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Articoli del 18/10/2015


Inserito da Carmen alle ore 12:59:23  Storia - visite: 7634 
UN SANTO INGLESE TORNA A CASA - An English Saint Returns Home

«In America e in Inghilterra sono tutti molto impazienti di sapere cosa abbiamo scoperto noi in Italia, - ci disse più di un anno fa Trudy Hoch-Mong in merito alla ricerca sulle reliquie del Santo portata avanti con il nostro aiuto e di altre persone del posto - perchè ci avevano fatto credere che tutti i resti fossero stati distrutti. Vorremmo promuovere ed iniziare un pellegrinaggio qui in Italia»

di Maria C. Ricci

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L'icona realizzata da Suor Petra Clare contenente la reliquia di San Gilberto donata dai caorlotti agli inglesi
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"An English Saint Returns Home" (Un Santo inglese torna a casa) è il titolo dell'articolo pubblicato sul sito della Chiesa del Buon Pastore di Woodthorpe, Nottingham, (vai alla pagina dell'articolo) dove si sono svolte le celebrazioni per la collocazione di un'icona contenente un frammento delle ossa di San Gilberto di Sempringham proveniente dall'Italia.
«Da quando il convento di Sempringham con il suo Santuario è stato distrutto per la dissoluzione dei monasteri nel 1538, fino a poco tempo fa, il luogo di ogni reliquia di San Gilberto era rimasto un mistero» dice l'articolo dedicato al "ritorno a casa" di San Gilberto.

Un evento importante dunque, per gli inglesi, che avevano perso le tracce del loro Santo sin dal XVI secolo, quando, dopo la soppressione dell'ordine religioso di San Gilberto da parte di Enrico VIII, i monaci Gilbertini fuggiti dall'Inghilterra vennero a Roma, portandosi dietro le reliquie del Santo che avevano in custodia e qui, incontrarono il Cardinale Gian Pietro Carafa (futuro Papa Paolo IV, già Vescovo di Chieti nel 1505 subentrando allo zio Oliviero Carafa) che, molto probabilmente conosceva già l'Ordine dei Gilbertini dopo la carica di Nunzio d'Inghilterra avuta nel 1513 sotto Leone X (come si legge in "Storia Di Paolo IV" di Carlo Bromato, Ravenna, 1748).
Il Cardinale nel 1539, assegnò ad un gruppo di monaci Gilbertini il monastero di San Pancrazio di Roccascalegna, abbandonato dai Benedettini sin dal 1527 a causa della peste. Dopo quasi 30 anni, durante la Visita Pastorale dell'arcivescovo Giovanni Oliva effettuata il 24 Maggio del 1568, San Pancrazio presentava segni evidenti di un luogo in rovina già da molto tempo; nel resoconto si parla infatti, di infiltrazioni d'acqua nella chiesa e di numerose stanze del monastero tutte scoperte e rovinate: "Nella chiesa ce piove per tutto, et per questo se vede che le porte son fracite ed minacciano roina, per lo stabio et vestigie se vede serve per mantre de vacche, pecore, et capre (...). Ce sono molte stantie et appartamenti, ma tutte discoperte e arrivinate ".
Da questo resoconto si evince che il monastero non continuò per molto tempo ad essere la dimora dei monaci Gilbertini e tanto meno divenne luogo della sua diffusione, nonostante l'amministrazione religiosa del luogo, rimasta senza giurisdizione, fosse affidata proprio a questi monaci Gilbertini conosciuti in zona più come Agostiniani (per la regola di San Agostino che seguivano non avendone una propria).
Fu così che uno di loro, dopo la morte degli altri fratelli forse in seguito ad una pestilenza, portò le reliquie del Santo nella vicina Altino. Di questo ne parla Gabriele Obletter in "Santi Beati e morti in fama di Santità delle Diocesi di Chieti e Vasto" nel 1924, dove si legge anche che il busto-reliquiario di San Gilberto che si trovava a Casoli, conteneva nel suo interno resti regolarmente autenticati, ed erano il cranio e le tibie. Queste notizie furono trasmesse a Obletter oralmente da don Giuseppe Colanzi (parroco di Casoli da Gennaio del 1905 a Luglio del 1936), secondo il quale i resti del Santo si trovano nella nostra Parrocchia da quando un sarcerdote di Casoli (che si recava nella vicina Altino rimasta senza parroco), trafugò le reliquie e le portò nel nostro paese. Sempre nel resoconto della la Visita Pastorale del 1568 (riportata nel volume "I Vescovi di Chieti e i loro tempi" di Gaetano Meaolo - ed. Il Nuovo, anno 1996), che descriveva lo stato di abbandono e degrado del Monastero di San Pancrazio, si legge che ad Altino vi era una chiesa dedicata a San Gilbeto, ma all'epoca della visita era una grangia dell'Arcipretura scoperta e senza porte. Ne "Il Catasto Onciario di Casoli 1750", ed. Tinari, anno 2005, alla pagina 481, tra i luoghi Pii Laicali situati nel territorio di Casoli troviamo anche la Cappella di San Gilberto.

Dopo quasi 500 anni dalla soppressione dell'ordine in Inghilterra e più di 900 anni dalla nascita di San Gilberto, qualcosa spinge un'Oblata Gilbertina di Memphis nel Tennessee, a venire in Italia per condurre una ricerca sul Santo e tutto ciò accade, quando un'immagine su Internet la stupisce e la incuriosisce ed incredula (come tutti gli altri Oblati di San Gilberto) vuole constatare e confermare di persona la veridicità della presenza in Italia e, proprio qui da noi in Abruzzo nel chietino, delle reliquie del Santo e come vi sono arrivate.
La figura che l'Oblata Gilbertina trova sul web in seguito ad una ricerca su San Gilberto, non è altro che l'antico busto-reliquiario rubato a Casoli nel 1984, che noi pubblicammo su casoli.org nel 2011 (entra nella pagina del 1 Ottobre 2011).
Secondo voci indiscrete, il furto del busto e di una croce in argento, avvenne quando gli oggetti sacri della chiesa di Santa Maria Maggiore furono tradferiti nella chiesa di Santa Reparata, in seguito alla chiusura al pubblico della Parrocchia dopo le due scosse di terremoto del 7 e l'11 Maggio del 1984.
Il destino ha voluto che l'antico busto ligneo dorato con raggiera d'argento sul capo (che conteneva, come già accennato nel paragrafo precedente, il cranio e le tibie del Santo), venisse rubato proprio un anno dopo la celebrazione dei 900 anni dalla nascita di San Gilberto e proprio nell'anno della nascita degli Oblati di San Gilberto. Fotunatamente, altri frammenti delle ossa si conservano ancora a Casoli in un altro reliquario che ogni anno viene portato in processione durante le feste in onore di Santa Reparata e San Gilberto e ad Altino, in un reliquiario simile.

Grazie alla caparbietà dell'Oblata Gilbertina Trudy Hoch-Mong, venuta in Europa dall'America nel 2013 (guarda l'intervista del 29 Marzo 2013) per condurre la sua ricerca tra l'Italia e l'Ighilterra, anche per conto del gruppo laico "Oblati di San Gilberto" sorto nel 1984 (con a capo frate Ilario Costello, dell'Ordine dei Cistercensi della Stretta Osservanza dell'Abbazia di Monte San Bernanrdo a Shepshed nella contea del Leicestershire), sono venute a galla tante altre notizie nuove ed interessanti intorno alla presenza delle reliquie di San Gilberto in Abruzzo e nel Veneto.
Gli altri resti del corpo di San Gilberto infatti, si conservano oltre che a Casoli ed Altino, anche nel Duomo di Caorle (dedicato a Santo Stefano Protomartire) in provincia di Venezia e sono le due ossa del femore consevate in una teca di vetro; di queste reliquie ne parla Trino Bottani in "Saggio di storia della città di Caorle" del 1811. Molto probabilmente i monaci Gilbetini, fuggiti dall'Inghilterra si divisero in due gruppi stabilendosi con le reliquie in località diverse dell'Italia. A condurre l'Oblata Gilbertina nel Veneto, sono state proprio le notizie contenute in questo libro e, in seguito alla sua visita a Caorle, riesce a concretizzare quella che all'inizio era solo un'idea, cioè: riportare in Inghilterra un frammento osseo di San Gilberto, ed è così che nel 2013, con il consenso del Prefetto delle Reliquie di Venezia, i caorlotti donano alla Chiesa del Buon Pastore di Woodthorpe, Nottingham, un frammento di reliquia inglobato in una bella icona realizzata dall'iconografa di Shrewsbury Suor Petra Clare.

«Ci sono molte storie connesse ai Gilbertini nella vita di Gian Pietro Carafa - osserva Trudy Hoch-Mong durante una conversazione con don Gennaro Marinucci - è stato Nunzio d'Inghilterra e Vescovo di Chieti, inoltre il Cardinale Carafa detestava i protestanti.»
«Carafa visse nel periodo della scomunica di Lutero, - dice don Gennaro Marinucci rispondendo a questa affermazione - e durante la riforma luterana, forse ciò poteva apparire normale, ed è per questo che molto probabilmente il Cardinale ebbe un buon rapporto con i Gilbertini».
Ma un'altra storia a mio avviso connessa, è il soggiorno del Cardinale Carafa nella Repubblica di Venezia per sfuggire al Sacco di Roma. Molto probabilmente, nel 1539, mandò il secondo gruppo di Gilbertini che aveva in custodia il resto delle reliquie del Santo, in un luogo diverso dal primo gruppo (che venne in Abruzzo). Un luogo che lui ormai conosceva bene per averci trascorso quasi dieci anni della sua vita. Fino a tre anni prima dell'arrivo dei Gilbertini infatti, Carafa si trovava ancora nella Repubblica di Venezia, dopo essere "fuggito da Roma in seguito al sacco della città compiuto dai Lanzichenecchi di Carlo V, era infatti giunto a Venezia nel giugno 1527, installandosi con i suoi teatini - l’ordine religioso da lui stesso fondato, assieme a Gaetano Thiene, nel 1524 - presso l’oratorio di San Nicola da Tolentino. A Venezia Gian Pietro Carafa era rimasto fino al 1536, allorché fu richiamato a Roma da Papa Paolo III Farnese" (così scrive Daniele Santarelli dell'Università di Napoli in "Paolo IV, la Repubblica di Venezia e la persecuzione degli eretici").
Questa ipotesi relativa al legame tra la vita di Carafa trascorsa nella Repubblica di Venezia e i Gilbertini arrivati nel Veneto, potrebbe essere una buona base di partenza per condurre una ricerca approfondita anche sulle reliquie che si trovano a Caorle, al fine di capire come le ossa del Santo siano arrivate nel Duomo di Santo Stefano Protomartire.

«In America e in Inghilterra sono tutti molto impazienti di sapere cosa abbiamo scoperto noi in Italia, - ci disse più di un anno fa Trudy Hoch-Mong in merito alla ricerca sulle reliquie del Santo portata avanti con il nostro aiuto e di altre persone del posto - perchè ci avevano fatto credere che tutti i resti fossero stati distrutti. Vorremmo promuovere ed iniziare un pellegrinaggio qui in Italia; a me ed altri otto Gilbertini farebbe molto piacere partecipare alla processione delle Feste di Santa Reparata e San Gilberto indossando l'abito della nostra congregazione». Un pellegrinaggio che speriamo si concretizzi presto, unitamente ad un eventuale gemellaggio tra le località nazionali ed internazionali interessate.

Ma cosa dice l'articolo pubblicato sul sito della Chiesa del Buon Pastore in occasione dell'istallazione dell'icona con le reliquie di San Gilberto?

Ecco la traduzione:

«Le celebrazioni si sono svolte presso la Chiesa del Buon Pastore, Woodthorpe, Nottingham dove è stata installate l'icona con la reliquia di S. Gilberto di Sempringham, solennemente benedetta dal parroco Philip Ziomek. - dice il testo dell'articolo - Alla cerimonia erano presenti i parrocchiani e i membri degli Oblati di S. Gilberto. L'icona realizzata dall'iconografa di Shrewsbury Suor Petra Clara, raffigura il santo circondato sulla destra dalle prime sette donne che chiesero di entrare nell'ordine come gli altri fratelli raffigurati sulla sinistra che sono cistercensi di San Bernardo e di San Malachia, favoevoli alla diffusione dell'Ordine di S. Gilberto. Sulla destra, in alto, c'è Papa Eugenio III che consigliò a San Gilberto di andare avanti con il proprio ordine, piuttosto che unirsi ai cistercensi come il Santo aveva voluto in quel periodo. In alto al centro, sulla torre della chiesa di Sant'Andrea di Sempringham (dove nascono i Gilbertini) l'icona mostra il Nostro Signore e alla base dell'icona, c'è un piccolo reliquiario circolare che racchiude un frammento delle ossa.
E' stato a Sempringham - continua l'articolo - che le "sette fanciulle" si stabilirono sul lato nord della chiesa per iniziare la loro vita da contemplative nel 1131. La chiesa è lì oggi, in piedi, isolata nella pianura, a sud di Lincolnshire vicino a Bourne, e la Messa si celebrata lì ogni anno, solitamente nel mese di Settembre dal 1985.»

«Fino a poco tempo fa, - si legge ancora nell'articolo - il luogo di ogni reliquia di San Gilberto era rimasto un mistero, ciò da quando il convento di Sempringham con il suo Santuario è stato distrutto per la dissoluzione dei monasteri nel 1538. Tutto quello che resta ora del priorato che ospitava circa duecento canonici, fratelli laici e suore, sono alcuni cumuli di terra e il sito dell'ex peschiera al servizio del priorato. Il compito dell'Oblata Trudy Hoch-Mong venuta da Memphis, è stato quello di fare una ricerca per sapere cos'è successo al Santuario e alle sue reliquie. Il suo viaggio l'ha portata in Italia e alle chiese di Altino e Casoli ed è a Casoli che ha saputo che le reliquie erano state prese in custodia da tre monaci venuti da Roma con l'intenzione di continuare l'ordine in un antico monastero benedettino (questo mai avvenuto secondo Trudy).
I Gilbertini appartenevano ad un ordine monastico inglese veramente unico, -
conclude l'articolo - è uno dei primi ad avere una doppia dimora, cioè aree separate del priorato per gli uomini e per le donne, ciascuna sotto l'osservanza di un priore e du una badessa. E' stato nel 1984, a seguito degli eventi dell'anno precedente celebrati nella cattedrale di Lincoln in occasione dei 900 anni dalla nascita di S. Gilberto, che un gruppo di parrocchiani della Chiesa del Buon Pastore ha voluto ricordare questo uomo del posto in modo che il suo pensiero possa essere adattato a vita moderna; da qui nascono gli Oblati di San Gilberto (un'associazione laica di uomini e donne) sotto la guida spirituale di padre Hilary Costello OCSO (Order of Cistercians of the Strict Observance) dell'Abbazia di Mount St Bernard

Di seguito il testo origiale in inglese

An English Saint Returns Home

Celebrations were held recently at the Good Shepherd Church, Woodthorpe, Nottingham where the icon and a relic of St Gilbert of Sempringham were installed and solemnly blessed by Canon Philip Ziomek the parish priest. Members of the Oblates of St Gilbert and parishioners were present at the ceremony. The icon made by the Shrewsbury based iconographer Sister Petra Clare, depicts the saint surrounded by his first seven women members of the order along with the canons and brothers. Also included on the left are the Cistercian St Bernard and St Malachy (holding the staff), who were supportive to St Gilbert in establishing his Order. On the far right is Pope Eugenius III who advised St Gilbert to continue with his own order rather than unite with the Cistercians as St Gilbert had wished at that time.
The apex of the icon shows Our Lord overlooking the tower of St Andrews Church Sempringham – the birthplace of the Gilbertines, and at the base of the icon a small clear compartment enclosing the relic. It was at Sempringham that the 'seven maidens' were enclosed on the north side of the church to start their lives as contemplatives in 1131. The church is there today standing isolated in the flat south Lincolnshire fenlands near Bourne, and Mass has been celebrated there annually, usually in September since 1985.

Until recently the whereabouts of any relic of St Gilbert remained a mystery as the priory at Sempringham along with his Shrine was destroyed at the Dissolution of the Monasteries in 1538. All that remains now where the priory that housed around two hundred canons, lay brothers and nuns, are some earth mounds and the site of the former fishponds that served the priory. Memphis based Oblate Trudy Hoch-Mong, has made it her research task to follow what happened to the Shrine and its relics. Her journey took her to Italy and to churches in Altino and Casoli and it was in Casoli that she discovered that the relics had been taken by three of the monks via Rome for safekeeping with the intention of continuing the order in an old Benedictine monastery – this never happened according to Trudy.
The Gilbertines were the only truly English monastic order and one of the first to have double houses, separate parts of the priory for men and women, each under the observance of a prior and a prioress. It was in 1984 following events the previous year at Lincoln cathedral that celebrated 900 years since St Gilbert's birth, that a group of parishioners at The Good Shepherd wished to remember this local man and his way that could be adapted to modern day living; hence the Oblates of St Gilbert, (a lay association of men & women) was born under the spiritual guidance of Fr Hilary Costello OCSO of Mount St Bernard Abbey.

Un particolare del piccolo reliquiario racchiuso nell'icona collocata nella Chiesa del Buon Pastore di Woodthorpe, Nottingham

Il piccolo reliquiario sigillato sul retro e la lattera del Prefetto delle Reliquie di Venezia che ne autentica ed autorizza il trasferimento

Le reliquie di San Gilberto di Sempringham, compatrono di Caorle, nel Duomo di Santo Stefano Protomartire

L'Americana Oblata Gilbertina Trudy Hoch-Mong a Casoli per la prima volta il 27 Marzo 2013

L'Oblata Gilbertina Trudy Hoch-Mong nella Chiesa di San Rocco nel 2014 con l'abito della sua congregazione

L'Oblata Gilbertina Trudy Hoch-Mong e Suor Mariangela in ginocchio davanti alle reliquie di San Gilberto a Casoli

Le reliquie di San Gilberto a Casoli

Trudy Hoch-Mong e il parroco di Casoli don Gennaro Marinucci

Il nuovo busto di San Gilberto realizzato grazie alla volontà e il contributo di un gruppo di cittadini devoti al santo

Il busto di San Gilberto, compatrono di Casoli, portato in processione dalla confraternita di S. Francesco il 9 Ottobre 2015, durante le Feste di S. Reparata e S. Gilberto

Trudy Hoch-Mong nel 2014 ad Altino con don Sabatino Fioriti

Il reliquiario di San Gilberto ad Altino

Le reliquie di San Gilberto ad Altino

Trudy Hoch-Mong e l'interprete Domenico Cipolla

Trudy Hoche-Mong con don Giuseppe Liberatoscioli, responsabile della Biblioteca Arcivescovile di Chieti-Vasto

 

Immagini del 18/10/2015


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