Corti, ucciso dai tedeschi
perché reagì sparando con la pistola ad una pattuglia tedesca, mentre i
compagni fuggirono e qualcuno, poi, inventò una banda armata mai esistita.
A Taranta Peligna, il sacrario testimonia l’ incredibile storia della
Brigata Maiella, che non si limitò a combattere per L’Abruzzo, ma proseguì
la sua missione risorgimentale fino a Bologna. Il sentiero della libertà,
che , come una tradizione, si ripercorre ogni anno, ha il sapore di una
favola, di un sogno, di un’ utopia. Sia detto senza retorica, ci si ritrova
affratellati, di generazioni diverse, di nazionalità, di culture diverse per
rivivere quella realtà che nella drammaticità della guerra “si stabilì fra
italiani ed evasi in nome di oppressi e sofferenti, di violentati ed offesi
che rianelavano alla libertà e alla vita”. Scrive Silone che lo scrittore
sudafricano Uys Krige - reduce del campo 78 di Fonte d’Amore, e autore del
libro “Libertà sulla Maiella” - gli parlò “con le lacrime agli occhi dei
pastori di Roccacasale, di Campo di Giove, di Castel Verrino, di
Pietrabbondante, di Cupello. Egli non esitava ad affermare che il tempo
passato fra essi era il più bello della sua vita, avendo allora intravisto,
per la prima volta, la possibilità di relazioni umane assolutamente pure e
disinteressate”.
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